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BORGO PANIGALE (BO) – C’è grande eccitazione, tanto che l’ingegner Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati, ammette. «Lo spirito è un po’ quello del 2003, quando con un po’ di incoscienza e presunzione debuttammo in MotoGP: c’è la sensazione di partecipare a qualcosa di speciale. Gigi Dall’Igna ha ridato a Ducati Corse qualcosa di straordinario».
Lui, l’ingegner Gigi Dall’Igna, classe 1966, è un uomo che ama poco i riflettori, ma non ha paura di porsi obiettivi anche molto difficili da raggiungere.
«Nel 2014 – spiega il direttore generale e direttore tecnico di Ducati Corse – siamo riusciti ad arrivare a 10 secondi dal primo, per il 2015 dobbiamo per forza fare di più: l’obiettivo è vincere un GP. Sappiamo che sarà difficilissimo, è un obiettivo molto molto ambizioso, ma non impossibile».
Per farlo, ecco la GP15, moto completamente rivoluzionata dalla precedente, visibilmente differente in tante parti, a cominciare dall’anteriore, dalla parte bassa del cupolino, così squadrato, passando dal telaio, fino ad arrivare alla sella (molto Yamaha) e al codino. «Ma è soprattutto sotto che è cambiata» assicura Andrea Dovizioso.
Ingegnere Dall’Igna, parliamo di rivoluzione o evoluzione?
«Entrambe. Ho sempre detto che mi sarei preso il tempo necessario per valutare quanto di buono fatto in Ducati in passato: un grave errore che commettono i progettisti è spesso quello di buttare via tutto quello fatto da chi li ha preceduti. Ho cercato quindi di mantenere tutti gli aspetti positivi della GP14: in questo senso si può parlare di evoluzione. E’ vero, però, che ci sono anche tantissimi aspetti innovativi, mai fatti prima da Ducati e nemmeno da me: in questo senso, è giusto dire che è una rivoluzione».
Per progettare una moto da corsa ci vogliono circa 18 mesi, «ma noi – sottolinea Dall’Igna – abbiamo fatto i primi ragionamenti verso aprile, maggio 2014, poi abbiamo iniziato a fare i disegni. Come scadenza ci eravamo posti i secondi test a Sepang (23-25 febbraio, NDA): possiamo dire di non essere in anticipo, ma nemmeno in ritardo».
La GP15 mantiene le caratteristiche della 14.2? In altre parole: ti aspetti di poter essere più competitivo dove siete andati meglio l’anno scorso?
«Credo che molto dipenda anche dai piloti. L’anno scorso Dovizioso ha ottenuto alcuni risultati su piste a lui più favorevoli, ma adesso c’è anche Iannone, che ha caratteristiche completamente differenti: anche sotto questo aspetto, avere due piloti così diversi può essere un aiuto e un vantaggio».
Percentualmente quanto è più piccolo il motore della GP15?
«E’ difficile dare una percentuale che possa essere capita: sulla dimensione “lineare” si parla veramente di pochissima differenza, però complessivamente questi numeri, che potrebbero sembrare insignificanti, ti permettono di fare un assetto abbastanza diverso rispetto a quello utilizzato fino adesso. Però è impossibile dire un numero percentuale».
A Sepang2, a fine test, la GP15 andrà più forte della 14.3?
«Non so rispondere, ma forse no. L’obiettivo di Sepang2 è quello di sviluppare la ciclistica: quindi ci terremo un po’ di margine per il motore, per avere meno rischi possibili per raccogliere più dati possibili e completare il piano di lavoro che ci siamo prefissati. Ovviamente mi auguro che vada più forte, ma non è quello l’obiettivo primario dei prossimi test. Io sono ottimista di natura, ma sappiamo benissimo che c’è ancora tanto lavoro da fare, che ci sarà anche qualcosa di negativo, ma i presupposti sono buoni. Faremo delle prove comparative per evidenziare i punti deboli, per poi intervenire e mantenere quelli buoni».
Si può dire che la Ducati si è un po’ “giapponizzata”?
«No. Noi abbiamo portato avanti le nostre idee, anche se, naturalmente, si guarda a quello che fa la concorrenza. Abbiamo cercato di seguire la nostra strada».
Per quello che hai visto a Sepang1, Honda e Yamaha hanno fatto un ulteriore passo in avanti che vi costringe a una rincorsa ancora più difficile?
«E’ normale che ci sia discontinuità durante l’inverno, perché sia per questioni regolamentari (motori contingentati) sia di opportunità difficilmente un costruttore porta in pista tutte le evoluzioni, mentre nei test è normale fare dei passi importanti. Io ero un po’ preoccupato di questo, non sapevo quante evoluzioni avessero gli altri nel cassetto: siamo riusciti a tenere il passo degli altri, forse anche qualcosina meglio. Questo mi dà fiducia».
E’ il progetto più difficile della tua vita?
«Non so se sia il più difficile, sicuramente è uno dei più difficili, perché la MotoGP è il campionato più complicato, con dei rivali più aggressivi. Da questo punto di vista, è la sfida più difficile che ho mai dovuto affrontare».
Vediamo cosa succede a Sepang2, poi pianifichiamo tutto quello che serve
Complessivamente, il motore pesa di meno o di più di quello della 14.2?
«Più o meno pesano uguali, perché l’obiettivo primario è quello di sviluppare la ciclistica. Quindi ho voluto prendere pochi rischi dal lato motoristico, per cercare di sviluppare il più possibile la moto, poi, durante la stagione, porteremo degli sviluppi e mi aspetto che a fine 2015 il 4 cilindri a V di 90° pesi molto meno rispetto a quello della GP14. Il motore è già stato pensato con degli alleggerimenti possibili, ma i rischi bisogna correrli quando serve. Partiamo, poi valutiamo in base ai risultati: questa è una grande discontinuità rispetto al passato, vediamo cosa succede a Sepang2, poi pianifichiamo tutto quello che serve. Bisogna sempre trovare la giusta amalgama dei vari componenti: il mio obiettivo non è avere il motore più potente o la ciclistica migliore, non ho mai pensato di vincere una gara in sala prova. Aiuta avere tanti cavalli, ma non è solo quello che serve».
Del cambio seamless cosa ci dici?
«Avevamo già fatto un passo evolutivo nella passata stagione, passando da quattro a cinque marce seamless: attualmente solo il passaggio tra quinta e sesta non è seamless e, al momento, non sono previste altre evoluzioni».