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MONTMELO’ – Il sogno rimane il titolo iridato, ma si può dire che l’ingegnere Gigi Dall’Igna ha già vinto la sua sfida: la Ducati, in questo momento, è la moto più competitiva della MotoGP. Lo confermano le ultime gare, con l’apoteosi della strepitosa doppietta del Mugello, che, forse, avrebbe anche potuto essere una tripletta se Danilo Petrucci non fosse stato penalizzato dal contatto iniziale con Marc Marquez. Proprio dal risultato del Mugello inizia l’intervista con Dall’Igna.
Gigi, esagero: fare primo e secondo al Mugello, vale un titolo mondiale?
«No, ovviamente no: il mondiale è un’altra cosa, è il motivo per il quale bisogna continuare a lavorare duro. Sicuramente, però, il risultato del GP d’Italia è una grande soddisfazione: vedere due moto rosse sotto il podio è stato qualcosa di speciale. E avrebbero anche potuto essere tre…».
E’ giusto dire che, in questo momento, la Ducati è la moto di riferimento della MotoGP?
«E’ più giusto dire che abbiamo un ottimo compromesso, che ci permette di combattere per la vittoria in tantissime occasioni. Come tutte le moto, anche la nostra ha ancora qualche punto da migliorare. Non so se è il punto di riferimento, ma si può dire che è una bella moto».
Il successo di Lorenzo è stato favorito da circostanze particolari, o è ripetibile?
«Al di là di un buco di prestazioni a inizio 2018, la sua crescita con la Ducati è stata costante a partire da metà 2017 e da Jerez 2018 abbiamo sempre trovato qualcosa di migliorativo. Quindi non è stata una vittoria casuale: credo che da qui in poi arriveranno altri buoni risultati».
I motociclisti hanno ironizzato parecchio sulla storia del serbatoio; ma è davvero possibile che sia stato quello a fare la differenza?
«Il serbatoio è stato soltanto l’ultimo di una serie di particolari introdotti quest’anno: ognuno ha migliorato la fiducia di Giorgio (Dall’Igna continua a chiamarlo così, NDA) sulla moto. Da quando lui è in Ducati, ne avremo fatte più di 20 di forme del serbatoio, perché per lui l’ergonomia è importante. Insomma, il serbatoio del Mugello è stato importante anche psicologicamente».
Dopo la vittoria del Mugello, Lorenzo ha dichiarato che tu non hai creduto in lui al 100%; personalmente ho colto un po’ di ingratitudine nei tuoi confronti, proprio a te che hai fatto di tutto per portarlo in Ducati, per farlo stare nel migliore dei modi, che lo hai sempre protetto. Ti ha dato fastidio?
«Personalmente sono contento perché ricevo le stesse critiche da parte di entrambi i piloti: significa che sono stato equilibrato nella gestione sportiva. In Ducati lavoriamo per mettere i piloti nelle migliori condizioni possibili, senza favorire uno rispetto a un altro: quindi vedo questa critica di Lorenzo come qualcosa di positivo».
Non sei troppo diplomatico?
«I piloti sono degli sportivi che per fare quello che fanno devono avere una carica di adrenalina e un sistema nervoso particolari. Tutto questo si traduce anche in certe dichiarazioni che possono non fare piacere, dettate però dal grande carico di pressione che devono avere per ottenere certi risultati».
Commentando l’arrivo di Petrucci, invece, Dovizioso ha detto che si potrà lavorare in maniera più normale.
«E’ un’analisi giusta: è evidente che Dovizioso e Lorenzo sono due punte, mentre bisognerà vedere cosa accadrà con Petrucci. In linea di principio la gestione sarà più semplice, ma tutto dipenderà, come sempre dai risultati».
Perché avete fatto un solo anno di contratto a Danilo?
«Era arrivato il momento di “sfalsare” i contratti: avere due piloti in scadenza nello stesso anno è una stupidata enorme dal punto di vista sportivo. Ecco perché abbiamo fatto a Petrucci un contratto solo per il 2019».
Ammetterai, però, che sulla carta, non c’è paragone tra la coppia Marquez/Lorenzo e quella Dovizioso/Petrucci.
«Sulla carta, però, nessuno avrebbe pensato che nel 2017 Dovizioso si sarebbe giocato il mondiale con Marquez fino all’ultima gara… Guardiamo le ultime gare: a Le Mans, Marquez ci ha provato a scrollarsi Petrucci, ma non ci è riuscito e al Mugello, Danilo avrebbe potuto fare molto meglio se non ci fosse stato il contatto iniziale. Come sempre dipende da noi, dobbiamo credere nelle nostre potenzialità».
Non c’erano proprio più le condizioni per andare avanti con Lorenzo?
«Direi di no, non c’è stata la possibilità di trovare un accordo. E’ giusto darsi delle scadenze, non si può aspettare all’infinito che si concretizzi il valore che un pilota ha sulla carta».
Il bilancio con Jorge è quindi negativo?
«Siamo ancora in tempo per fare bene: tireremo le somme solo alla fine dei due anni».
Come si va avanti, però, per due terzi della stagione con un pilota che l’anno prossimo andrà in Honda?
«Posso assicurare che cercherò di dare ai miei due piloti tutto il meglio possibile per giocarsela tutte le domeniche».
Lorenzo è stato “nemico” (sportivo, naturalmente) di Dovi quando andava piano, cosa succede adesso che va forte?
«Non cambia nulla. Quando hai due piloti forti in squadra è normale avere un po’ di casino. Ma è molto meglio questo tipo di problema di quello di cinque anni fa (quando la Ducati non era competitiva, NDA): questo lo puoi gestire, quello di cinque anni fa, no».
E’ Marquez che fa la differenza o la Honda è una moto molto competitiva?
«Marquez è Marquez, ma la Honda ha vinto anche con Crutchlow».
D’accordo, ma in un GP un po’ particolare…
«Vero, ma la Honda è sicuramente una moto di alto livello».
Come si troverà Lorenzo con quella moto?
«Diciamo che la Honda è concettualmente più simile alla Ducati che alla Yamaha: di conseguenza, io credo che Giorgio possa fare bene. Il suo passaggio dalla Ducati alla Honda sarà molto più semplice di quello dalla Yamaha alla Ducati».
Parliamo di regolamento: credi ci saranno delle modifiche per l’aerodinamica?
«Al di là di qualche aggiustamento, non mi aspetto cambiamenti importanti».
La caduta di Michele Pirro al Mugello ha detto, secondo me, che adesso le MotoGP vanno troppo forte: non bisognerebbe limitare in qualche modo la potenza?
«Non credo che la potenza massima sia un problema di sicurezza, mentre è emerso in maniera evidente come le appendici aerodinamiche possano aumentare la sicurezza, come ho sempre sostenuto».
Nel 2019 ci sarà la piattaforma inerziale unica?
«Credo proprio di sì. E’ già stata scelta quella che verrà utilizzata: andrà provata, ma ormai è definita».
Cambierà qualcosa?
«Non più di tanto. Ogni costruttore sarà solo più tranquillo che non si possano fare degli interventi fuori dal regolamento per modificare qualche parametro importante per gestire la moto. Noi abbiamo sempre chiesto che la piattaforma inerziale fosse unica, sono contento di questa soluzione».
Si dice che la Ducati ha un vantaggio dovuto proprio alla gestione elettronica; con la piattaforma unica perderebbe questo vantaggio?
«No, sempre ammesso che la Ducati abbia effettivamente un vantaggio in quel settore».
Se tu avessi il potere, cambieresti qualcos’altro nel regolamento?
«Direi di no, mi sembra ben bilanciato tra contenimento dei costi e possibilità di sviluppo, che è poi il motivo per il quale una Casa corre in MotoGP: non avrebbe senso eliminare completamente la libertà di sviluppare componenti importanti anche per la produzione».
Gomme: sono più o meno decisive rispetto al passato?
«Non cambia niente, si è sempre parlato tanto di gomme».
Ti giro la domanda in un’altra maniera: se in passato le gomme contavano 50 per la vittoria finale, adesso quanto contano?
«Sempre 50, non sono più decisive sul risultato finale rispetto al passato. Devo dire anche che quest’anno c’è più stabilità rispetto all’anno scorso».
Grazie ingegnere, è sempre un piacere parlare con te.