MotoGP: Dieci domande per il 2022

MotoGP: Dieci domande per il 2022
L’anno nuovo è ufficialmente iniziato, fra un mese si tornerà in pista con i primi test dei collaudatori e dei debuttanti (31 gennaio-2 febbraio) e poi di tutti i piloti (5-6 febbraio). In attesa del rumore dei motori, ecco dieci quesiti che fanno già discutere gli appassionati
3 gennaio 2022

Aspettando he si riaccendano i motori, ecco dieci quesiti che fanno discutere gli appassionati.

1) Quanto perderà la MotoGP senza Valentino Rossi?
Moltissimo. Non dal punto di vista sportivo, perché le ultime stagioni hanno preparato gli appassionati a gare senza Valentino protagonista, ma per tutto il resto mancherà, eccome. Perché nonostante prestazioni sicuramente negative, VR46 è comunque stato il centro dell’attenzione anche in questi anni, con un carisma e un fascino che al momento non ha eredi. Dorna deve essere brava a creare un evento che, nel suo complesso, possa in parte alleviare la mancanza del fenomeno italiano. Non sarà facile, ma la F.1, in questo caso, deve insegnare.

2) Marquez tornerà quello di prima?
Nessuno lo sa. Ogni tipo di risposta è dettata solo da sensazioni personali, non da certezze, inesistenti in questo momento. Secondo quanto dichiarato, il decorso del problema alla vista (diplopia) sta procedendo verso la giusta direzione, ma non si hanno altri elementi per valutare le condizioni del campione della Honda. Non si sa nemmeno se sarà in pista per i test. Sicuramente, anche per uno come Marc non sarà facile tornare subito in forma, ma il 2021 ha dimostrato quanto Marquez sia fenomenale anche sotto questo aspetto: per questo dico che tornerà quello di prima. Ma è una scommessa.

3) Si faranno i test in Malesia e Indonesia?
Sì (per il momento). Anche se la situazione mondiale sembra, purtroppo, peggiorare nuovamente, i test in Malesia e in Indonesia (11-13 febbraio) sono confermati. Dorna ha raggiunto un accordo con le autorità locali per creare una corsia di ingresso per gli addetti ai lavori accreditati, con successivo obbligo di vivere nella “bolla” con mille restrizioni. Al momento, i team non sono stati allertati di un eventuale piano B e a meno di un ulteriore aggravamento della pandemia, c’è la ragionevole certezza che i test verranno effettuati.

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4) Con 21 gare bisognerebbe cambiare il punteggio?
Da valutare attentamente. Se il calendario verrà rispettato - al momento, sinceramente, sembra impossibile, ma la speranza è che la situazione migliori - il mondiale 2022 sarà il più lungo di sempre: secondo la quasi totalità dei piloti, 21 gare sono troppe, un limite da non superare in futuro. Anche se le intenzioni della Dorna sono differenti: si pensa a un calendario con 23 GP e ancora meno test. Rimanendo al 2022, credo sia giusta studiare un punteggio più equo. Due alternative: introdurre gli scarti - tre potrebbe essere il numero giusto -, oppure premiare di più la vittoria. La seconda mi piace di più, secondo me il successo dovrebbe valere 28 punti, 3 in più degli attuali.

5) Sarà un mercato piloti fuori controllo?
Il rischio è elevato. Quasi tutti i piloti sono in scadenza di contratto: in pratica, solo Marc Márquez è tranquillo fino al 2024. Tutti gli altri, più o meno, devono guadagnarsi il rinnovo o, viceversa, le Case devono fare in modo di non perdere il loro pilota di punta. E’ il caso, per esempio, della Suzuki: secondo le voci del paddock, Joan Mir sarebbe già stato contattato dalla Honda. Una possibilità realistica: ma al di là della veridicità o meno di questa trattativa, è la chiara conferma che si parlerà - ahimè - moltissimo di mercato piloti, che interesserà naturalmente anche il campione del mondo Fabio Quartararo. Ci vorrebbe un po’ di buon senso e una sorta di accordo non scritto tra le Case. Ma è pura utopia.

6) La Ducati è la Casa con più peso politico?
Sì. Con otto moto sullo schieramento e la MotoE in arrivo nel 2023 è evidente che Ducati ha un peso enorme a livello politico: Carmelo Ezpeleta, numero uno della Dorna, sa benissimo che non conviene in nessun modo far “arrabbiare” la Casa di Borgo Panigale. Ezpeleta deve assolutamente lavorare con Suzuki e Aprilia per arrivare alla realizzazione del suo progetto originario: quattro moto per ogni Casa. Ma per il momento Ducati sa di poter fare la voce grossa su tanti aspetti, anche a livello regolamentare.

7) Suzuki, arriverà un team manager?
Difficile, a meno che… Il 2021 ha dimostrato che la Suzuki ha sofferto moltissimo la mancanza di un uomo di gestione dentro al box: non a caso, Shinichi Sahara ha cercato un sostituto durante la scorsa stagione. Ma l’ha fatto con poca convinzione, contattando molti team manager dentro e fuori dal paddock della MotoGP, ma proponendo un solo anno di contratto, come se fosse in attesa della scadenza di quello di Davide Brivio con la Renault in F.1. Proprio il nome di Brivio è tornato alla ribalta nelle ultime settimane: a stagione ormai alle porte, sembra difficile che venga trovata la soluzione, a meno che non si riparta proprio da Brivio.

8) Sarà l’anno della svolta per Aprilia?
Complicato. Nel 2021, la Casa di Noale ha mostrato una grande crescita, fino al podio di Silverstone. L’arrivo di Maverick Vinales sembrava rappresentasse il definitivo salto di qualità, invece, paradossalmente, sono iniziate le difficoltà. Non dimentichiamo che quest’anno lo sviluppo non è più congelato e le altre Case cresceranno ulteriormente. Insomma, non sarà facile per l’Aprilia arrivare in alto: spero proprio di sbagliarmi.

9) KTM tra le grandi?
Dipende dai piloti. La promozione a direttore tecnico dell’ingegnere Fabiano Sterlacchini - per tanti anni in Ducati con un ruolo fondamentale - e l’arrivo del team manager Francesco Guidotti faranno sicuramente fare un passo in avanti alla Ktm, che sia a livello tecnico sia economico ha tutto per puntare in alto. Il limite è rappresentato dai piloti: Miguel Oliveira, per me uno forte, ha mostrato limiti già visti in passato, mentre Brad Binder ha faticato molto più del previsto. Potenzialmente, però, è la Casa che può crescere di più.

10) Yamaha farà una M1 all’altezza?
Complicato. Nel 2021, Fabio Quartararo ha nascosto parecchio i limiti della M1, ma nelle ultime gare si è visto chiaramente come la M1 non fosse certamente la miglior moto, ma nemmeno la seconda della classifica e probabilmente neppure la tera. Non sarà facile recuperare tanto svantaggio prestazionale e i test di Jerez sono stati tutt’altro che esaltanti.