MotoGP. Dottor Costa: “Ecco come Mick Doohan aiuta Marc Marquez”

MotoGP. Dottor Costa: “Ecco come Mick Doohan aiuta Marc Marquez”
Il celebre dottore dei piloti spiega in che misura il cinque volte iridato Doohan può aver aperto gli occhi al giovane collega della Honda. Questione di guida: se il corpo cambia, allora deve cambiare anche il modo di guidare la moto
24 giugno 2021

Il Dottor Costa, che ha salutato la vittoria di Marc Marquez al Sachsenring con un post particolare, è così gentile e disponibile da rispondere a tutte le mie curiosità. Cominciando dalla chiacchierata del campione di Cervera con Mick Doohan: come, esattamente, l’australiano può avere aiutato?

“La mia è solo un’opinione - premette Claudio - e non ho in mano niente più di te e chiunque altro. Parto da qui: Marquez ha avuto una storia che lo ha segnato e io ritengo che da questa storia sia uscito ferito e che quindi sicuramente non sia più quello di prima. Ebbene, Mick Doohan gli ha fatto capire che dopo un incidente importante, grave e lungo, non essendo più quello di prima tu devi imparare a fare quello che serve per guidare. Ma non più come guidavi prima: devi trovare altre soluzioni”.

Detta così, sembra una cosa abbastanza semplice, quasi scontata. Ma Costa va oltre.

Ora Marc ne è consapevole. Poi ha avuto la fortuna di trovare un circuito che gira a sinistra, gli Dei gli hanno pure mandato qualche goccia di pioggia… E quindi alla fine è un vincente pur con una menomazione nella parte destra. Se ad Assen dovesse piovere, lui lotterà con Miller per la vittoria, se ci sarà il sole vediamo: vediamo se la nuova consapevolezza lo porterà a combattere per il podio”.

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Torniamo a Doohan, che dopo il terribile incidente e il rischio di perdere una gamba ha vinto cinque titoli mondiali di seguito. Eppure quando lo vedevi camminare ti accorgevi che era molto in difficoltà.

“Doohan ha imparato a guidare a destra in una maniera e a sinistra in un’altra. A destra non aveva gamba e allora compensava con la forza delle braccia per far cambiare direzione alla moto. Nel ’93 a Laguna Seca: era ancora con l’ostiomelite e la placca ed è caduto perché non è riuscito a tirare fuori la moto e si è rotto la scapola. Poi ha imparato a guidare in un’altra maniera”.

Marc però recupererà la piena mobilità del braccio destro e della spalla?

“Intanto - conclude Costa - sono convinto che più corre e più l’omero ne guadagna. Se piano piano riuscirà a capire come deve usare il suo corpo sulla moto... In 580 giorni, questo corpo una trasformazione in un senso o nell’altro l’ha avuta. Ma il punto è: adesso ha un difetto, ma ne può togliere dieci. Arrivo a dire che Mick Doohan era un handicappato, va bene: ma prima non vinceva i mondiali e poi da handicappato ha vinto quello che ha voluto. Ecco cosa può succedere: quella ferita, invece di diventare qualcosa che ti limita e ti affligge e ti frena, diventa una apertura attraverso la quale vedi qualcosa che prima non vedevi. Magari prima vedeva una miniera d’oro e adesso la vede di uranio”.

Il ginocchio di Morbidelli e… Max Biaggi

“Per quello che mi riguarda - afferma il dottor Costa riguardo alla lesione di Morbidelli  - ti dico che le lesioni del ginocchio nella velocità (e parliamo di legamenti) non si verificano proprio. Se un pilota ha il crociato rotto e una piccola lesione meniscale... e te ne faccio un elenco lunghissimo... ti dico che le lesioni capsulo-legamentose le hanno perché fanno il motocross. Ma ci si può convivere e in tutta la carriera non ho operato nessuno. E ne ho avuti tanti in osservazione, anche di grandissimi”.

Per chiudere, il 26 giugno Max Biaggi compirà 50 anni. Hai un augurio particolare per lui?

“Devo dire che per Biaggi faccio una dichiarazione di amore: perché lui si è sempre attenuto scrupolosamente, come uno scolaro diligente, a quello che gli dicevo. Ha avuto i suoi ritorni veloci, come tanti altri, e quando ho avuto bisogno di operarlo, allora l’ho mandato da uno più bravo di me. L’ho portato a Lione, per la frattura dell’astragalo e della caviglia. Buffo ricordo: subito dopo l’operazione, con Marino Laghi andammo in pizzeria e una pizza la portammo anche in camera. Quando le infermiere arrivarono, svennero: non era concepibile che nella migliore clinica di Lione un paziente mangiasse una pizza subito dopo l’operazione”.

Claudio Costa conclude con una annotazione che è per lui un fiore all’occhiello.

Max Biaggi un gran pilota. Certo. E pur avendo, da romano, amici nelle squadre romane di serie A, con tutti i loro luminari, i soloni e le eccellenze della medicina… quello che gli diceva il dottor Costa per Max era legge. Forse mi vedeva anche come una figura protettiva, come tanti altri, certo, ma lui in particolare”.

Da Automoto.it