MotoGP, Dottor Costa: "Márquez salterà anche l'Austria"

MotoGP, Dottor Costa: "Márquez salterà anche l'Austria"
L’inventore della Clinica Mobile, il luminare che ha permesso recuperi “miracolosi” crede che sarà molto difficile vedere Marc in pista prima di settembre: “Il chiodo avrebbe permesso di accelerare i tempi, le due operazioni ritardano la riparazione della frattura”
4 agosto 2020

Il Dottor Claudio Costa l’aveva detto subito: “per accelerare i tempi di recupero, bisognava intervenire con un chiodo, non con una placca”. I fatti, adesso, gli danno ragione.

“Prima di tutto auguro a Marc Márquez che vada tutto bene, che possa riprendere a correre, perché quando lui corre fa sognare gli appassionati, regala grandi emozioni. E’ chiaro che il primo intervento è stato fatto con placche e viti per evitare di creare un danno alla spalla già ferita da tanti traumi precedenti. Ma una volta che la placca non ha funzionato e che si è danneggiata alla prima sollecitazione, alla prima “verifica” sul campo, avrei consigliato di rischiare un po’ e di mettere un chiodo, per fare un impianto molto più affidabile dal punto di vista della traumatologia motociclistica. Probabilmente hanno pensato che con una placca più grande e più viti, l’impianto potesse tenere: me lo auguro. Il chiodo, probabilmente, viene tenuto come emergenza in caso di malaugurata sfortuna”.

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Quanto ha inciso la prova fatta da Márquez il sabato a Jerez, a tre giorni dall’intervento, quanto ha inciso l’allenamento fatto in questi giorni? Abbiamo visto dei video mentre lui solleva dei pesi con il braccio destro…

“Nella biblioteca della traumatologia dello sport, non esiste la conoscenza di un omero trattato con una placca e poi sollecitato a pochi giorni dall’intervento: se la placca si è danneggiata e spostata è chiaramente dovuto a una ripresa anticipata. Il chiodo non gli avrebbe permesso di correre e ben figurare, ma, perlomeno, avrebbe lasciato le cose così come stavano. Al massimo, Marc non sarebbe riuscito a guidare, ma non avrebbe peggiorato la situazione, perché tutto quello che sta attorno al chiodo rimane integro. Se il pilota dice che vuole correre, chi gli sta vicino deve scegliere tutto quello che c’è di meglio e di utile per metterlo in condizione di riuscire a fare questa impresa. Giusto prendere delle precauzioni, ma se Marc è un cavallo che scalpita e che dice 'esco dalla sala operatoria e salgo in moto', a quel punto sei costretto a essere un pochino più audace”.

Dottor Costa, dopo il tentativo fallito di sabato, mi aveva colpito una tua frase: “Non ce la farà nemmeno per Brno”.

“Sì, perché se non era riuscito a fare le prove, significava che l’impianto non gli permetteva di guidare la moto: era un impianto che aveva mostrato i suoi limiti, confermati a distanza di pochi giorni”.

Adesso, secondo te, quali sono i tempi di recupero?

“La placca più grossa, più viti, la stabilità della frattura, le sollecitazioni che lui darà all’omero, potranno permettergli di avere la fortuna che si possa riparare in breve tempo, ma non con quei tempi fantastici ai quali eravamo abituati con il chiodo…”.

Quindi, verosimilmente, lui salterà la gara di Brno e anche le due in Austria?

“Sicuramente non correrà a Brno, ma credo che farà grande fatica anche per le due successive. Non ho mai parlato in questo modo nella mia vita: questo intervento è stato fatto per dargli una stabilità maggiore e permettergli di guidare la moto. Diciamo che, vista l’esperienza precedente, è quasi impossibile per Brno e vediamo se riesce a fare un’impresa miracolosa per le due gare in Austria”.

Ma Márquez potrà tornare come prima?

“Diciamo che le due operazioni nello stesso punto possono creare le condizioni per ritardare la riparazione di questa frattura”.

E’ vero che anche a Mick Doohan, nel 1993, si era spostata una placca?

“Ad Assen, nel 1992, gli fu inserita una placca nella gamba destra contro la mia volontà. Questa placca, minata anche dall’infezione dell’osso e da tutte le altre complicazioni, si era poi spostata e si erano rotte le viti. Tutti dicevano che la carriera di Doohan era finita, ma io scrissi alla HRC dicendo che nonostante la situazione delicata e critica, sarebbe tornato a guidare bene la moto. Al Mugello vinse una gara favolosa davanti a Kevin Schwantz, nonostante avesse nella gamba questa placca spostata e con le viti rotte. Lui era eccezionale e continuò a correre così, ma a Laguna Seca cadde e si ruppe una scapola; invece di curarsi la scapola, io e lui siamo andati a San Francisco, abbiamo tolto la placca, abbiamo pulito tutto e messo dei fissatori esterni. Nella prima gara del 1994 utilizzò ancora una protezione, per poi vincere il titolo in Repubblica Ceca”.

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