MotoGP 2017. Dovizioso: "Sono emersi tutti i nostri limiti"

MotoGP 2017. Dovizioso: "Sono emersi tutti i nostri limiti"
Andrea non ha dubbi per spiegare la peggiore gara dell’anno: “Qui conta solo la scorrevolezza, la velocità a centro curva e non ce l’abbiamo. In altre piste puoi compensare questo problema sfruttando frenata e accelerazione, qui no”. Il Dovi riconosce i meriti di Marquez: “Si sente forte, gioca con il fuoco"
22 ottobre 2017

PHILLIP ISLAND – La delusione è evidente, giustificata e inevitabile. Ma anche nel giorno della sconfitta, dopo il peggior GP della stagione, quello che, probabilmente, segna in maniera definitiva il campionato, Andrea Dovizioso mantiene una grandissima dignità.

«Ho fatto un errore alla curva uno: ho preso una scia e sono arrivato troppo veloce alla prima curva. Ho frenato come sempre e così sono arrivato lungo: questo ha peggiorato la nostra situazione in gara, ma sarebbe cambiato poco. A parte lo sbaglio, non avevamo la velocità: purtroppo in gara ho capito che non avevamo punti dove poter andare forte. Sono state confermate le caratteristiche della nostra moto: in pista dove c’è tanta percorrenza, si complica tutto. Qui particolarmente, perché non ci sono frenate o accelerazioni dove compensare in qualche modo questo difetto».

 

Mentalmente, come è stata la rimonta?

«Cercavo di rimanere positivo e mi raccontavo un po’ di “palle”: “ho la gomma media, poi gli altri caleranno”, “prima o poi inizierò a recuperare”. Ma non è mai successo. Anzi, la situazione è peggiorata giro dopo giro. Durante la gara, combattendo con gli altri piloti e le altre moto, capisci tutti i dettagli, i lati positivi e negativi: era ben chiaro cosa stava accadendo».

 

E adesso sei a 33 punti.

«Troppi. Ma ha senso pensare positivo: andiamo in Malesia, in una pista molto difficile, con tanto caldo. Tutto può succedere. E anche oggi, la lotta là davanti è stata abbastanza… matta. Dobbiamo pensare positivo e portare a casa il massimo: poi se Marquez sarà così veloce, non potremo farci niente».

 

Perché hai scelto la media posteriore?

«E’ stata una decisione presa all’ultimo secondo. Avevamo visto che in prova che il consumo della morbida era oltre il limite. E’ vero che le condizioni sono cambiate sabato e domenica, ma non abbiamo avuto più la possibilità di fare tanti giri e, quindi, non avevamo dati. L’anno scorso, con la media, che era la morbida del 2017, nel finale avevo avuto tanti problemi, abbiamo pensato che la media, gestita bene, con una buona partenza, ci avrebbe permesso di arrivare alla fine. Forse con la morbida sarei stato più veloce nei primi giri, ma avendo finita la morbida a otto passaggi dal termine, mi viene da pensare che non sarebbe cambiato niente. Il distacco che abbiamo preso è grande: è vero, c’è stato il mio errore, ma avremmo potuto fare poco meglio. Non c’era niente da fare, la moto a centro curva fa fatica a girare e su questa pista non riesci a colmare questo difetto. E’ vero che nel 2017 siamo stati competitivi in tracciati dove non lo eravamo mai stati in passato, ma qui conta solo far girare la moto e conferma i nostri limiti. Un vero peccato una gara così a questo punto della stagione: eravamo vicini, adesso siamo abbastanza lontani».

 

Quanto ha influito la caduta nelle FP4?

«Ha influito sulle qualifiche, non sulla gara. Questa è una pista molto particolare: o sei come Marquez che qui sa perfettamente cosa deve fare, sa quali sono i lati positivi della sua moto e può lavorare sulla gara, oppure devi subito cercare di spingere forte fin dal primo turno e lavorare sui piccoli dettagli. E’ quello che abbiamo provato a fare da venerdì: nelle libere siamo stati veloci, ma non era la realtà. Ma mano a mano che vai a “stringere”, vengono fuori i limiti: qui devi essere fluido, devi scorrere. Non c’è un altro modo per andare veloce e questo noi non ce l’abbiamo»

 

Venerdì, però, sembravi ottimista: ti eri illuso?

«Un po’ sì. Ma lo devi fare! Qualche “palla” il pilota se la deve raccontare, bisogna provare ad andare sempre oltre il limite. Alla fine, purtroppo, è emersa la verità».

 

La brutta qualifica, invece, quanto ha inciso?

«Niente. Non eravamo veloci. Da metà gara in poi, ho iniziato a girare in 1’31”. Non avendo velocità a centro curva, cala il grip, perché non scorri bene con la moto e provi a usare grip che non c’è».

 

Hai la sensazione di un’occasione irripetibile perduta?

«Irripetibile no, ma questa è la realtà, non la possiamo cambiare. La realtà è che siamo stati bravi fino adesso, abbiamo gestito bene le situazioni, ma se arrivi su una pista dove hai dei limiti, i limiti ci sono».

 

Hai qualcosa da rimproverarti?

«Sicuramente se non avessi fatto l’errore, guardando i tempi, sarei arrivato forse davanti alle KTM (nono Pole Espargaro, NDA). Sarebbe cambiato poco».

 

Cosa pensi di Marquez che con te 11esimo non ha esitato a fare a sportellate?

«A lui piace giocare con il fuoco. E’ molto bravo, si sente forte, non ha timore a fare certe lotte: è la forza dei campioni. quando ti senti forte, puoi giocare al limite: ti va bene perché te la prepari te bene, non perché sei fortunato. E’ logico che in una situazione così, un altro può rivale lungo e centrarti, ma non è giusto parlare di fortuna per Marquez».

 

Ma c’è ancora la possibilità reale del titolo?

«C’è, dobbiamo pensare che c’è».

 

Percentuale?

«Non lo so, sicuramente bassa: Marquez o fa zero o fa podio, fai fatica a recuperargli tanti punti. Realisticamente è difficile, ma non impossibile».

 

Rossi ha detto: noi, Yamaha, siamo stati disastrosi in Giappone e competitivi qui; la Ducati, al contrario, è stata super veloce a Motegi e disastrosa qui, mentre la Honda è sempre lì. E’ questa la differenza?

«Può darsi, ma la verità è che Marquez va forte anche quando gli altri piloti Honda vanno piano. Credo che quest’anno la Honda sia competitiva ed è migliorata da metà stagione in poi, perché anche Pedrosa ha fatto delle gran gare. Ma non la vedo così superiore: forse è la più equilibrata. Ma, come sempre accade, quando la guida un fuoriclasse, maschera i limiti della moto e diventa difficile valutarla».

 

E’ un bene tornare in pista fra cinque giorni?

«Sì! E’ un bene che si va al caldo, che non c’è il vento, che vado a Lankawi (un’isola a un’ora di volo da Kuala Lumpur, NDA) due giorni…».

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