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BORGO PANIGALE – E’ carico oltre ogni aspettativa. «Siamo qui per vincere: lo so che è difficile, ma siamo un team ufficiale a tutti gli effetti, e le sensazioni con la Desmosedici GP sono buone». E’ chiaro che all’inizio della stagione, in questo ambito – la presentazione ufficiale del team – non si possa dire altro, ma Andrea Dovizioso non è uno che fa delle dichiarazioni a vanvera, dietro ogni sua frase c’è un ragionamento, un’analisi precisa e accurata. Ecco quindi che la sua positività deve far ben sperare per la 14esima stagione Ducati in MotoGP.
«I test in Qatar ci faranno capire di più il nostro livello e la competitività degli avversari. Abbiamo una buona base, un progetto solido, un’evoluzione dopo i grandi cambiamenti del 2015: quando corri con una moto completamente nuova, come è accaduto l’anno scorso, può succedere di partire subito forte, di avere dei picchi alti, ma anche di non essere costanti, di dover risolvere dei problemi gara dopo gara. Per il 2016 abbiamo fatto dei piccoli – tra virgolette, perché sono stati modificati tanti particolari – cambiamenti, e adesso possiamo lavorare sui dettagli. Al di là di quello che ho letto e sentito dire, sono molto contento dei nostri test a Phillip Island: i tempi sul giro non contavano nulla in quella particolare situazione. Dico la verità: mi ha sorpreso leggere certe cose. I test vanno interpretati, bisogna sapere il lavoro che è stato svolto, non si possono guardare solo i numeri. Phillip Island non è una pista troppo indicativa e io lì ho sempre fatto fatica, mentre questa volta ho migliorato tanto e con sensazioni positive. In Qatar cominceremo a lavorare sui dettagli, come hanno già iniziato a fare Honda e Yamaha, mentre noi non l’abbiamo ancora fatto, perché a Sepang avevamo avuto dei problemi. Abbiamo bisogno di girare, tutti si devono ancora adattare alle Michelin: in Qatar si potrà iniziare a lavorare meglio sulla messa a punto».
Dove è migliorata la Desmosedici?
«E’ più precisa, più leggera nei cambi di direzione, è più reattiva, molto più controllabile nei movimenti. E’ migliorata tanto».
Andrea, è innegabile che sul box Ducati aleggino due fantasmi, seppure diversi, in prospettiva 2017: Lorenzo e Stoner sembrano mettere pressione a te e a Iannone.
«Non sono solo loro due, ce ne saranno sicuramente molti altri: ma è normale che sia così. Io, però, non posso preoccuparmi di cosa fanno gli altri, devo solo pensare a me stesso».
Vista da fuori, però, la presenza di Stoner sembra parecchio ingombrante. E anche fastidiosa.
«Il “fantasma” di Stoner, come lo chiamate voi, è tale solo per chi non è dentro alla Ducati: la sua posizione è chiara. Non fa quello che vuole, il suo ruolo è definito, non è una situazione ingestibile. Capisco che da fuori possa essere visto come un elemento destabilizzante, ma non è affatto così».
Torniamo a te: hai finito il 2015 un po’ sottotono e demoralizzato, mentre adesso sembri molto carico e motivato. Cosa è cambiato?
«Ritengo di essere una persona realistica: sono ottimista perché il feeling con la moto è molto positivo. Ripeto, i numeri possono sembrare contro di noi, ma siamo in fase di sviluppo, dare giudizi adesso è sbagliato».
Come hai visto Honda e Yamaha?
«Anche in questo caso è ancora troppo presto ed è sempre difficilissimo dare giudizi da fuori. La competitività della Yamaha non è certo una sorpresa: per le caratteristiche delle Michelin e della nuova elettronica, non mi sorprende che siano davanti. E anche i due piloti guidano nel modo giusto per i nuovi regolamenti. Per quanto riguarda la Honda, mi sembra ancora un po’ in difficoltà, e che sia stato Màrquez a fare la differenza».
Chiudiamo il quadro con la Suzuki.
«Vale il discorso fatto per la Honda: Viñales a Phillip Island va fortissimo: era stato competitivo nel 2015 con le Bridgestone e lo è stato questa volta con le Mchellin. In Qatar si capirà meglio il valore della Suzuki».