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BRNO – Errori a ripetizione, roba da non credere. Nell’ordine: troppo tempo per preparare le moto da asciutto; aver richiamato Jorge Lorenzo con un messaggio sul cruscotto, senza però che la sua Desmosedici fosse pronta (inconcepibile); aver aspettato un giro di troppo per segnalare ad Andrea Dovizioso di tornare ai box. Ciascuno di questo rappresenta uno sbaglio grave, sommati insieme diventano qualcosa difficilmente comprensibile. Prova a dare una spiegazione il team manager Davide Tardozzi. «All’inizio, abbiamo preferito mantenere la seconda moto con gomme e assetto da bagnato in caso di un problema nel giro di ricognizione» dice Davide rispondendo alla prima domanda. Ci può stare. Ma una volta che i piloti erano sullo schieramento di partenza, si sarebbe dovuti intervenire immediatamente. Invece – e questo non si comprende – si è aspettato la fine del primo giro per lavorare sulla seconda moto (tutte le altre Case avevano già pronta la moto da asciutto). «A quel punto – continua Tardozzi – ci vogliono circa 6-7 minuti per cambiare gomme, il link della sospensione, le molle e tutto quello che serve per trasformare un assetto da bagnato a uno di asciutto». Sul motivo perché la moto di Lorenzo non fosse ancora pronta nonostante fosse stato richiamato al box, il team manager Ducati rimane sul vago. «C’è stata un’incomprensione e gli è stato comunicato di rientrare senza aver verificato che la moto fosse effettivamente pronta» sono le sue parole. Ipotesi: dal box è stato mandato il segnale durante la fine dell’ultimo giro, pensando probabilmente che Lorenzo lo avrebbe visto più tardi e ci sarebbe quindi stato un giro in più per sistemare la Desmosedici.
DOVIZIOSO: “NON ERA PRONTA LA MOTO. MA NEMMENO IO”
Così, è sfumata la possibilità di conquistare – con entrambi i piloti – un risultato importante. E, non dimentichiamolo – il Dovi si sta giocando il mondiale. Andrea, però, si prende gran parte della colpa.
«Sono stati fatti tanti errori sotto tutti gli aspetti: bisogna essere bravi a fare esperienza e a cambiare strategia in futuro. E’ chiaro che se ti stai giocando il mondiale non dovrebbe accadere, ma non siamo stati i soli a sbagliare… La verità è che non avevamo la moto pronto, ma anche se lo fosse stata, ammetto che io non sarei comunque rientrato prima: devo imparare a gestire meglio queste situazioni. E’ chiaro che, per quanto riguarda il box, sarà più semplice modificare in futuro la strategia, mentre per quanto mi riguarda ci devo lavorare mentalmente: è molto complicato, quando sei in pista, anticipare una situazione rischiosa, come quella di girare con le slick sulla pista non perfettamente a posto. Ti devi violentare. Eravamo convinti che la pista si sarebbe asciugata in più tempo, invece lo ha fatto molto rapidamente: questo ci ha fregato, anche nella preparazione della seconda moto. E’ vero che Marquez ha cambiato subito al secondo giro, ma, evidentemente, la sua moto ai box era già pronta per l’asciutto e lui, comunque non fa testo, perché in queste condizioni è capace di guidare come nessun altro. L’aspetto positivo è che anche qui abbiamo confermato la nostra competitività, siamo stati veloci nonostante avessimo anche sbagliato le gomme slick (entrambe morbie): ce la possiamo giocare su ogni pista».
LORENZO:
Per il pilota spagnolo, la situazione è un po’ differente: l’errore ha pregiudicato una buona prestazione, ma quanto gli è successo ha davvero dell’incredibile.
«Con il bagnato c’era la possibilità di vincere la gara o, quanto meno, di salire sul podio: avevo una grande confidenza con la moto. Poi la pista ha cominciato ad asciugarsi, l’ha fatto più velocemente delle aspettative e sul cruscotto ho visto la scritta “change bike”, cambio moto. Sono rientrato, ma la Desmosedici non era pronta: qualche volta sbaglia il pilota, questa volta lo ha fatto il team. Ho perso 10-15 secondi e quando sono rientrato in pista ci ho messo un po’ a riprendere il ritmo, anche perché l’assetto non era perfetto. Perché è successo? Forse la squadra, vedendo i tempi di Marquez, ha pensato di anticipare il rientro e che quei 20-30” che ho impiegato per tornare al box fossero sufficienti per sistemare la moto. Io sono sempre stato contro il “flag to flag” e oggi c’era veramente tanta confusione ai box, con troppa gente e poco spazio: quello che è successo a Iannone poteva accadere a chiunque».