MotoGP, Ducati: la prossima frontiera è l'intelligenza artificiale

MotoGP, Ducati: la prossima frontiera è l'intelligenza artificiale
Non per guidare ma per sviluppare e mettere a punto le moto. Tre tecnici della squadra corse parlano dei prossimi passi per cercare competitività
16 giugno 2020

Ducati è forse la Casa più innovativa nell'ambito della MotoGP. È quella che negli ultimi anni ha aperto più strade, spesso causa di dispute regolamentari con i team rivali: le appendici aerodinamiche, il famigerato "cucchiaio" fissato al forcellone, fino all'Holeshot device di quest'ultima stagione. Una Casa che ha fatto del pensiero laterale applicato ai regolamenti una vera e propria filosofia, fino ad essere accusata di prestare più attenzione ai dati e alle simulazioni - a quello che "dovrebbe andare bene" secondo i computer - che non alle indicazioni dei piloti.

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Difficile dire chi abbia ragione, in una MotoGP come quella attuale dove i regolamenti, sempre più stringenti e con un sempre maggior numero di monoforniture, riducono la possibilità di fare la differenza tanto della Casa quanto del pilota. Fatto sta che in Ducati ci credono veramente, perché il passo successivo - emerge da un'intervista pubblicata dallo spagnolo Marca - è demandare ancora di più al supporto informatico.

Davide Barana (direttore tecnico reparto corse), Edoardo Lenoci (responsabile aerodinamica) e Gabriele Conti, capo dell'elettronica, hanno parlato di quanto sia cambiato il loro metodo di lavoro con la sempre maggior mole di dati a disposizione.

"Il punto non è più raccogliere dati, quanto analizzarli nel dettaglio" ha spiegato Conti. "Il futuro sarà l'intelligenza artificiale, perché ci serve qualcosa che pensi più velocemente di un uomo. Utilizziamo già learning machines in grado di fornirci parametri ricavati da una mole incredibile di dati che non sarebbe possibile processare solamente con l'ingelligenza umana: abbiamo la certezza della correttezza dei calcoli e riceviamo parametri in tempo reale. Il prossimo passo - a cui stiamo già lavorando - è intensificarne l'uso, per dare supporto ai tecnici in pista e a casa, nel reparto corse, a sviluppare la moto. Direi che il futuro sia questo."

 

 

Un approccio che del resto è quasi obbligato dal fatto che i test sono sempre più limitati dal regolamento, e che quindi ogni sessione - di test, prove o gara che sia - in cui la Desmosedici va in pista va analizzata con la maggior profondità possibile per assicurare di far rendere al meglio i dati raccolti.

"Purtroppo passiamo più tempo ad analizzare dati che a guidare la moto" conferma Danilo Petrucci. "È il modo migliore per capire come sfruttare la moto: un buon 80% delle tarature della moto è basata sui dati che raccogliamo. Dal 2015, dopo ogni GP ricevo sette pagine di dati dal mio capotecnico. E li ho tutti archiviati..."