Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
BRNO – Come una bella donna, si è fatta aspettare a lungo: prima la pioggia del mattino ha rinviato il debutto al pomeriggio, quindi un cambio di messa a punto l’ha tenuta nascosta fino a circa 13 minuti dalla fine dietro a pannelli impenetrabili. Poi, finalmente, la nuova carenatura, è stata fatta vedere, Jorge Lorenzo è salito in sella ed è entrata in pista con l’ennesima creatura dell’ingegnere Gigi Dall’Igna. Cinque giri in tutto, il migliore il terzo in 1’57”637, oltre un secondo più veloce del crono ottenuto con la carenatura “tradizionale”. «Intanto, devo fare i complimenti al team e agli ingegneri che continuano a lavorare tantissimo per migliorare la moto e per rendermi la vita più facile» dice sincero Jorge Lorenzo, chiaramente soddisfatto del trattamento ricevuto. Il primo impatto è stato sicuramente positivo. «Sicuramente c’è ancora da lavorare e si può migliorare in alcune aree, ma la prima sensazione è stata positiva: nella maggior parte del circuito, ho molta più confidenza con l’anteriore, senza particolare appesantimenti nei cambi di direzione. Sono convinto che con il setting giusto, si possa già usare domenica in gara in caso di pista asciutta» sorride Lorenzo, al di là del 15esimo tempo per non aver cambiato le gomme nel finale. Jorge non è uno che bleffa: i benefici, nel suo caso, sembrano reali.
UN GRAN STUDIO
Così, ancora una volta, la Ducati riesce a stupire, con una carenatura innovativa e differente anche da quella vista a inizio stagione in Qatar nei test invernali: le alette laterali sono molto pronunciate, il cupolino è schiacciato nella parte anteriore e quasi separato dal resto. «Così, però, abbiamo speso più che nel 2016, abbiamo dovuto ricominciare gli studi da capo» ironizza Dall’Igna, che l’anno scorso si era battuto perché il regolamento non fosse cambiato, mentre la Honda (soprattutto) aveva proposto le modifiche, per presunti motivi economici e di sicurezza. Anche per questo, Shinichi Kokubo, massimo responsabile tecnologico della HRC, ha replicato a Dall’Igna: «Noi abbiamo speso meno». Probabilmente ha ragione mettendo a confronto le due soluzioni (anche Marquez ha utilizzato una nuova carenatura): quella Ducati è studiata nei minimi dettagli, curatissima, quella della Honda sembra realizzato artigianalmente, con due appendici laterali rivettate alla meno peggio sulla carenatura principale. La differenza sostanziale è una: Dall’Igna crede fortemente nello sviluppo aerodinamiche, per i costruttori giapponesi – e per la HRC in partcolare – rappresenta solo un fastidio.
DOVIZIOSO: “ABBIAMO INIZIATO MOLTO BENE”
Ma la carenatura “vecchia” continua a funzionare piuttosto bene, come conferma il miglior tempo di Andrea Dovizioso, ottenuto però con le gomme morbide montate nel finale. «Oggi è andata molto bene sia nelle FP1 sia nelle FP2: al mattino, con la pioggia, abbiamo provato sia la morbida sia la media. Ho finito indietro (13esimo, NDA), ma le sensazioni sono molto buone, differenti da quelle in Olanda e Germania, dove con l’acqua ero in difficoltà. Nelle FP2, al di là del tempo e della posizione finale, abbiamo confermato di avere una buona velocità e di poter essere competitivi. E’ ancora troppo presto, il mio crono non basterà per entrare nei 10 nel caso di FP3 asciutte, ma era importante confermare la nostra competitività», spiega Andrea, che non ha ancora provato la nuova carenatura. Lo farà, forse, domani, se i riscontri saranno ulteriormente positivi. Ma in questo momento non è la sua priorità.