MotoGP e Coronavirus, in attesa del "piano B" di Dorna: si partirà dagli USA? O addirittura da Jerez?

MotoGP e Coronavirus, in attesa del "piano B" di Dorna: si partirà dagli USA? O addirittura da Jerez?
Su Therace.com, un’attenta analisi di Simon Patterson sugli scenari che Dorna potrebbe decidere di attuare per gestire la stagione 2020
3 marzo 2020

Dopo la riduzione del programma per il primo GP - niente top class in Qatar - e il rinvio del secondo GP in Thailandia, lunedì abbiamo potuto cogliere tra gli addetti ai lavori un certo pessimismo anche per la terza prova, programmata in Texas tra un mese.

Le preoccupazioni al momento sono legate alla politica di protezione sanitaria del governo statunitense, che già in questi ultimi giorni ha preso provvedimenti che limitano l’ingresso degli italiani in Usa. Ma siamo soltanto all’inizio di marzo, dicono i team manager e i piloti, e dunque tutti contiamo che la situazione migliori.

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E’ stato più positivo Carmelo Ezpeleta, il CEO di Dorna, che nella sua più recente intervista ha espresso la volontà di correre tutte le prove del mondiale 2020 ed ha assicurato che farà di tutto per riuscirci.

La situazione “cambia da un giorno all’altro”, ha ammesso per primo Ezpeleta. Ma quali opzioni ha davanti Dorna, presumibilmente? Sul sito The Race.com, Simon Patterson ha analizzato bene le prospettive.

Si parte da Austin?

In questo momento, scrive Patterson, l'opzione più probabile resta quella di partire dal GP delle Americhe del 5 aprile: con il trasporto merci da Losail direttamente al Circuit of the Americas per quello che può essere il primo round del campionato della MotoGP e il secondo per le altre due classi.

Abbiamo verificato anche noi - parlando con Tardozzi di Ducati, Bonora di Aprilia e con Guidotti di Pramac - che anche le squadre italiane, che sono quelle più in difficoltà negli spostamenti, alla fine non avranno problemi particolari per mettere in ordine il materiale rimasto in Qatar e consegnarlo a Dorna per la spedizione in tempo utile.

Ipotesi reale, quella di rispettare il GP ad Austin? Incoraggiante è il fatto che il Coronavirus non sembra ancora un problema diffuso negli Stati Uniti e, poiché l'amministrazione è intenzionata a minimizzare il rischio economico, è possibile che l'America sarà uno degli ultimi posti in cui verranno imposte restrizioni di viaggio agli europei.

Tuttavia, naturalmente, tutto potrebbe cambiare in un lampo se la situazione peggiorasse: all'evento manca ancora un mese ed è probabile che ci vorranno almeno altre due settimane prima che venga presa una decisione sulla gara.

Se però anche il Texas si dovesse rinunciare, allora facilmente nascerebbe un effetto a catena: spedire quattro jumbo jet di carico e 2.500 persone nelle zone rurali dell'Argentina potrebbe diventare un incubo: la gara del 19 aprile sarebbe infatti l'unica gara del 2020 nelle Americhe. A costi elevatissimi.

Si parte dall’Europa?

Se il round texano dovesse diventare un'altra vittima dell'epidemia, prosegue Patterson, trascinandosi dietro anche l’Argentina, il passo successivo sarebbe probabilmente quello di ritardare l'inizio della stagione 2020 fino a quando la serie si trasferisce in Europa. Quindi a Jerez per il GP di Spagna del 3 maggio.

E’ improbabile che la UE imponga restrizioni di viaggio o quarantene varie tra i Paesi membri, analizza sempre Patterson, e quindi dovrebbe essere possibile spostare il personale delle squadre nell'Europa meridionale per l'inizio di maggio senza troppe difficoltà. E a quel punto potrebbe anche nascere il potenziale per disputare una seconda gara nell'angolo meridionale della penisola iberica, se il coronavirus sarà sotto controllo, con l'amato circuito dell'Algarve.

La pista di Portimão punta a un calendario in futuro, dunque sarebbe una alternativa perfetta; ma occorre aggiungere che il circuito portoghese al momento non è omologato per ospitare una gara di MotoGP.

Si corre senza il pubblico?

Una opzione concreta, specialmente quando il campionato si correrà in Europa, è che le tre gare di ogni GP potrebbero svolgersi regolarmente sotto l’occhio delle telecamere ma con le tribune vuote. Questa è un’ipotesi da considerare nel caso che la quarantena sui cittadini italiani venga dappertutto esclusa, e permangano invece i divieti sui raduni pubblici su larga scala, come già oggi succede in Francia.

Naturalmente sarebbe un colpo devastante per i circuiti, perché non è chiaro se l'assicurazione degli eventi pagherebbe per il danno della mancata vendita dei biglietti qualora le gare si svolgessero regolarmente.

La possibilità di gran lunga più preoccupante, conclude Patterson, è che si entri in uno stato semi-permanente di limbo, con l'intera stagione 2020 messa in pausa. Con il Coronavirus che si diffonde rapidamente, oggi la situazione è illeggibile o quasi.

L'estate potrebbe ribaltare tutto, se il clima più caldo aiuterà davvero a ridurre la diffusione del virus. Ma in questo momento nessuno può dirlo, e così a Dorna potrebbe restare soltanto la possibilità di navigare a vista e salvare il salvabile.

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