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Nessuno vorrebbe ammetterlo, oggi, ma a questo punto occore considerare la probabilità che nel 2020 non si correrà alcun GP. E si può immaginare che anche la stagione 2021 sarà diversa. Nell’intervista a Carmelo Ezpeleta pubblicata da Speedweek.com si parte dalla constatazione che organizzare un GP è molto più difficile che organizzare una partita di calcio...
“Anche riducendo al massimo il numero delle persone dentro il paddock - ha analizzato Ezpeleta - non riusciremmo a scendere sotto le mille presenze tra piloti, meccanici, membri dei team, organizzazione, personale medico, trasmissioni televisive eccetera. La cosa più importante oggi è calcolare il numero minimo delle persone necessarie allo svolgimento del GP e studiare come poter creare le condizioni di sicurezza al termine della crisi”.
- La crisi morde, ma almeno la collaborazione con tutti gli attori resta aperta?
“Parliamo ai produttori, a tutte le Case di motociclette che partecipano alla MotoGP e SBK rappresentate nella MSMA. I produttori si coordinano anche tra loro perché, come avvenne nel 2008 con la crisi economica globale, dobbiamo ripensare alla formula e concentrarci sulla riduzione dei costi per il futuro. Ora abbiamo il dovere di essere il più preparati possibile per la ripartenza e dobbiamo anche pensare a come ridurre i costi in tutte le aree, almeno per il 2021 e il 2022”.
- Lo scenario è preoccupante e il mondo avrà un aspetto diverso, finita la crisi…
“Purtroppo è così: la situazione con gli sponsor diventa difficile, gli organizzatori non saranno in grado di vendere i biglietti, ci sarà anche un calo significativo delle vendite per tutti i costruttori. Le entrate diminuiranno enormemente anche per i produttori di abbigliamento e le società di accessori, nonché per Dorna”.
- Per salvare qualche GP, sarebbe teoricamente possibile vendere almeno 5.000 o 10.000 biglietti per gli spettatori, distribuendo il pubblico a intervalli di almeno due metri?
“No, penso che i GP si svolgeranno con tutti gli spettatori oppure a porte chiuse. Perché anche 5.000 spettatori sarebbero sufficienti a infettare un gran numero di persone. E questo vale anche per i giornalisti, perché sarebbero seduti in uno spazio molto ristretto nel Media Center. Tutto o nessuno. Soltanto quando sarà disponibile un vaccino contro il Covid-19 potremo gradualmente tornare alle misure e alle condizioni precedenti”.
- Ha espresso fino a ieri la speranza di mettere a calendario qualche Gran Premio tra settembre o ottobre 2020. Ma come arriveranno i membri del team e i piloti da Giappone, Malesia, Thailandia, Stati Uniti, Australia, Brasile e Argentina? Non si sa nemmeno se a quel punto l'Italia, la Spagna e la Francia apriranno i loro confini…
“Sì, sono d'accordo - ha concluso il numero 1 di Dorna - se valutiamo questo problema. Per ora abbiamo rinviato cinque eventi e preferiamo parlare di rinvio piuttosto che di cancellazione. Ma ovviamente alla fine sarà impossibile correre 19 Gran Premi: alcune delle gare rimandate verranno definitivamente cancellate. E se siamo sfortunati, tutte e 19”.
Parallelamente, dopo l'aiuto finanziario concesso alle squadre private, ecco che arriva ufficialmente la decisione di lasciare le moto tecnicamente ferme, cioè senza portare alcuno sviluppo fino all'inizio della stagione 2022. Una misura che Fausto Gresini aveva chiesto per primo, tempo fa.
Hervé Poncharal, presidente dell’IRTA, associazione che rappresenta tutti i team, illustra la misura sul sito Paddock GP. “È deciso: lo sviluppo del motore e l'aerodinamica saranno congelati per la prossima stagione MotoGP 2021 e fino alla prime battute del 2022. Una decisione unanime: manterremo le specifiche 2020 e il blocco dello sviluppo varrà anche per l’aerodinamica, tutto per ridurre i costi dei produttori. Anche i noleggi per i team privati caleranno. C’è chi teme che una battuta di arresto dello sviluppo possa danneggiare lo spettacolo, ma posso escluderlo: i tempi dei test in Malesia e in Qatar dimostrano che abbiamo moto performanti e ad alta tecnologia. Lasciamole come sono”.