MotoGP, Fabio Quartararo: "E' uno sport di squadra"

MotoGP, Fabio Quartararo: "E' uno sport di squadra"
Il mondiale "compresso", la Yamaha ufficiale, le altre moto, il rapporto con Valentino Rossi: una lunga e interessante intervista con il talento più interessante dell'ultima stagione
8 maggio 2020

Inutile girarci attorno: Fabio Quartararo è il pilota attorno al quale c'è più aspettativa di questo 2020 che, con un po' di fortuna, partirà a luglio con Jerez de la Frontera. Il numero dei Gran Premi non è ancora chiaro - diciamocelo, le dichiarazioni di Carmelo Ezpeleta cambiano di giorno in giorno assieme al cambiare della situazione - ma sarà inevitabile un campionato piuttosto "compresso" che proporrà un forte affollamento di date negli ultimi mesi del'anno.

Una delizia per gli appassionati in astinenza da gare, un massacro per team e piloti. Ma Quartararo, forte dei suoi 20 anni, nell'intervista rilasciata allo sponsor With-U, non si è dichiarato preoccupato, anzi, non vede l'ora di cominciare.

"Se potessimo correre una gara al giorno da qui a dicembre sarei felice! Certo, sarebbe impegnativo fisicamente, ma correre è quello che amo di più. Capire il comportamento della moto, svilupparla, andare forte. Quindi, se anche avessimo una gara la settimana e ne dovessimo correre 20 in tre mesi, sarò felice. Sono a casa da troppo tempo - sono stupito di aver resistito perché sono un iperattivo. Però rispetto rigorosamente le regole e resto a casa, non esco e mi alleno indoor. Il fatto è che questa situazione mi spaventa abbastanza, e anche quando la situazione inizierà a mostrare qualche apertura, rispetterò le distanze per tenermi al sicuro. Ma quando salirò in moto sarò una belva!"

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Sembra un po' una beffa che questa situazione si verifichi proprio adesso, quando per la stagione 2020 aveva ottenuto da Yamaha una moto ufficiale (situazione costata investimenti ingenti a Razlan Razali, che Quartararo se lo sarebbe voluto tenere anche dopo...) che nei test ha provato solo in parte.

"È stato fantastico pensare che avrei iniziato la stagione con la stessa moto di Maverick e Valentino. In realtà la mia moto nei test era una 2020 ma il motore non era nuovo, a differenza dei due ufficiali, ma era una cosa che avevamo già assodato con Yamaha: sapevo da prima che avrei avuto le moto 2020... poco usate. Ma ho trovato subito un ottimo ritmo, e ho avuto belle sensazioni dalla moto già dopo solo cinque giorni di test - gli ufficiali avevano potuto provare le moto 2020 già nei test di Misano. La base mi è piaciuta molto, e non vedevo l'ora di iniziare la stagione."

"La mia moto comunque sarà identica a quela di Rossi e Viñales, all'inizio della stagione, e riceverò anche gli aggiornamenti anche se magari un po' in ritardo rispetto agli ufficiali"

Ma a fine stagione, Quartararo diventerà ufficiale Yamaha a tutti gli effetti, entrando nel team a fianco di Viñales sulla sella che è stata di Rossi. Un momento epocale, che Fabio vivrà forse con qualche piccolo rimpianto, perché con la sua squadra attuale ci sta molto bene - in particolare con Diego Gubellini, che con la sua calma è in grado di rassicurare un iperattivo dichiarato come Quartararo. Ma con tutta la squadra c'è un bellissimo rapporto, sia fuori che dentro al box, tanto da arrivare a quel rituale di controllo che effettua con il team tutte le volte che entra in pista.

"Lo faccio da due anni, e credo che sia una cosa molto importante per il team. Se salgo sul podio non dico mai 'sono andato a podio', dico 'siamo andati a podio', perché se è vero che sulla moto ci sono io a guidarla, è altrettanto vero che non sono io a curarla e a fare le tarature. Se vado forte è grazie all'aiuto di tutti, quindi credo che sia giusto riconoscere il merito di tutta la squadra, che sono sicuro lo apprezza moltissimo. Quindi, tutte le volte che esco dai box, faccio un check con tutto il team - è qualcosa di molto bello, mi piace moltissimo ed è un modo di portare tutti in sella con me!"

 

 

Della MotoGP, Quartararo conosce la Yamaha. Ma alla domanda se gli sarebbe piaciuto provare la Ducati - Fabio ha evidenti origini italiane, anzi, siciliane come tiene a sottolineare - ha risposto con una saggezza che va ben oltre i suoi 20 anni.

"In realtà sono molto curioso e mi piacerebbe provarle tutte, se potessi. Però confesso che lo farei solo per poter migliorare la Yamaha" e si è fermato con una risata. Ma tornando serio, ha anche commentato sul maggior pregio della moto italiana: "Quello che deve fare impressione sulla Ducati è la velocità massima, e quest'anno tra l'altro abbiamo visto un altro passo avanti da parte loro..."

Ma come si diceva sopra, al di là di come andrà quest'anno, l'anno prossimo dovrà salire su una sella che lo carica di aspettative. Quella di Valentino Rossi, suo idolo d'infanzia dichiarato.

"Per me non c'è stato nessuno come lui. Forse non posso dire che è grazie a lui che sono arrivato dove sono, ma sono sincero: è da lui che nasce la spinta che ho provato da bambino, che mi ha fatto dire 'voglio essere come lui'. Vederlo vincere in quella prima gara a cui ho assistito è stata un'immagine che mi ha segnato, è stato come se avessi vinto io. Quando correva, e io ero poco più che un bambino, ero quasi più nervoso di adesso che corro io. Per cui capite quanto sia incredibile, oggi, correre con lui, poterci parlare, avere un rapporto diretto."

"Abbiamo parlato tante volte, corriamo con la stessa moto e l'anno prossimo sarò nella sua squadra anche se a dire la verità non ho ancora metabolizzato il fatto che corro con lui e che l'anno prossimo in un certo senso prenderò il suo posto. La sua moto! È qualcosa di incredibile... pensa che in Austria ero terzo davanti a lui. E a ogni passaggio sul traguardo, il team mi segnalava che stavo prendendo vantaggio. Stavo allungando su Valentino Rossi - e 12 anni fa ero davanti alla sua Hospitality ad aspettarlo per fare una foto con lui. Come si fa a descrivere una sensazione come questa?"

"Poi, certo, spero che fra i fan italiani saranno più quelli a cui starò simpatico che quelli che mi odieranno, e spero anche, sinceramente, che lui passi in Petronas - se potesse continuare a correre fino a 65 anni ne sarei davvero felice!"