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CHESTE – Dopo 156 GP, 3 titoli mondiali, 44 vittorie, 107 podi, 38 pole e 29 giri veloci, finisce la storia tra Jorge Lorenzo e la Yamaha, uno dei matrimoni più lunghi e vincenti della storia della MotoGP. C’è rimpianto da entrambe le parti: la Yamaha, per ringraziarlo, ha organizzato una cena di addio venerdì sera, nella quale, tra un discorso e l’altro più o meno commovente, gli ha regalato la M1 con la quale nel 2015 ha conquistato, proprio a Valencia, il suo ultimo mondiale. Uno così è difficile da lasciare andare via, lo sa per primo Ramon Forcada, il suo capo tecnico al suo fianco dal suo primo test con la Yamaha a fine 2007.
«Avevo la possibilità di andare con lui in Ducati, Jorge me lo ha chiesto più volte (Lorenzo ha una grande stima del tecnico spagnolo, NDA): alla fine ho deciso di stare in Yamaha, ma è stata una scelta difficilissima. Lorenzo mi mancherà, è un pilota fortissimo, capace di imprese eccezionali» dice Forcada, un po’ commosso.
Ma allora, perché non l’ha seguito in Ducati? Ramon spiega le ragioni della sua decisione. «Sono diversi i motivi che mi hanno spinto a restare: come mi trovo in Yamaha, la possibilità di lavorare con un pilota giovane e il metodo di lavoro della Ducati che, si dice, essere molto differente da quello giapponese. Per tutto questo, non era un cambiamento che mi sentivo di fare: se avessi avuto vent’anni di meno, ci sarei andato di corsa» racconta Forcada.
MARELLI: “UN PILOTA DI CLASSE INDISCUTIBILE”
Anche Davide Marelli, l’ingegnere elettronico, avrebbe potuto seguire Lorenzo in Ducati, ma ha preferito rimanere in Yamaha. «Sicuramente mi mancherà la sua velocità e la sua classe indiscutibile, la tenacia del campione. Come tutti i grandi piloti, non è facile da gestire, bisogna stargli dietro, ma ti ripaga con soddisfazioni enormi. I tre titoli vinti insieme fanno parte di quei momenti magici difficili da descrivere» sono le parole di Marelli, che individua negli infortuni i momenti più difficili.
«Quando si fece male in Olanda (nel 2013, NDA) e corse dopo essere stato operato 24 ore prima, la caduta nel GP successivo al Sachesenring, quando cadde a Phillip Island nel warm up sono stati episodi critici da superare», spiega l’ingegnere italiano. «Per il suo stile di guida molto precisa, Lorenzo ha bisogno di una moto vicino alla perfezione» conferma qualcosa noto da tempo. Anche per questo, Marelli è curioso, come tutti, di vedere il debutto sulla Ducati di martedì prossimo. «Sicuramente la Desmosedici è migliorata tanto e non credo che sia un limite che lui abbia corso solo con la Yamaha in MotoGP: i campioni sono capaci di adattarsi velocemente» è la sua tesi.
L’elettronico della Yamaha ha una sua teoria sul campionato 2017 di Lorenzo. «Si parte dal Qatar, dove lui e la Ducati sono sempre andati fortissimo: può partire con il botto! Ma se non vincerà, forse si pentirà della sua scelta».