MotoGP. Frankie Carchedi: “Joan Mir è fenomenale in frenata”

MotoGP. Frankie Carchedi: “Joan Mir è fenomenale in frenata”
Parla l’ingegnere di pista del campione del mondo: “All’inizio, Joan saliva in moto e tutto gli andava bene, poi ha iniziato a capire come funziona. Tra di noi rapporto leale e schietto: ci diciamo tutto, compreso quello che non va bene. Per recuperare in gara, abbiamo analizzato ogni aspetto e avversario”
18 febbraio 2021

Se Joan Mir ha potuto conquistare il titolo della MotoGP in soli due anni è anche perché attorno a lui è stata costruita una squadra vincente. A cominciare, naturalmente, da Frankie Carchedi, ingegnere capo tecnico del campione del mondo. Ma prima di parlare di Mir, del suo metodo di lavoro, delle sua qualità, è normale chiedere a Frankie la sua opinione sul passaggio di Davide Brivio dalla Suzuki alla F1.

“La squadra farà di tutto per mantenere lo spirito che ci ha portato a conquistare il titolo. Davide era il tramite tra la squadra e i giapponesi: adesso parleremo direttamente con Sahara San (il capo progetto, nda). Al momento non posso dire di più: bisogna aspettare l’inizio della stagione e vedere come funziona il nuovo assetto”.

Ci puoi raccontare com’è il rapporto con Joan?

Non è mai semplice per un ingegnere rapportarsi con il pilota, bisogna mantenere un rapporto equilibrato. Fin dal primo giorno, abbiamo stabilito che dovevamo essere uno con l’altro trasparenti al 100%: l’accordo è che non avrei nascosto nessuna informazione, che lo avrei tenuto al corrente di tutti i problemi, nel caso ce ne fossero stati, così come se pensavo che il pilota stesse facendo qualcosa di sbagliato. Ovviamente vale anche per lui nei miei confronti: credo sia un buon modo di lavorare, anche se a volte non è troppo semplice.

Da debuttante in MotoGP a campione del mondo: come è cambiato Joan?

Tecnicamente molto. All’inizio, tutto gli sembrava perfetto sulla moto, poi, da metà 2019 abbiamo iniziato a fare delle modifiche. Ha cominciato a capire cosa gli serviva e ogni volta diceva: “Sì, così va molto meglio”. Ha imparato meglio le diverse mappature, le impostazioni del freno motore e degli altri controlli elettronici: da lì in poi ha chiesto modifiche sempre più precise. Nel box, abbiamo lavorato su tutti gli aspetti: pilota, elettronica, telaio, gomme, dando a ciascuna di queste fasi un colore, in base alla priorità di ciascuna.

Qual è la sua qualità migliore?

In frenata è molto forte, anche se non stacca più tardi degli altri: guardando i dati, ti accorgi che frena sempre nello stesso punto, mettendo meno pressione sulla leva: il vantaggio di questo approccio è che ha sempre un po’ di margine per staccare più forte.

Nel 2020, Mir ha faticato tanto in qualifica; come ha fatto a essere così efficace in gara, in una categoria dove la posizione di partenza è solitamente molto importante?

Sì, nel 2020 abbiamo dovuto preparare ogni gara al meglio e ci sono circuiti dove non puoi permetterti di perder tempo all’inizio rispetto ai primi, bisogna essere subito a pronti a superare appena si può. Bisogna avere una strategia chiara fin dal via: ecco perché al sabato analizzavamo nel dettaglio tutti i piloti che erano davanti a noi in griglia e, secondo le loro caratteristiche, stabilivamo i punti migliori dove passare. Joan partiva quindi con l’idea chiarissima di quando, come e dove superare, perché è differente se devi passare, per esempio, un pilota in sella a una Yamaha o a una Ducati, o anche un gran “stoccatore”, piuttosto di uno che è molto efficace a centro curva. In MotoGP non puoi lasciare nulla al caso, devi programmare tutto.

L’anno scorso siete stati la sorpresa del campionato, ma nel 2021 partite come il pacchetto da battere: sarà difficile gestire la pressione?

Sono convinto che non cambierà molto, perché la nostra mentalità non è quella di difendere il titolo, ma di puntare al mondiale. Insomma, la nostra mentalità sarà sempre la stessa: pensare gara per gara, prova dopo prova. Nel 2020, è stato di grande stimolo l’obiettivo di conquistare la prima vittoria: quest’anno non avremo questo riferimento, ma continueremo sulla stessa strada. In ogni caso, non è stato in pista che abbiamo subito più pressione…

E dove, allora?

Nei test per il Covid-19, specie alla fine del campionato: lo stress era grande. Anche per questo motivo siamo stati estremi nelle misure preventive per non essere infettati, perché se uno dei componenti prende il virus tutto può andare male. Ecco perché superare il test del martedì mattina è stato il momento di maggiore tensione in ogni GP e quando tutti risultavamo negativi, ci dicevamo: “Anche questa settimana ci siamo salvati!”.

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