MotoGP. Giacomo Agostini: "Marc Marquez non sarà quello di prima”

MotoGP. Giacomo Agostini: "Marc Marquez non sarà quello di prima”
Marc è intelligente e saprà aspettare, riprenderà per gradi ma Ago teme che non tornerà al 100 per 100 quello che conoscevamo. Rossi fa bene a continuare se ha la voglia e la moto giusta, Mir è il favorito naturale ma c’è pure Morbidelli
24 marzo 2021

Lo chiamo ed Agostini è in moto, guarda i casi della vita, però è equipaggiato come si deve e può rispondere al telefono senza togliere le mani dal manubrio. “Stai attento, però!” gli raccomando, e pensando alla sua sicurezza gli chiedo subito del vaccino: Bergamo è stata molto colpita come tutta la bergamasca dal virus…L’ha già fatto, il vaccino? Faccio due conti, lui è del ’42…

“Lo avrei fatto volentieri, ma mi hanno detto che sono troppo giovane!”

Ama scherzare, Ago, ma il primo tema è solenne: Mike Hailwood, l’altro grande del motociclismo. Ieri erano giusto quarant’anni dalla morte e dico a Giacomo che forse, nella vita, la più grande fortuna è invecchiare.

“Davvero. Sono passati quarant’anni, tantissimi, ne ho fatte di cose dall’81 ad oggi. Mike è morto troppo presto e per una stupidata. Era un grande, mi piaceva moltissimo, era un gran manico, mi lasciava a bocca aperta quando faceva tre o quattro categorie passando da una moto all’altra e andando subito forte. Non aveva bisogno di imparare e girare tanto…”.

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Un altro grande, Marc Marquez: adesso sappiamo che salterà almeno le prime due gare della stagione, ma una settimana fa pareva pronto per rientrare.

“Effettivamente qualche giorno fa ero perplesso e gli ho mandato un messaggio, lui diceva di essere a posto. ‘Se davvero sei a posto, dicevo, allora ti confido che io personalmente andrei alla prima gara e arriverei ultimo’. Mi impegnerei proprio, al posto suo, per andar piano. Poi alla seconda gara lotti per il podio e alla terza provi a vincere. Ma i medici avevano detto sei mesi e sei mesi sono: è giovane e in forma, ma i sei mesi evidentemente ci vogliono, la calcificazione non ha gli stessi tempi per tutti, chi la fa prima e chi dopo. E poi le operazioni hanno certamente complicato il quadro e rallentato la guarigione”.

E allora un altro grande, Valentino Rossi. A quarantadue anni affronta la sua ventiseiesima stagione di gare, una cosa incredibile, che effetto fa, a Mino?

“Io dico che se se la sente, se ha la voglia e ha la moto giusta, allora perché no. I farei diversamente, ma ognuno ragiona con la sua testa. Non giudico e non critico, dico solo che io ho smesso perché non vincevo più come prima, invece di dieci gare ne vincevo cinque (anche una sola nel ’76, anche nessuna nel ‘77, per essere precisi caro Agostini ndr) e mi davano per finito. Un titolo di giornale che ricordo: Ago terzo, Ago è finito. Erano tante cose messe insieme, naturalmente, non solo quel titolo, e ho detto basta. Poi ho continuato con le auto, ma solo per non restare a casa a piangere. In realtà avevo già avuto anni prima l’occasione di correre in auto ma avevo detto no, non era il momento. Poi però ho sentito il bisogno di fare qualcosa senza le moto, ci voleva qualcosa al posto delle moto e non è che volessi diventare campione del mondo. Però ero ancora giovane, il sogno era finito, di restare a casa non ne avevo voglia”.

Chi vede favorito in MotoGP, il grande Ago?

Mir, il campione in carica è il primo della lista. Ma poi dipende: chi ha lavorato meglio, anche se lo sviluppo è congelato e non si può fare molto, chi avrà la moto più equilibrata… Ma vedo bene anche Morbidelli, sono tanti i piloti forti che possono puntare al titolo, anche Quartararo, Vinales, Miller, Pol Espargaro se si troverà con la Honda….

Anche Marquez, forse, pur se perde due gare. Ma sarà quello di prima?

Il dubbio c’è. Lui saprà riprendere per gradi, è furbo e intelligente, dopo un anno che è fuori saprà aspettare e fare ancora qualche sacrificio. Io credo però che non tornerà più al 100 per 100 quello di prima. E poi un anno senza moto è tanto, l’allenamento sulla moto è insostituibile. E serve l’abitudine alla velocità. Ti racconto questo: andavo in Emilia a correre, e con la macchina viaggiavo a 180-190, allora in autostrada si poteva; ebbene, quando tornavo dopo tre giorni di prove e gare, andavo a 240 e mi pareva di andar piano….

Ma che macchine avevi? Le hai pur viste, replica lui. Io non le ricordo, le auto non mi hanno mai interessato, certo non aveva la 600. Accenna alla Pantera De Tomaso, alla Porsche… E il miglior rookie? Chi si aspetta?

Sempre difficile da dire, hanno tempi diversi, c’è chi riesce subito a adattarsi e un altro ha più difficoltà e ha bisogno di tempo. Lo diranno le prime gare, come sempre.

Dalla Moto2 e dalla Moto3 vengono piloti molto forti, anche se molti appassionati non le amano. Per te sono più o meno interessanti delle vecchie classi 125 e 250?

C’è più battaglia, sono più belle da vedere. Ai miei tempi correvano anche molti dilettanti, appassionati di meccanica più che piloti veri. Oggi tutti si allenano molto di più, vanno in palestra, si curano, sono dei professionisti e ci sono molte moto competitive. Tutto è diverso e più equilibrato e anche l’elettronica avvicina le prestazioni dei piloti.

E perché, per concludere e secondo lui, gli Spagnoli oggi sono così forti e vincono in MotoGP da nove anni? Ago ha la moglie andalusa, Maria, vive spesso in Spagna, i suoi due figli (Vittoria e Giacomo jr) sono per metà spagnoli, dunque ne sa.

Perché noi abbiamo dimenticato l’importanza della scuola, delle gare con moto piccole: avevamo anche le gare in salita, addirittura tre categorie juniores, si correva dappertutto… Poi loro hanno il meteo favorevole e tante piste. Insieme ad Angel Nieto, ai tempi, c’erano altri due o tre spagnoli, non di più; ma naturalmente era l’epoca di Franco e la Spagna era indietro rispetto al resto d’Europa. Loro poi ci hanno creduto, hanno creato una vera scuola per i giovani, hanno una economia che va meglio della nostra. Ma adesso stiamo recuperando.