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Il pianto liberatorio a fine gara dentro al box, la dice lunga su quanto sia stato difficile, intenso, complicato, frustrante questo periodo per Marc Marquez.
“Solitamente mi piace tenermi le emozioni dentro di me, ma questa volta non ce l’ho fatta a controllarmi. Quando sono rientrato ai box, con i miei meccanici, con tutte le persone che conosco mi sono lasciato andare. E’ stato un GP molto diverso della mia carriera sportiva, ho fatto un passo in avanti molto importante non soltanto come atleta, ma per la mia vita di tutti i giorni.
Non ho pianto per il dolore, ma per l’emozione: mi sono sentito ancora un pilota. E’ stata un’esplosione di emozioni, ho raggiunto il mio obiettivo, grazie anche a tutta la gente che è stata dietro di me, a chi mi ha aiutato. E’ stata dura, ma mi sono liberato mentalmente. Spero sia l’inizio per tornare alla normalità”.
Ieri temevi di non finire la gara.
“Sì, ma questa possibilità non mi entrava veramente in testa. Credo che il punto chiave sia stato accettare che mi entrassero da tutte le parti, capire che non era quella la mia reale posizione: accettare di non poter essere protagonista è stata la chiave per finire la gara”.
Qual è stato l’aspetto più difficile in gara?
“Proprio il primo giro, perché non mi sentivo al mio posto, non avevo il passo e il controllo della moto. Mi hanno superato in tanti, ho cercato di rimanere calmo, di non farmi coinvolgere nella sfida ravvicinata. Poi, verso metà gara, ho cominciato a prendere un buon passo, ho spinto più forte, ma il mio corpo a un certo punto ha detto basta: gli ultimi 5-6 giri ero semplicemente seduto sulla moto, non guidavo più… E’ incredibile il risultato che ho ottenuto, anche come distacco dal primo (13”208, n.d.r.)”.
In questi giorni, inevitabilmente, non sei sembrato naturale sulla moto.
“Non guidavo come piace a me, sono stato efficace solo in qualifica per un giro. I movimenti del braccio non sono ancora al 100%, non posso usare il gomito come piace a me. Il recupero non è finito e non lo sarà nemmeno a Jerez. Ma mentalmente è una bella liberazione”.
Cosa ti manca dal punto di vista fisico?
“Mi manca lavorare tanto in palestra e sulla moto: guidare fa la differenza. D’accordo con i dottori, anche per i prossimi due mesi salirò in moto solo il fine settimana del GP, negli altri giorni farò solo palestra. L’osso è a posto, ma non bisogna stressarlo più di tanto. Credo che a metà stagione potrò allenarmi in maniera normale”.
Cosa è successo con Mir nel primo giro?
“Sono partito molto bene: era la mia prima partenza con tutti i sistemi che ci sono adesso. Ma mi sono subito reso conto di non avere il ritmo e dopo tanto tempo era difficile frenare in mezzo a tutti gli altri piloti, quali linee utilizzare. Insomma c’è stata un po’ di confusione, perché, come ho detto, quella non era la mia posizione ideale. Tutti hanno forzato i tempi per superarmi”.
Cosa puoi dire della moto?
“Oggi, il più grande limite sono state le mie condizioni fisiche, non la moto, sulla quale abbiamo iniziato a lavorare un po’ sabato. Ma su questa pista io non avevo mai corso, non avevamo riferimenti, credo che a Jerez capiremo di più”.
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