MotoGP. Hernandez “Marc un amico, ma fuori dal box”

Il capo tecnico di Marquez ci racconta il suo rapporto con il campionissimo: “Ci diciamo le cose in faccia, questo ha creato un rapporto di grande fiducia”. Su Rossi: “Lui e Marc hanno la stessa passione”. Su Dovizioso: “Ha avuto la sfortuna di incontrare Marc”
15 maggio 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa di Santi Hernandez, capo tecnico di Marc Marquez alla Honda-HRC. Tanti gli argomenti trattati con Hernandez: ecco un riassunto dell’intervista video qui allegata.

DUE GARE NELLO STESSO CIRCUITO
“L’aspetto positivo è che Dorna vede una possibilità di iniziare il campionato: è quello che vogliamo tutti. Fare due GP nello stesso circuito non è quello che ci piace, ma dobbiamo capire che quest’anno la situazione è differente e dobbiamo tutti accettare dei compromessi”.

CAMPIONATO DIVERSO
“Sarà un campionato strano, nessuno ha esperienza su una stagione così: cambia il modo di allenarsi, il modo di sviluppare la moto. Sarà un campionato difficile, ma è inutile lamentarsi: questo è quello che c’è. Non si potranno fare tanti errori: uno sbaglio in un campionato con poche gare potrebbe essere difficile da recuperare”.

HONDA 2020
“Abbiamo iniziato un po’ in difficoltà, ma nell’ultimo giorno in Qatar abbiamo capito quale direzione prendere. Però dobbiamo ripartire da zero, ma abbiamo l’esperienza di tanti anni nei quali abbiamo fatto fatica, come  nel 2016 e nel 2017”.

L’IMPORTANZA DELLA SQUADRA
“La squadra è molto importante, ma è il pilota che fa la squadra, è lui che la comanda. Noi abbiamo in Marc un grande capitano, lui ha fatto questa squadra, ha lavorato tanto per avere la sua gente con lui. Poi è vero che noi siamo capaci a fare le nostre cose, ma la differenza la fa il pilota: io ho lavorato tanti anni prima di Marquez, ma i risultati non arrivavano… L’attitudine del pilota è fondamentale: lui trasmette la sua carica alla squadra. E lui è sempre calmo: è molto importante per chi lavora con lui. Siamo una bella famiglia: è vero che non è facile andare tutti nella stessa direzione, noi ci riusciamo”.

LA RELAZIONE CON MARQUEZ
“Marc, dopo tanti anni, è diventato anche mio amico, ma dentro al box l’amicizia rimane fuori: a volte abbiamo anche delle discussioni forti. Ma non è litigare è fare una discussione per trovare una soluzione. A volte non siamo d’accordo, non posso dirgli sempre sì perché è Marc: se c’è qualcosa che non gli piace, glielo devo dire, perché io voglio vincere come lo vuole lui. L’importante è dirsi le cose in faccia: lui è molto onesto con noi e noi lo dobbiamo essere con lui”.

BRNO 2019
“Marc non deve cambiare la sua attitudine… Ma è vero che a Brno, dopo quello che ha fatto in qualifica, mi sono arrabbiato: ha preso tanti rischi per conquistare una pole non necessaria. D’accordo, è andato tutto bene, ma quando l’adrenalina è scesa gli ho detto che dovevamo pensare al campionato, che quello che aveva fatto non era stato così fantastico come era sembrato”.

AUSTRALIA 2013
“Quella volta si è arrabbiato tanto, come è normale che fosse: non capiva perché avessimo fatto uno sbaglio. Ma cinque minuti dopo gli ho detto che avevamo fatto un errore e lui ha capito e mi ha detto di non preoccuparmi, perché anche lui quando cade sbaglia… Questo ti dice molto di un ragazzo così giovane com’era lui nel 2013”.

LA MIA STORIA
“Lavoro da tanti anni nel motomondiale: mai avrei pensato di arrivare a questo punto. Ho iniziato con la Showa nel 1996, avevo 21 anni. Nel 1999 ho lavorato con Civille alla HRC, poi ho lavorato con Harada, con Rossi nel 2003 alla Honda. Da Valentino e da Jeremy Burgess (allora capo tecnico di Rossi, NDA), ho imparato tanto. Poi ho lavorato con Giberanu, Edwards, Barros. Poi sono diventato capo meccanico di Bradley Smith in 125, poi sono passato in Moto2 e nel 2010 mi ha contattato Emilio Alzamora perché voleva fare una squadra per Marc. Io non lo conoscevo, non avevo mai parlato con lui. Mi ha sorpreso subito: nonostante fosse così giovane, era molto intelligente, dava dei commenti molto chiari e precisi. Quindi ho iniziato con lui in Moto2 e poi mi ha sempre voluto con lui”.

MARQUEZ
“Lui è in costante evoluzione, pensa sempre a come migliorare: ha tanta ambizione di fare sempre meglio. E la differenza grandissima è che lui si diverte, ha una passione incredibile per le moto”.

ROSSI/MARQUEZ
“Sono diversi, ma molto simili: entrambi hanno una voglia incredibile. Valentino ha 41 anni, ma continua ad avere una passione pazzesca, nonostante tutto quello che ha già vinto e fatto. Ma lui ancora vuole andare avanti: in questo lui e Marc sono molto simili”.

FRATELLI MARQUEZ
“Per Marc non cambia avere Alex dentro al box: lui ha un solo obiettivo, vincere. E per riuscirci, sa che lui deve lavorare solo per se stesso. Poi, è chiaro, che a casa aiuterà Alex, ma dentro al box no di sicuro”.

HONDA RC213V
“Non è una moto facile, tutti stiamo facendo uno sforzo per renderla più guidabile per tutti. Sembra una moto fatta per Marc, perché lui fa la differenza: nel 2016, nonostante una RCV inferiore alle altre, abbiamo vinto il mondiale. Ci sono piloti che devono avere tutto al 100% per andare forte, Marquez no, lui fa la differenza anche quando non è tutto a posto. Ma la RC213V non è una moto solo per Marc”.
 

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LORENZO
“Non pensavo che potesse fare così grande fatica: è un pilota che ha vinto tanti mondiali, non credevo fosse così in difficoltà. Ma le cadute lo hanno condizionato: sono umani anche loro”.

HONDA/DUCATI
“Sembra che la Ducati abbia fatto un altro passo in avanti a livello di motore. Ma lo hanno fatto anche Yamaha e soprattutto Suzuki, migliorata come velocità. Non sarà un campionato solo di due Marche come era due anni fa”.

DOVIZIOSO
“La sua sfortuna è aver trovato Marquez, come in passato quelli che hanno trovato Rossi… Ha fatto dei campionati eccezionali, abbiamo imparato tanto da lui, come pilota e come gestione delle gare. Contro Marc non si è mai accontentato, non si è mai risparmiato: grande rispetto per lui e per la sua squadra. Marc quando fa secondo è sempre arrabbiato, non importa se viene battuto all’ultima curva o se ha perso per 10 secondi… Ma la rabbia gli passa velocemente, ha imparato che il mondiale non si vince in una gara”.

I SALVATAGGI
“Io credo che lui ci riesca perché lui va sempre al limite, è caduto tante volte: quando ti si chiude il davanti, sai come devi reagire. Le scivolate gli servono anche per questo, per imparare a salvarsi da una caduta”. 

LA GARA PIU’ BELLA 
“Non in MotoGP, ma quella in Francia nel 2011 in Moto2: quella vittoria, dopo tante difficoltà, ha cambiato la carriera di Marc. Per me è il ricordo più emozionante, è stata la più significativa. Da lì, ha capito che poteva vincere”.