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E’ stata una stagione straordinaria, con gare avvincenti e spettacolari e con i piloti italiani protagonisti in tutte le classi: Franco Morbidelli è campione del mondo in Moto2 (è la prima volta per un pilota italiano), e Romano Fenati e Andrea Dovizioso sono vice iridati in Moto3 e MotoGP . Ripercorriamo il 2017 con dieci “Oscar”.
Facile indicare i due piloti - Andrea Dovizioso e Marc Márquez - che sono arrivati in finale e si sono contesi l’oscar più ambito, più difficile scegliere il vincitore. I numeri dicono che il miglior pilota della stagione è stato Márquez , che ha conquistato il suo quarto titolo in cinque anni di MotoGP con sei vittorie, quattro secondi e due terzi posti, per un totale di 298 punti, nonostante tre “zero”, dei quali uno dovuto a una rottura meccanica.
Insomma, il suo titolo è stato strameritato, ma per me il pilota dell’anno è stato Dovizioso per almeno tre motivi: 1) Ha battuto due volte Márquez all’ultimo giro, in entrambi i casi al termine di una gara pazzesca; 2) ha saputo alternare grinta, perfino incoscienza, a razionalità e calma, in una miscela esplosiva unica; 3) dopo due anni di grandi tensioni ha riportato il motociclismo a una sfida fatta solo di sorpassi e velocità, senza nessuna polemica. Per tutto questo, ma per molto altro ancora, è il Dovi il pilota dell’anno.
Su alcune piste è sembrata la Ducati la moto più equilibrata, ma secondo me, nell’arco del campionato, la Honda è stata complessivamente più efficace. E il confronto con il compagno di squadra conforta la mia tesi.
Nel dettaglio (secondo la classifica costruttori): Honda: 6 vittorie Márquez, 2 vittorie Pedrosa, quarto nella generale; Yamaha: 3 vittorie Viñales (terzo in campionato), 1 vittoria Rossi (quinto in campionato); Ducati: 6 vittorie Dovizioso (secondo in campionato), 0 vittorie Lorenzo (settimo in campionato). In definitiva, i numeri dicono che la Honda è stata la moto più vincente del 2017.
Due piloti in finale: Joan Mir, campione del mondo Moto3,e Johann Zarco, sesto nella classifica generale della MotoGP con tre podi conquistati e tante gare da protagonista. Difficile scegliere tra i due, perché quello che ha fatto Zarco era difficilmente prevedibile: lo stesso Hervè Poncharal, team manager della sua squadra, ha ammesso che mai si sarebbe aspettato simili prestazioni. Johann, quindi, è andato oltre ogni aspettativa, anche se in Moto2 aveva battuto primati a ripetizione.
Per me, però, quello che ha fatto Mir è ancora più sorprendente, anche se la Moto3 – ovviamente – non è la MotoGP.
Ma vincere il titolo come ha fatto lo spagnolo al secondo anno iridato, come fece in passato un certo Valentino Rossi, va oltre anche alle prestazioni di Zarco.
Partiva da favorito Franco Morbidelli, e ha confermato tutto il suo enorme potenziale conquistando, alla grande, il titolo della Moto2. Franco sembrava avere tutto per diventare grande anche in MotoGP: talento, velocità, forza psicologica, carattere, dedizione al lavoro, passione: è sicuramente lui il pilota potenzialmente più forte tra i giovani italiani.
In tanti sono in lizza per questo poco ambito premio, e purtroppo molti sono italiani: Andrea Iannone, al di sotto di ogni previsione con la Suzuki; Nicolò Bulega, Niccolò Antonelli, Enea Bastianini (perlomeno in parte) in Moto3; Lorenzo Baldassarri in Moto2. Per me, però, la delusione più grande del 2017 è stato Cal Crutchlow, che dopo aver vinto due GP nel 2016 ha conquistato un solo podio (terzo in Argentina) nel 2017, facendosi notare solo per le numerosissime cadute e gli errori commessi.
Ha deluso la Suzuki in MotoGP, ma è difficile capire quanto sia stato colpa della moto e quanto dei (del) piloti: ma complessivamente, la delusione più grande del 2017 è la KTM in Moto3, dove ha ottenuto una sola vittoria, due secondi e due terzi posti. Decisamente pochi, considerando il grandissimo potenziale della Casa austriaca.
Le statistiche dicono che il pilota che è caduto di più è stato Sam Lowes: 31 volte. Marc Márquez è scivolato “solo” 27 volte, ma è lui il “cascatore” dell’anno: nel suo caso, però, si tratta di un primato positivo, non negativo. Come aveva già fatto altre volte in passato, l'iridato spagnolo ha dimostrato un controllo della moto unico al mondo, come conferma anche il salvataggio nell’ultimo GP di Valencia, quando stava per cadere alla prima curva dopo aver superato Zarco .
Anzi, “tecnicamente” lui era caduto: però, è riuscito a salvarsi, con la solita inusitata scioltezza. Non bisogna quindi parlare di fortuna, ma di una tecnica che solo lui è in grado di attuare. Più in generale, il pilota che finito meno volte a terra è stato Valentino Rossi (4); e complessivamente nel 2017 sono state registrate 1.126 scivolate (primato assoluto), contro le 1.062 del 2016.
Qui è facile assegnare l’oscar, in questo caso negativo: per Lorenzo nemmeno un successo, nonostante un ingaggio presumibile di 12 milioni di euro all’anno. Inoltre, tra i tre team più forti – Honda, Yamaha e Ducati – Jorge è stato quello che ha fatto peggio rispetto al compagno di squadra, con una differenza di cinque posizioni e 124 punti rispetto a Dovizioso. Curiosamente, anche Valentino Rossi, nel 2011, chiuse il suo primo anno con la Ducati al settimo posto, con due punti in più (139) rispetto a quelli conquistati da Lorenzo, che però ha conquistato tre podi, contro l’unico di Rossi.
Tre GP si sono contesi il titolo di “GP dell’anno”: Austria (vittoria di Dovizioso su Marquez all’ultimo giro); Giappone (stesso risultato); Australia (Marquez, Rossi, Vinales).
Nei primi due GP, lo spettacolo è stato dato da Dovizioso e Marquez e si è lottato per la vittoria, mentre in Australia, il successo di Marquez è stato netto, ma i sorpassi sono stati infiniti, con almeno sei piloti protagonisti: Marquez, Rossi, Vinales, Zarco, Iannone e Miller. Alla fine, per me è stato il GP d’Australia il più spettacolare dell’anno. Ma scegliere è stato difficile.
La Dorna ha introdotto le domande “social”, ovvero i quesiti posti dagli appassionati di motociclismo ai piloti attraverso i più noti social network.
Due gli appuntamenti previsti per ogni GP: uno al termine della conferenza stampa del giovedì, quella di presentazione della gara, e uno al termine della conferenza di sabato sera, quella con i tre piloti in prima fila della MotoGP e i piloti in pole di Moto3 e Moto2.
Ne è venuto fuori un momento piacevole e divertente: alla fine è stato un po’ ripetitivo, qualcosa va rivisto, ma nel complesso è stato un esperimento riuscito.