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L’ha detto e ripetuto decine di volte: “In base ai risultati, deciderò se continuare a correre nel 2022”.
Valentino Rossi, per la verità, ha ancora voglia di fare il pilota, probabilmente non smetterebbe mai, anche se a Jerez, per la prima volta, ha ammesso: “Così non mi diverto”. I primi quattro GP sono stati ben al di sotto delle aspettative, con VR46 lento in prova - ad accezione del grande giro nel GP del Qatar, grazie anche al “gancio” di Pecco Bagnaia - e in grande difficoltà in gara.
Insomma, così diventa difficile continuare: a questo punto, è probabile che Le Mans, Mugello e Barcellona diventino decisivi per il proseguo della carriera del nove volte campione del mondo.
Purtroppo, è da un po’ che Rossi non riesce a essere competitivo: l’ultimo risultato importante, Valentino l’ha conquistato nel 2020 nel primo dei due GP a Misano, quando è arrivato quarto, infilato alla curva del “Tramonto” da Joan Mir nell’ultimo giro.
In quella occasione, Rossi era stato veloce e costante, così come lo era stato nelle prime cinque gare del 2020, quando aveva conquistato il 199esimo podio in carriera a Jerez2.
Da Misano2, però, sono iniziati i problemi, difficili da spiegare: caduto a Misano2; caduto a Barcellona (quando si poteva giocare la vittoria); caduto a Le Mans sul bagnato alla seconda curva; assente ad Aragon1 e 2 causa Covid; caduto a Valencia1; 12esimo a Valencia2; 12esimo a Portimao; 12esimo a Losalil1 2021; 16esimo a Losalil2; caduto a Portimao; 17eseimo a Jerez.
In totale, fanno 12 punti in 12 GP, per una media di un punto a gara. E’ chiaro che così non si può pensare di continuare, ci vuole un cambiamento radicale: è possibile? I numeri sono contro Valentino, ma chi lavora con lui è convinto che si possa uscire da questa situazione.
Per riuscirci, però, Rossi deve tornare a divertirsi, cosa che inevitabilmente non sta accadendo.
Negli ultimi tre anni, si sono ritirati tre piloti importanti come Dani Pedrosa (a fine 2018), Jorge Lorenzo (2019) e Cal Crutchlow (2020): nelle prime quattro gare disputate nelle rispettive stagioni, i risultati erano stati simili a quelli attuali di Rossi.
Vediamo nel dettaglio: il primo numero indica il piazzamento ottenuto in prova, il secondo in gara.
Come si vede, VR46 è quello che ha avuto il rendimento peggiore e i tre piloti presi in considerazione hanno smesso a fine anno, anche se per motivazioni e scelte differenti.
E’ chiaro che per quello che rappresenta Valentino Rossi, la scelta non è solo dettata dai risultati, c’è molto altro da tenere in considerazione. Ma le possibilità che Valentino dica basta aumentano con il calare delle prestazioni.
Rossi lo sa, serve una scossa importante.