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Marc Márquez è tornato a farsi vedere, sia pure solo in video, raccontando di uno stato di salute in miglioramento ma ancora grandi incertezze sulla data del suo rientro. Quello che però sembra fuori discussione è che ci possano essere strascichi che possano andare oltre il semplice infortunio. "Non vi preoccupate, torneremo là davanti" è la chiusa dell'otto volte iridato nel suo messaggio ai suoi fan, a rassicurarli sul fatto che una volta sistemata la questione fisica, la testa sarà già pronta a tornare al solito livello.
Un'opinione condivisa dal Dottor Claudio Costa, uno che i piloti li conosce molto bene sia nel fisico che nell'anima. Il "dottorcosta", in un'intervista alla testata spagnola AS, appoggia indirettamente le dichiarazioni di Márquez. "Le avversità hanno sempre rafforzato Márquez" ha spiegato il luminare imolese, "è già successo nel 2012 quando si è sottoposto a chirurgia oculare dopo una caduta. Dalle difficoltà Márquez si rialza più forte di prima, e lo dico per esperienza di prima mano. Quando l'omero si sarà saldato, e quindi avrà ripreso piena funzionalità, non avrà problemi. Una volta che l'osso sarà guarito, diventerà un pilota più forte di prima. Non gli serviranno tutori, il giorno che tornerà in pista."
"L'omero, con una placca, richiede un minimo di tre mesi per guarire, quando va bene, ma una volta a posto non ci sarà più bisogno di fare nulla. Al momento gli hanno messo un tutore per proteggerlo, perché una frattura curata con una placca non è la situazione più sicura. Sicuramente starà facendo riabilitazione per mantenere la muscolatura, che è una delle sue grandi qualità."
Infine, Costa ribadisce come la strategia corretta, fin dall'inizio, avrebbe dovuto essere utilizzare un chiodo invece di una placca in titanio, perché è possibile che sia stato proprio questo elemento a danneggiare l'omero destro di Márquez. "Avrebbero dovuto parlarne chiaramente con il pilota, dicendo 'Vuoi correre? Si può fare solo con un chiodo', è la soluzione più sicura anche in termini di potenziali danni alle articolazioni. Non so se di questo si è discusso o meno con Márquez. Ma in ogni caso, la certezza è che la placca non avrebbe mai potuto resistere a un ritorno immediato e all'atto di eroismo compiuto da Márquez a Jerez."