MotoGP, il Dottor Costa su Marquez: "Avrei messo i fissatori esterni"

MotoGP, il Dottor Costa su Marquez: "Avrei messo i fissatori esterni"
Il Dottor Claudio Costa lo temeva: la pseudoartrosi, cioè il ritardo nella guarigione dell’osso, ha reso necessaria una terza operazione all’omero destro. Quali sono adesso i tempi di recupero? La tecnica usata è quella giusta?
4 dicembre 2020

L’ospedale, come dice il comunicato della Honda, è il Ruber Internacional di Madrid e l’equipe che ha effettuato l’operazione ha proceduto con la “rimozione della placca precedente e il posizionamento di una nuova placca con l’aggiunta di un innesto osseo iliaco con lembo corticoperiosteo”.

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Il Dottor Costa, che questa terza operazione l’aveva messa in conto anche se sperava che la frattura di Marc guarisse prima, oggi al telefono dice:

“Se hanno fatto un bell’intervento il recupero potrebbe essere vicino ai quattro mesi. I nomi dei medici che sono intervenuti mi convincono, ma al momento non abbiamo molti dettagli sulla tecnica utilizzata e neppure una prognosi”.

C’erano due possibilità, dice Claudio. Personalmente, avrebbe proceduto tagliando via il focolaio, la porzione dell’osso che non vuole guarire, “Accorciando l’omero, tagliando sopra e sotto, applicando gli innesti ossei nel cosiddetto ‘panino’ e poi mettendo dei fissatori esterni. In questo caso basterebbero quattro mesi per avere un omero buono. Se invece, come pare dal comunicato, dopo il ‘panino’ hanno fissato l’osso applicando una placca, i tempi si allungherebbero: almeno sei mesi”.

L’errore è stato fatto a settembre, dichiara il dottor Costa: per essere precisi il secondo errore. Il primo era stato mettere una placca invece di inserire chiodo intramidollare. Ma a settembre si capiva che l’osso non voleva guarire e Claudio sarebbe intervenuto subito, con la tecnica dei fissatori esterni. Attendere due mesi non è servito a nulla, le probabilità di una svolta spontanea erano minime. Ma quali vantaggi ha la soluzione dei fissatori esterni?

“Io avrei accorciato l’omero di circa tre centimetri: un braccio un po’ più corto non è così penalizzante, non è una gamba che ti costringe a zoppicare. Ripeto, avrei segato tre centimetri di osso per eliminare con sicurezza il focolaio che non vuole guarire, avrei fatto il ‘panino’ con gli innesti e poi avrei messo i fissatori: perché i fissatori esterni mi permettono di comprimere progressivamente i due tronconi dell’omero, giorno per giorno, accelerando la guarigione. Ho fatto così con la gamba di Doohan”.

Ora, dice Costa al telefono, attendiamo dettagli e prognosi per capirne un po’ di più.