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E’ gente fatta per la salita, proprio come il pilota di riferimento. Quel Franco Morbidelli che di salita ne ha vista veramente tanta prima di coronare il sogno della MotoGP e pure di sfiorare il tetto del mondo. Loro, quelli del suo fanclub, sono prima di tutto i suoi amici d’infanzia e hanno scelto di darci dentro con il lavoro solo dal 2019. Trovandosi, quindi, davanti ad un 2020 che è stato tutto in salita, ma non per questo privo di soddisfazioni. Così, a pochi giorni dai test del Qatar (in cui Morbidelli è apparso in ottima forma) e a meno di due settimane dal primo GP della stagione, abbiamo deciso di fare una chiacchierata con uno dei fondatori del fanclub di Franco Morbidelli, un gruppo giovanissimo, praticamente appena nato, ma che è già tra i più attivi e numerosi.
“Eravamo una decina all’inizio – ci racconta Alessandro Drudi - Tutti ragazzi cresciuti qui tra il comune di Tavullia e la frazione di Babbucce insieme a Franco sin da quando si è trasferito da Roma insieme alla sua famiglia. Siamo venuti su insieme, solo che lui aveva un sogno più grande e un talento smisurato con le due ruote. Poi quel gruppo ristretto di amici ha iniziato a seguirlo nelle sue gare, fino a farsi sempre più numeroso e a diventare un vero fanclub”.
Quando avete cominciato?
In teoria sin da subito, quando eravamo ancora bambini. Ma concretamente il fanclub è nato nel 2019, quando abbiamo fatto tutti i passaggi burocratici necessari, con tanto di documenti ufficiali, carte varie e registrazioni. Ed è stato subito un successo con i primi iscritti.
Poi il 2020…
Già. Annata difficile sotto tutti i punti di vista. Strada in salita per noi che avevamo appena iniziato, ma le cose sono andate bene anche grazie a Franco, che ha portato a casa risultati grandiosi
A Tavullia di fanclub ce ne è già un altro famoso nel mondo e decisamente attivo, la strada era tracciata anche per voi…
La nostra sede è a Babbucce, che è il paese dove Franco è cresciuto, ma sì, nel territorio di Tavullia non siamo certo l’unico fanclub. Qua è davvero terra di piloti, mica è solo uno slogan. I ragazzi del fanclub di Vale comunque ci sono stati di grande aiuto perché è chiaro che nei primissimi tempi ogni volta che abbiamo avuto un dubbio su qualcosa o un qualche tipo di problema ci siamo rivolti a loro. Hanno un paio di decenni di esperienza sulle spalle e gestiscono numeri incredibili, quindi è chiaro che sono stati e sono un riferimento.
Quindi il rapporto tra fanclub è lo stesso che c’è tra Valentino Rossi e Franco Morbidelli?
Ma certo, collaborazione piena. Anche perché siamo più o meno tutti concittadini, persone che si conoscono da sempre e che hanno condiviso percorsi anche al di fuori della passione comune per il motorsport. In particolare per la parte social ci siamo spesso appoggiati a loro all’inizio.
Avete seguito i test del Qatar?
Li abbiamo seguiti, certo. Ma ci sarebbe piaciuto poterlo fare in sede, tutti insieme, almeno il nucleo storico. Però il periodo è quello che è e chiaramente abbiamo dovuto farlo separati, ognuno a casa propria. In ogni caso Franco è andato forte, ci sarà anche quest’anno a lottare e a farci divertire.
Qualcuno, tra cui Jorge Lorenzo, sostiene che sia il pilota che si è nascosto di più. Quello, in sostanza, che si è tenuto un po’ di velocità nel polso per non dimostrare tutto il suo potenziale. Voi lo conoscete da sempre, è possibile che sia andata davvero così?
Impossibile saperlo. I numeri dicono che è andato più che bene e che anche quest’anno sarà della partita, nonostante la M1 non sia la stessa degli ufficiali. Ma non lo era neanche lo scorso anno e alla fine s’è rivelato più un vantaggio che uno svantaggio. Quanto a tenersi qualcosa nel polso, mai dire mai, ma per come conosco Franco è uno che ci mette tutto e anche qualcosa in più, sempre, quando c’è da competere. Quindi, ma questa è solo una mia sensazione, non ci credo moltissimo all’idea che possa essersi risparmiato.
Avete parlato con lui dopo i test del Qatar?Non ancora. L’abbiamo sentito prima che partisse ed era carichissimo, ma non c’è stato ancora modo di confrontarsi sul dopo. Però dalle varie interviste e dalle dichiarazioni riportate dalla stampa l’impressione è che sia molto sereno e determinato. Ha buon feeling, ha infilato tempi importanti sia nel giro secco sia sul passo. Sta lì e se la gioca con i primi. Ed è con un team con cui si trova benissimo a cui, ora, s’è aggiunto anche l’amico e riferimento di una vita, Valentino. Le premesse sono buone, dai!
L’arma in più di Franco Morbidelli è Ramon Forcada come sembrano sostenere in molti?
L’arma in più di Franco Morbidelli è Franco Morbidelli. Poi, per carità, Ramon Forcada è sicuramente un valore aggiunto come lo stesso Franco riconosce ogni volta. E’ uno dei migliori e tra quelli con più esperienza nelle corse in moto e molta della crescita di Franco è probabilmente dovuta a Forcada e al rapporto che sono riusciti ad instaurare. Si vede che non è solo lavoro, si percepisce a pelle che ci sono affetto e vera stima.
Nel 2020, però, non avete potuto essere presenti come avreste voluto…
Purtroppo è stata una stagione difficile, condizionata da una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. Non siamo stati sfortunati solo noi, ma lo sono stati tutti in generale e, nello specifico, anche tutti gli altri fanclub. Certo, ci sarebbe piaciuto accompagnare il suo percorso trionfale, ma lo abbiamo comunque fatto per come è stato possibile.
Nel settembre scorso, dopo la vittoria di Misano, il vostro stand a Tavullia è stato preso d’assalto…
Un’emozione immensa. E chi se la dimentica quella giornata? Avevamo allestito lo stand a Tavullia, a due passi dal quartier generale del fanclub di Vale e per spostare il materiale c’eravamo fatti prestare il furgone con cui Franco muove le sue moto per gli allenamenti. Dopo la bandiera a scacchi venne a festeggiare con noi anche la mamma, Cristina, insieme a suo zio e altri della sua famiglia. Alla fine un fanclub è questo: senso di comunità e appartenenza. Lo scopo è stare insieme e condividere, quindi quel giorno è stato certamente il più importante da quando esistiamo. Paradossalmente la gioia più grande per noi è coincisa anche con la sofferenza più grande, perché sarebbe stato stupendo poter essere lì, nella nostra tribuna, con tutti i suoi tifosi vestiti del suo verde e i nostri gadget. Ma, scaramanzia a parte, Franco ci darà modo di rifarci quando tutto questo sarà passato.