MotoGP, (im)probabile ritorno a Spa-Francorchamps

MotoGP, (im)probabile ritorno a Spa-Francorchamps
Colloqui fra Dorna e la proprietà del circuito, ma un rientro del meraviglioso tracciato belga nel circus della MotoGP appare difficile. Ecco i motivi
16 gennaio 2017

La notizia è di quelle che fanno accelerare il battito cardiaco degli appassionati: Nathalie Maillet, direttrice del circuito di Spa-Francorchamps, sta lavorando con Dorna per riportare il motomondiale sul leggendario tracciato belga. Un ritorno che avrebbe del meraviglioso, dato che il circuito è uno dei più belli al mondo dal punto di vista della guida, ma che pare tutt’altro che scontato, nonostante l’ottimismo della direttrice, che ha parlato del 2020 come stagione papabile per il reinserimento della pista nel calendario della MotoGP.

A Spa-Francorchamps le moto non corrono dal 1990, l’anno della consacrazione di Rainey che non a caso vinse anche quella gara, corsa sotto il diluvio universale. Ma già da qualche anno i piloti storcevano il naso davanti al tracciato belga, affascinante e gustoso ma anche velocissimo e privo di vie di fuga adeguate. Una situazione non molto diversa da quella attuale, perché il tracciato belga non è (giustamente) cambiato più di tanto nel layout, né si è trovato nella necessità di adeguare la sicurezza agli standard motociclistici.

Insomma, l’operazione di rientro nel calendario della MotoGP comporterebbe lavori molto importanti, con l’eliminazione di zone consistenti della foresta circostante sicuramente non semplici da pianificare ed effettuare; senza contare che la collocazione geografica (la pista è nel bel mezzo delle verdissime Ardenne, dove piove oltre 300 giorni l'anno) fa si che il meteo sia un fattore particolarmente critico.

I meno giovani ricorderanno poche gare asciutte a Spa, con particolare riferimento all’edizione 1989, quella del caos regolamentare che portò alle tre manche, con eliminazione della terza frazione finale e al punteggio dimezzato. Un problema sicuramente superato dal regolamento flag-to-flag, ma che fa sicuramente rabbrividire qualunque responsabile della sicurezza.

A tutto questo va aggiunta la situazione circuiti attuale: anche senza voler dare per scontato l’inserimento del Kymi Ring finlandese (che ha un contratto a partire dal 2018, ma ce l’aveva anche Donington e abbiamo visto tutti com’è finita) ci sono troppi Paesi importantissimi da un punto di vista commerciale - India, Indonesia, Cina - che premono per ospitare una prova del Mondiale, e troppi pochi circuiti in forse, perché si possa considerare probabile un reinserimento di Spa, soprattutto considerando le opere necessarie per la riqualificazione motociclistica del tracciato. Ma sognare non è vietato...

Foto: archivio Fox Sports

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