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Ecco il confronto dopo dieci gare tra i punti realizzati da alcuni piloti nel 2015 e nella passata stagione. Rossi 195/157 +38 punti; Lorenzo 186/117 +69; Marquez 139/250 -111; Iannone 129/62 +67; Dovizioso 94/108 -14; Pedrosa 80/161 -81; Crutchlow 74/36 +38.
Ecco invece il confronto tra compagni di squadra o di moto: chi è arrivato più volte davanti in gara nei primi nove GP della stagione?
Rossi/Lorenzo: 5/5; Marquez/Pedrosa: 5/2; Iannone/Dovizioso: 6/4; A.Espargaro/Vinales: 6/4; Smith/P.Espargaro: 8/2; Petrucci/Hernandez: 7/3; Crutchlow/Redding: 7/2; Hayden/Miller: 6/3.
Si parla molto di gomme, spesso a sproposito, di presunti “complotti” per favorire un pilota o penalizzarne un altro. Ma come funziona la scelta degli pneumatici? Quando viene fatta? Lo spiega Hiroshi Yamada, numero uno in pista della Bridgestone.
«Le gomme per ciascun GP vengono scelti tenendo in considerazione prima di tutto la sicurezza, poi le prestazioni in base ai risultati dell’anno precedente. Spesso la scelta coincide, ma a volte cambia. Faccio un esempio: a Jerez, nel 2014, avevamo portato la gomma più dura, che nessun pilota aveva utilizzato. Così, per il 2015, abbiamo scelto l’opzione più soffice. All’inizio della stagione viene fatto il piano per tutti i GP, che può essere leggermente modificato: la scelta dell’anteriore può variare, in base alle previsioni meteo, diciamo fino a un paio di settimane prima del GP, mentre per il posteriore la decisione definitiva deve essere fatta almeno un mese prima, anche perché avendo specifiche differenti per “Factory” e “Open”, non ci sarebbe il tempo materiale per fornire le squadre». Yamada sorride quando gli si parla di complotti. «Nessuna cospirazione: anche volendo, non ci sarebbe la possibilità di favorire a priore un pilota piuttosto di un altro. E’ chiaro che quando si fanno delle scelte qualcuno è contento, altri no, ma è una decisione di Bridgestone in base a dati scientifici e non per simpatia o antipatia».
Con tutti i piloti ufficiali già sotto contratto, si sta vivacizzando il “mercato-piloti” dei team satelliti. La vittoria alla 8 ore di Suzuka è valsa a Pol Espargaro il prolungamento del contratto con Yamaha fino al 2016, sempre, naturalmente, nel team Tech3. Al suo fianco ci sarà ancora Bradley Smith, per la verità un po’ indispettito alla vigilia di non aver ricevuto la stessa attenzione di Espargaro, pur avendo ottenuto fino adesso risultati migliori. «Nessuno sembra interessato a me» si era lamentato Smith, ma il rinnovo con Ervé Poncharal è scontato: la differenza è che Espargaro tratta direttamente con la Casa giapponese, Smith con il team manager francese. Nuovi piloti per il team Martinez: Hayden vorrebbe continuare a correre, ma in MotoGP non c’è più spazio per lui e il suo posto verrà preso quasi certamente da Jack Miller. Per il secondo pilota si fa il nome di Sam Lowes, che certamente lascerà la Moto2: la conferma è che il suo attuale team manager Luca Boscoscuro sta cercando un sostituto. Rimanendo in MotoGP, l’Aprilia, accanto ad Alvaro Bautista che ha già il contratto firmato, potrebbe rimanere Stefan Bradl (a un accordo fino a fine stagione, il prolungamento dipenderà dai risultati), ma si stanno valutando anche altri piloti.
Il “pezzo” forte del mercato è però Cal Crutchlow: nonostante prestazioni ben al di sotto delle aspettative, il britannico rimane comunque il pilota più forte tra quelli senza contratto. Anzi, un contratto, per la verità, ce l’ha, perché Lucio Cecchinello potrebbe anche far valere l’opzione a suo favore per il 2016, ma con una riduzione di ingaggio. Crutchlow è stato anche contattato da Michel Bartolemy, che sta cercando un sostituto per Scott Redding, piuttosto deludente. Da parte sua, Crutchlow ha bussato alla porta della Ducati, che lo potrebbe sistemare nel team Pramac a fianco di Danilo Petrucci, che quasi certamente verrà confermato. «Danilo è importante anche per il futuro» ha detto l’ingegnere Gigi Dall’Igna commentando l’ottimo quinto posto conquistato da Danilo in qualifica. Per quanto riguarda Cecchinello, dato quasi per certo il passaggio di Miller al team Martinez, se dovesse perdere Crutchlow dovrebbe cercare un valido sostituto, che al momento non c’è.
Giovedì i rappresentanti delle Case – Aprilia, Ducati, Honda, Suzuki, Yamaha e KTM (quest’ultima, però, non ha ancora diritto di voto) – si sono incontrati a Indianapolis per discutere nuovamente della centralina 2016. Oggetto della discussione, come è noto, la piattaforma inerziale, che Honda e Yamaha danno per scontato che ci sarà nel 2016, mentre per il 2017 si vedrà. «E’ già stato deciso, stiamo preparando già le moto per la prossima stagione» è la loro “scusa”, mentre Aprilia, Ducati e Suzuki continuano a essere contrari, perché si tratta, secondo loro, «di una seconda centralina» e la vogliono eliminare già dal 2016. Per cercare di trovare un accordo, finita la riunione MSMA, la Honda avrebbe mandato una email agli altri costruttori, facendo sapere di essere disposta di mettere in vendita la propria piattaforma inerziale a circa 15.000 euro, con consegna del primo esemplare a fine anno, e delle altre durante la prossima stagione. «Nessun “trucco”, siamo anche disposti a cambiare la piattaforma montata sulla nostra moto con una di quelle “comprate”» dicono all’HRC, per dimostrare che non ci sarebbe differenza. Ma le altre Case non sembrano d’accordo. Si continuerà a discutere fino a ottobre, quando poi, se non ci sarà un accordo, sarà Carmelo Ezpeleta a prendere una decisione.
Quello di domenica potrebbe essere l’ultimo GP disputato a Indianapolis, anche se gli organizzatori hanno un contratto con la Dorna fino al 2017. Ma c’è la possibilità, per entrambi, di svincolarsi ed Ezpeleta, nella riunione di venerdì della Safety Commission, avrebbe comunicato ai piloti che non si tornerà a Indy. Secondo un documentato articolo pubblicato da un quotidiano di Indianapolis, gli organizzatori sono decisi a chiudere anticipatamente l’accordo per mancanza di piloti statunitensi nel 2017. Nell’articola si ricorda che in passato, in 16 anni, tra il 1978 e il 1993 i piloti americani avevano conquistato ben 13 titoli mondiali, scesi a solo due nei successivi 21 anni: Kenny Roberts jr (2000) e Nicky Hayden (2006), che è salito sul gradino più alto del podio addirittura 159 GP fa. In questo lasso di tempo, c’è stata solo una vittoria di un pilota statunitense, quella di Ben Spies nel 2011 ad Assen. Sarebbe quindi questo il motivo e non la mancanza di pubblico ritenuto invece soddisfacente, anche se i numeri dichiarati sembrano a dir poco ottimistici: 145.558 nei tre giorni, con 67.648 (mah…) appassionati la domenica. E’ vero comunque che il GP in città crea un sacco di movimento, con alberghi e ristoranti regolarmente “sold out”.
Se Indianapolis salterà, come appunto sembra certo, il suo posto in calendario verrà preso dal già confermato GP d’Austria all’A1 Ring, che manterrà la stessa collocazione del GP di Indy, quindi in agosto la settimana precedente del GP della Rep. Ceca, che sembra aver risolto i problemi finanziari. Il mondiale scatterà il 20 marzo, sempre in notturna in Qatar, quindi una settimana prima rispetto a quest’anno: per la verità, già nel 2015 si doveva correre la settimana precedente in Qatar, ma la concomitanza con il “classico” di calcio Barcellona-Real Madrid, aveva fatto slittare il via del mondiale di sette giorni (!). Per quanto riguarda i test, non ce ne saranno più due in Malesia, ma uno solo, con il secondo sostituito dall’Australia, per poi spostarsi in Qatar.
Ben Spies non ha un buon rapporto con Indianapolis, dove nel 2013 annunciò il ritiro dalle competizioni dopo l’ennesima caduta. Spies era stato “annunciato” come ospite per il GP 2015, ma un paio d’ore dopo essere partito da Dallas assieme alla moglie (italiana), Spies è stato vittima di un incidente, fortunatamente senza conseguenze, per lo scoppio di una gomma del motorhome. Così ha rinunciato alla trasferta.
Quasi ad ogni GP c’è una novità dentro al box Aprilia: Alvaro Bautista ha testato un telaio e un forcellone leggermente differente e in gara ha portato al debutto la frizione a secco, provata il venerdì e subito promossa.
Un responsabile del team Leopard prima del via: «In queste condizioni di asfalto umido, Kent è ancora più forte». Risultato finale: Kent 21esimo.