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Il 2021 si avvicina: fra poco meno di due settimane partiranno i test in Qatar per la classe regina e inizierà ufficialmente la stagione in cui Joan Mir dovrà difendere il titolo conquistato nel 2020. Il maiorchino è tranquillo e determinato come sempre: la vittoria non gli ha dato alla testa ("So quanto mi è costato arrivarci, nessuno mi ha regalato nulla, e sicuramente la cosa aiuta molto a non montarsi la testa", ha detto in un'intervista a Mundo Deportivo) anche se è ben cosciente che il Mondiale che sta per iniziare riserva sicuramente molte incognite, perché riconfermarsi spesso è più difficile che vincere.
"Non so bene cosa aspettarmi, perché quando vinsi il titolo, nel 2017, sono subito salito di categoria quindi non posso dire di sapere cosa significhi difendere un titolo, con la pressione che ne deriva. Però sono convinto delle mie possibilità. Quest'anno partiremo con addosso molta pressione: dovremo vincere, sapendo che non ci servono piazzamenti che non siano per lo meno un podio."
"Non credo comunque che riconfermarsi sia impossibile: conosco bene il nostro potenziale, e abbiamo anche una motivazione in più perché quest'anno sarà una stagione più normale. Voglio dimostrare che l'anno scorso non è stata un'anomalia: anche in un campionato quasi normale sarò lì con i primi, e il fatto di tornare per vincere mi motiva moltissimo. Ecco, se quest'anno non riuscissi a stare là davanti finirei per demotivarmi, perché so di avere il potenziale per vincere. Considererei un fallimento non riuscire a lottare per il titolo."
Quest'anno, oltretutto, il team Suzuki dovrà fare i conti con la partenza di Davide Brivio, ma Joan conferma di non essere particolarmente preoccupato.
"Non so di preciso cosa succederà, ma mi piace pensare - credo - che non cambierà molto. Davide Brivio ha fatto un ottimo lavoro, lasciando una squadra molto completa, con persone molto competenti e capaci di prendere decisioni nel modo migliore. Credo che Sahara (Shinichi Sahara, capoprogetto Suzuki MotoGP, NdR) farà un'ottimo lavoro."
Il problema più grande da risolvere sembra sempre lo stesso per i piloti Suzuki: la prestazione in qualifica. Mir divide le responsabilità in ugual misura fra pilota, moto e squadra, con un'osservazione piuttosto interessante.
"Devo sicuramente migliorare a livello di guida: non c'è un aspetto preciso, ma sto lavorando per diventare più veloce sul giro secco, in qualifica. Ma è una questione che dipende dal pilota, dalla moto ma anche da altri fattori tecnici: dobbiamo capire perché ci troviamo in difficoltà in qualifica quando entrambi i piloti titolari sono veloci. So di non essere il pilota più veloce del mondo sul giro secco, ma valgo sicuramente una prima o una seconda fila. Però in questo momento siamo lontani da queste prestazioni."
E il ritorno di Marquez? Mir non si dice preoccupato. Sarà inevitabile trovarselo contro.
"Non mi preoccupo molto di quello che si dice, io mi limito a fare il mio lavoro e a dare il 100%. Non ne faccio una malattia: so che Marquez tornerà e so che dovrò lottare anche con lui. Non ne sono ossessionato, sarà una cosa che arriverà inevitabilmente. Sinceramente spero che torni e che possa recuperare appieno, di poter tenere il suo passo, quello di uno dei migliori piloti del mondo. Ma non è su di lui che mi concentro: sinceramente non vedo l'ora di zittire gli hater, i miei detrattori. Dobbiamo lavorare per vincere il titolo, non solo per battere Marquez, quello è il mio lavoro. Quest'anno ho dato il 100% e ho visto di poter vincere il titolo. Ora mi manca di verificare dove posso ancora arrivare continuando a dare il 100%."