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Come aveva già fatto dopo il rinnovo di contratto con Alex Rins, la Suzuki ha organizzato un incontro “virtuale” con Joan Mir, riconfermato dalla Casa giapponese fino al 2022. Ecco cosa è emerso dall’anomala (per il passato, non per il presente, purtroppo…) conferenza stampa.
“Sono molto contento di continuare con Suzuki: avrei voluto dare questo annuncio in una situazione differente, sapevamo di questo rinnovo da tanto tempo. Sono passato dalla Moto2 alla MotoGP in un solo anno e poi ho avuto una sola stagione per dimostrare il mio potenziale: il lavoro con Suzuki non era ancora terminato, ci tenevo a continuare con questa squadra”.
Qual è il tuo programma di allenamento da qui a fine luglio?
“E’ tutto in evoluzione, perché la situazione è differente in ogni Paese: per esempio, ad Andorra non è come in Spagna. Adesso è importante mantenere il corpo allenato: quando potremo iniziare a usare la moto, lo farò, ma senza esagerare. Bisogna ritrovare gli automatismi. Farò un po’ di cross, pista, minibike, ma bisogna ripartire con calma, perché da due mesi non saliamo in moto”.
Credi sia un problema o un vantaggio il congelamento dello sviluppo?
“Abbiamo visto in Qatar e in Malesia che la Suzuki 2020 è competitiva: per noi è ok il congelamento dello sviluppo. Altri costruttori sembravano più in difficoltà, ma erano solo test e in questi mesi si è continuato a lavorare: sono sicuro che anche chi aveva dei problemi sarà a posto per l’inizio del campionato”.
In inverno sei andato molto forte, quali sono i tuoi punti forti e quali quelli deboli? Chi fa lo sviluppo della moto, tu o Rins?
“Io e Alex seguiamo la stessa direzione: sicuramente è un aspetto positivo. Nel 2019 il mio stile era troppo aggressivo ed è qualcosa che ho cercato di correggere: credo di essere migliorato molto sotto questo aspetto. Devi essere molto dolce nella guida. Nei test, l’obiettivo era stare nei cinque e ci sono riuscito. Ma adesso è difficile sapere com’è la situazione: ad esempio, Miller ha continuato ad andare in moto, adesso possono ricominciare a farlo anche i piloti italiani. Insomma, saranno tanti gli aspetti da valutare per la prima gara”.
Come stai fisicamente dopo l’incidente del 2019?
“Sto molto meglio, ho potuto allenarmi molto a casa: non andando in moto ho migliorato la mia condizione fisica”.
Hai avuto altre offerte?
“So dal mio manager che c’erano altre possibilità, ma non abbiamo parlato con nessuno: l’idea era rimanere con la Suzuki, cambiare Casa avrebbe significato ricominciare tutto da capo. Il mio obiettivo è portare in alto la Suzuki, come aveva fatto Kevin Schwantz”.
Com’è la situazione ad Andorra?
“Al momento non possiamo muoverci, possiamo solo allenarci con la bicicletta. Come ho detto, per il momento va bene così, perché non voglio ricominciare troppo duramente, dopo una pausa così lunga. Credo che settimana prossima potremo tornare ad allenarci in moto”.
Molti credono che la Suzuki sia la moto più equilibrata: si può vincere il mondiale?
“Suzuki ha un grande potenziale, ma ha le sue peculiarità: non so perché, tutti i piloti che arrivano in Suzuki faticano un po’ il primo anno, per poi migliorare il secondo. Non so se è la più equilibrata, sicuramente non è così facile: spero di poter stare spesso con Alex, come ho dimostrato anche a fine 2019. Credo che io e Rins possiamo stimolarci a vicenda per crescere sempre di più”.
Come ci si prepara per una stagione che potrebbe avere molte gare consecutive?
“Intanto è difficile mantenere la motivazione senza sapere quando si inizierà. La preparazione cambia molto: sarà importante non avere cali di forma”.
Qual è stato l’aspetto peggiore di questa quarantena?
“Io sono uno che si muove molto, che brucia tante calorie: non è stato facile mantenersi in forma senza poter fare quello che facevo prima. Sono un privilegiato perché ho una palestra, una casa grande, ma non è semplice. Cerco di tenere alta la motivazione”.