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Si torna in pista dopo oltre due mesi: dal 31 gennaio al 2 febbraio gireranno i collaudatori e i debuttanti, il 5 e 6 febbraio tutti gli iscritti alla stagione 2022 della MotoGP. Dopo un anno, il 2021, di congelamento dello sviluppo dei motori, le Case hanno potuto lavorare nuovamente sui 4 cilindri: il riferimento, naturalmente, è il “motorone” Ducati. Più in generale, la DesmosediciGP è alla vigilia dei test la moto da battere: cosa avranno fatto i rivali per provare a raggiungere la Casa di Borgo Panigale? Ecco l’analisi del nostro ingegnere Giulio Bernardelle. Prima di iniziare, però, si fa un passo indietro, al 2021: com’era finita la stagione, quale era la classifica tecnica secondo Bernardelle?
“Il 2021 - afferma il nostro “ingegnerone” - era finito con una sorta di strapotere Ducati. Al secondo posto, a pari merito, Yamaha e Suzuki, al quarto Honda, al quinto KTM, al sesto Aprilia”.
Questa la fotografia di come è finita la stagione 2021. Adesso entriamo nel dettaglio dei test: ecco Casa per Casa cosa si aspetta Bernardelle.
Aprilia: “Alla RS-GP manca qualcosa a livello motoristico per quanto riguarda la gestione dell’accelerazione”.
KTM: “Sono d’accordo con quanto hanno dichiarato Oliveira e Binder durante la presentazione: la RC16 non deve essere rivoluzionata, ma bisogna trovare una messa a punto di base ottimale”
Honda: “La RC213V del 2020 e del 2021 era stata sviluppata per assecondare la guida di Marquez, che è un pilota con una guida estremizzata. Ecco quindi che anche la moto era estrema e ha messo in crisi tutti gli altri piloti. Honda ha sicuramente capito di dover fare una moto più “morbida”, intervento probabilmente nelle quote ciclistica, nella rigidità del telaio e del forcellone. Credo che siano intervenuti anche sull’erogazione del motore, per rendere la potenza più gestibile”.
Suzuki: “La GSX-RR non è affatto male: nel 2021 è andata in crisi la comunicazione tra il team e gli ingegneri in Giappone. La base della moto è eccellente, bisogna riportare le informazioni in maniera efficace al reparto corse giapponese. Non serve una rivoluzione: con poco possono rimanere al vertice”.
Yamaha: “Storicamente, Yamaha ha sopperito alla cronica mancanza di potenza con una ciclistica da riferimento. Non a caso la M1 è il punto di riferimento per quanto riguarda trazione e percorrenza curva. Ma dal 2016, Yamaha non è riuscita a sviluppare una moto per far rendere al meglio le gomme Michelin: credo che questo sia il limite più grande, ancora più della mancanza di potenza del motore. Mi aspetto che la M1 sia migliorata dal punto di vista ciclistico”.
Ducati: “La GP21 era arrivato a un livello assoluto, anche se i miglioramenti a livello di guida sono più dovuti ai piloti, più che a un cambiamento radicale della ciclistica. E’ chiaro che se la Ducati deve crescere lo deve fare sul bilanciamento ciclistico, per far curvare meglio la moto, unico limite della DesmosediciGP”.
Ma dopo i cinque giorni di test tra Malesia e Indonesia, c’è tempo, eventualmente, per intervenire? Giulio non ha dubbi: “No”.
L’episodio completo, numero 52, di #atuttogas, il podcast di Moto.it, si potrà ascoltare da domenica prossima, 30 gennaio 2022, su Moto.it e sulle principali piattaforme podcast.