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Cinque giorni di test: veramente pochi per preparare una stagione. Ma così va la MotoGP adesso e, come ha sottolineato Luca Marini, in futuro ci saranno sempre più gare e sempre meno test. Sbagliatissimo, ma è così. In attesa del DopoGP delle 18 e delle spiegazioni dettagliate del nostro ingegnere Giulio Bernardelle, diamo i voti alle Case, ben sapendo che quanto visto in Malesia e in Indonesia potrebbe anche essere molto differente da quanto vedremo in Qatar.
Attenzione, non per quanto riguarda le moto - ormai sono definite, c’è solo il tempo per intervenire, eventualmente, sui dettagli -, ma per il rendimento. Perché i GP sono completamente diversi: nel fine settimana di una gara si ha pochissimo tempo per lavorare, non c’è spazio per fare prove su prove come avviene in una giornata di test. E’ un’altra cosa, un altro sport. Quindi, bisogna stare molto attenti nelle valutazioni…
E’ stata completamente rivoluzionata, in ogni aspetto. Alla HRC non hanno avuto il timore di “copiare” la Ducati, di prendere la DesmosediciGP come riferimento: personalmente lo giudico come un segno di forza, non di debolezza. Il miglioramento è evidente e certificato da tutti i piloti, al di là di qualche perplessità iniziale di Marc Marquez, destabilizzato per non avere più la “sua” RC213V.
Ma Marc ci ha messo poco ad abituarsi e l’ottimismo mostrato a fine test è sicuramente positivo per la Honda, così come il passo gara di Nakagami e la grande velocità di Espargaro. Insomma, con questa moto e un Marquez al 95% si può puntare dritto al mondiale.
Considerando i pochi giorni a disposizione, l’ingegnere Gigi Dall’Igna e i suoi uomini hanno fatto una sorta di azzardo, perché manca il tempo materiale per mettere a punto alla perfezione un progetto nuovo. Perché di progetto nuovo si tratta: non una rivoluzione come quella della Honda, ma i cambiamenti sono tanti. Viene da chiedersi: perché, considerando la competitività della GP21? “Perché se non vai avanti con lo sviluppo rimani indietro, non batti gli avversari” risponde, giustamente, Dall’Igna.
Al di là dei risultati, che per qualcuno possono sembrati deludenti, per me Pecco Bagnaia e i suoi tecnici hanno fatto un ottimo lavoro, senza preoccuparsi del cronometro sul giro secco, ma preparando la GP22 per la gara. Sono convintissimo che in Qatar la coppia Bagnaia/Ducati sarà il riferimento. È andato bene anche Johann Zarco, mentre preoccupano le tante cadute di Jorge Martin e la poca velocità di Jack Miller.
Il lavoro svolto è stato più che positivo: “Il motore ha fatto un significativo passo in avanti, mentre il telaio ha confermato i nostri punti forti” per dirla con le parole di Sahara-san, il direttore tecnico della Suzuki. Parole confermate da entrambi i piloti: la GSX-RR è una gran moto. Allora, perché mezzo punto in meno di Honda e Ducati?
Perché la Suzuki è indietro nel sistema dell’abbassatore anteriore da usare durante il giro e non solo in partenza (“E non lo svilupperemo durante l’anno, perché chiederebbe troppe risorse economiche” ha ammesso Sahara) e perché è da verificare il rendimento quando si gira insieme agli altri. Nei test era da podio: per me può ripetersi anche in gara.
A me ha impressionato favorevolmente, ma ho ragionato sull’analisi fatta da Manuel Pecino durante la diretta del 13 febbraio e sulle criticità sottolineate da Maverick Vinales: la RS-GP 2022 è più competitiva del 2021, ha fatto un altro passo in avanti, ma al momento ancora non basta per battere Honda e Ducati. E forse nemmeno Suzuki.
A Noale sanno di dover lavorare ancora: vanno sfruttate al meglio le concessioni. Cosa manca? Un po’ di motore, una base “sicura” per Vinales, un rendimento costante per tutto un GP.
Difficilissima da giudicare, ma il passo gara di Brand Binder e Miguel Oliveira in Indonesia non è stato affatto male: non è da sottovalutare. Nei test, però, non si è visto un cambiamento importante di prestazioni come ci si sarebbe aspettato.
Per me insufficiente, perlomeno secondo le mie aspettative: ricordo che tutto è relativo. Da Yamaha mi aspettavo un bel passo in avanti nelle prestazioni del motore, invece la situazione è esattamente uguale al 2021. Complessivamente, la M1 è una moto super competitiva, da nove in pagella, come confermano le prestazioni di Fabio Quartararo e, in parte, anche di Franco Morbidelli.
Ma è una moto super competitiva se i piloti possono girare da soli: cosa succederà in gara con tutte le altre moto - ripeto: tutte - più veloci in rettilineo? Non a caso, Quartararo continua a ripetere che è fondamentale lavorare sul giro secco: se parti indietro, è finita ancora prima dello spegnarsi del semaforo rosso.