MotoGP. Le pagelle del GP delle Americhe

MotoGP. Le pagelle del GP delle Americhe
Per Marquez 10, immenso soprattutto in qualifica; 9,5 per Dovizioso, al pari dei campioni; 9 per Rossi, impossibile fare meglio su una Yamaha. Sei a Lorenzo, che ha corso con la bronchite
13 aprile 2015

MARC MARQUEZ VOTO 10

Il capolavoro, questa volta, l’ha firmato in prova con un’impresa da ricordare a lungo. In quel giro incredibile, il campione della Honda ha dimostrato di avere tutto in quantità sproporzionata: velocità, controllo della moto, aggressività, spregiudicatezza, incoscienza. In gara, per così dire, si è limitato a fare quello che per lui è assolutamente normale: controllare nei primi giri, andare senza fatica al comando, imporre il proprio ritmo. Sembra facile e per lui lo è, ma non è così. Fenomenale.

 

ANDREA DOVIZIOSO 9,5

Un’altra grandissima gara: basterà per convincere quelli (troppi!) che ancora lo considerano un pilota di medio livello? Difficile, perché certi pregiudizi sono duri a morire, ma la realtà è che il Dovi adesso è fortissimo, superiore a Lorenzo e in grado di giocarsela alla pari con i grandissimi della MotoGP, come Rossi e Marquez. Non ci credete? Riguardate la gara giro per giro e scoprirete un pilota veloce, intelligente, capace di ribattere a ogni attacco e di gestire i momenti difficili. Da applausi.

 

VALENTINO ROSSI 9

Con la sua moto, fino a prova contraria, era impossibile andare più forte. Che grinta, che determinazione, che pilota: un fuoriclasse indiscutibile. Dall’anno scorso ha annientato il compagno di squadra e gara dopo gara, impresa dopo impresa, si avvicina sempre di più a Marquez, sognando la “decima” come il Real Madrid (fino all’anno scorso) in Champions League. Impossibile? Non per questo campione unico e inimitabile. Da pelle d’oca. Galactico.
 

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JORGE LORENZO 6

Ha corso sotto antibiotico a causa di una fastidiosa bronchite: questo lo salva da una insufficienza altrimenti garantita. Gara indecifrabile la sua: nel primo giro ha fatto una quantità di errori inconcepibile (per sua stessa ammissione), poi si è ripreso, poi ha rallentato, poi è tornato veloce, tanto da conquistare un quarto posto comunque non certo eccitante. Dopo due gare ha 26 punti in più del 2014, ma è una magra consolazione: è dall’anno scorso che non è più lui. Cosa sta succedendo?

 

ANDREA IANNONE 7

Stranamente, è già il secondo GP compromesso con qualifiche poco esaltanti, sicuramente inferiori al suo potenziale. Il giro veloce in gara conferma le sue potenzialità, ma la partenza dalla terza fila ha vanificato le sue possibilità di giocarsi il podio, perché su questo tracciato se forzi troppo per recuperare, “cuoci” le gomme. Come, puntualmente, si è verificato. Comunque bravo.

 

BRADLEY SMITH 8

Lo ammetto, non sono un grande tifoso del pilota britannico, che però ad Austin ha disputato una gran gara, tenendo nei primi giri il ritmo dei migliori e finendo a soli 10”557 da Marquez: un distacco più che accettabile. Con applicazione e abnegazione sta cercando di imporsi in una categoria difficilissima. Merita grandi elogi. Convinto.

 

CAL CRUTCHLOW 5

Discreto in prova (5°), lontano in gara: la realtà è che non basta una Honda competitiva per ottenere grandi risultati. Chissà cosa starà pensando a vedere le Ducati andare così forte… Scelta sbagliata.
 


ALEIX ESPARGARO 7

Il terzo miglior giro veloce in gara dice che Aleix è fenomenale nello sfruttare il potenziale della sua Suzuki. Alla lunga, inevitabilmente, deve rallentare, ma si conferma buon pilota, anche se un po’ scostante. Questa volta ha vinto, alla grande, la sfida con il fratello, considerato più forte di lui. Ma, forse, non è così. Concreto.

 

MAVERICK VINALES 6

Diciamo la verità: per il momento non sta esaltando. Ha talento e capacità per andare ben più forte, ma, evidentemente, la MotoGP richiede anche per lui un po’ di assuefazione. Giovane.

 

DANILO PETRUCCI 7

E’ come se fosse al debutto in MotoGP, perché in passato ha guidato una moto (quasi) da strada. Sta sfruttando bene l’occasione, grazie a velocità e dedizione. Ci crede, e anche questo è importante. In crescita.

 

ALVARO BAUTISTA 6

Regala all’Aprilia il primo punto iridato e un po’ di serenità dentro al box: a differenza del compagno di squadra si impegna e ci prova. Encomiabile.


MARCO MELANDRI 4

Dice che non è più un pilota ma un collaudatore e ha ragione, considerando la sua moto. Ma anche come collaudatore va piuttosto piano: svogliato.

 

POL ESPARGARO 4

Ma cosa pensava di fare con quella staccata al primo giro, coinvolgendo, tra l’altro, il povero Scott Redding (voto 7 per quello che ha fatto in prova), che aveva il potenziale per disputare la miglior gara in MotoGP? E’ in un momento difficilissimo. Ingiustificabile.

 

STEFAN BRADL 4

E’ stato abbattuto al quarto giro, mentre era 11esimo, da Jack Miller (voto 5): sull’episodio specifico non ha nessuna colpa, ma in prova e in gara (per quel poco che ci è stato) è sempre lontanissimo. Ridimensionato.
 


HONDA RC213V VOTO 8

Si continua a ritenere la Honda la miglior MotoGP, ma se non ci fosse Marquez, dove sarebbe? Probabilmente dietro a Yamaha e Ducati. Ma Marquez c’è, e ci mette sempre una pezza: difficilissima da valutare.

 

DUCATI GP15 9

Nel giudizio incide, inevitabilmente, la gioventù del progetto: non dimentichiamo che questa moto è scesa in pista per la prima volta solo il 23 novembre. Vedere però entrambe le Ducati ammutolite dopo il traguardo, fa sorgere un dubbio: come andrebbe con soli 20 litri nel serbatoio? Comunque sia, è solo da elogiare.

 

YAMAHA M1 8

Nemmeno in Giappone sanno perché, ad Austin, la M1 mangi così tanto la gomma anteriore: incredibile come la Ducati abbia consumato meno la copertura. Anche ad Austin, in ogni caso, ha confermato di essere più competitiva del 2014.

 

SUZUKI GSX-RR 8

Mezzo punto in più di incoraggiamento: prendere meno di un secondo al giro è comunque un risultato più che apprezzabile. Tanto per fare un paragone: la Ducati a fine 2013 andava peggio.

 

APRILIA RS-GP 4

A fine gara veniva evidenziata la conquista del primo punto iridato: evviva. Poi vai a vedere il distacco: 57”372. Che divisi per 21 fanno 2”7 al giro. 2”7, praticamente una vita. E’ dura, durissima.

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