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L’impressione è quella di un Jorge Lorenzo un po’ nervoso, al di là di dichiarazioni e risposte sempre pacate ed educate, come è nel suo stile. In ogni caso, Jorge sa di essere davanti a una stagione decisiva, perlomeno con Ducati: nel 2017 ha chiesto – giustamente - tempo per capire una moto molto differente dalla Yamaha. Gli è stato – giustamente – concesso, ma nel 2018 questo tempo non ci sarà più, anche se Jorge dice che nella passata stagione è mancato soprattutto proprio “il tempo”.
«La vittoria non è un’ossessione, ma è la conseguenza di un lavoro: cercherò di essere il miglior Jorge Lorenzo di sempre. Dovizioso ha dimostrato che la moto e la squadra sono pronti per vincere: io ho trovato una moto opposta alle mie caratteristiche, ma adesso siamo più vicini. Il mio processo di adattamento alla Desmosedici è stato lento ma costante, e nelle ultime gare sono sempre stato con i migliori: è mancato il successo, ma ci sono andato vicino».
Nel 2017, per la prima volta da quando corri in MotoGP, non hai conquistato nemmeno un successo: come hai vissuto questa situazione?
«Con assoluta tranquillità. E’ vero, nel 2017 non ho vinto, ma come pilota mi sentivo più forte che nel 2008, quando salii sul gradino più alto del podio al mio terzo GP in MotoGP. Il successo non è arrivato per diversi motivi e non poteva arrivare guidando come facevo con la Yamaha: nel corso della stagione io e Ducati ci siamo avvicinati moltissimo».
Nel 2018 si parlerà moltissimo di “mercato”: come la vedi?
«Il mio obiettivo è rimanere con Ducati. E’ chiaro che il valore di un pilota varia, dipende dai risultati, da quello che hai fatto nell’ultima stagione, e il mio 2017 non è certo stato così buono. Credo anche, però, che il mio valore rimanga più stabile rispetto a quello di un pilota che non ha vinto il titolo: con i risultati posso tornare al livello precedente il 2017».
Ducati ti stimola o ti mette pressione?
«Entrambe le cose, ma io stesso sono il primo a mettermi pressione: bisogna solo andare più veloce degli altri, vincere è una conseguenza. Nel 2018, per la prima volta, la Ducati potrebbe avere due piloti in lotta per il titolo. Sono molto motivato: fortunatamente non ho problemi economici, corro per passione, ho già raggiunto i miei traguardi. E voglio riuscirci anche con la Ducati».
Quale sarà il ruolo di Alex Debon?
«Attorno a te devi avere gente con la quale stai bene: lo conosco da tanto tempo, lui è un ragazzo molto positivo e in passato ha lavorato con Dall’Igna. Credo che questo aspetto sia importante. Non sostituisce Pirro, ma è complementare a Michele, che è un pilota di alto livello e guida la mia stessa moto».
Si può ipotizzare un inizio 2018 subito da protagonista?
«Non puoi mai essere sicuro di niente, ma per come ho finito il 2017 spero di essere competitivo».
Com’è il rapporto con Dovizioso?
«Da lui ho imparato tanto, è un pilota che lavora duro ed è molto logico, e benissimo la Ducati. In uno sport così individuale come il motociclismo è difficile avere una buona relazione, ma il nostro rapporto è buono».
Nel 2017, oltre all’aspetto tecnico, è mancato qualcos’altro?
«Il tempo. E’ mancato a me per adattarmi a questa moto, e alla Ducati per migliorare la Desmosedici. Per il 2018 non ci saranno stravolgimenti, ma, credo, grandi miglioramenti».