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Fa un freddo cane a Motegi, dove il meteo, spesso, ha giocato un ruolo fondamentale. Come, per esempio, nel 2015, quando ci fu il sole per due giorni, prima della pioggia domenicale in gara. In attesa di vedere come si comporteranno qui le Michelin, ecco come alcuni piloti si preparano al GP del Giappone.
«E’ vero, ho il primo “match ball”, ma non c’è motivo di parlare di questo: perché accada, devono mettersi insieme un sacco di variabili (Màrquez deve vincere, Rossi non deve fare meglio di 15esimo, Lorenzo meglio di quarto, NDA). Insomma, è quasi impossibile: meglio concentrarsi sulla gara, lavorare come sempre. Speriamo in un meteo stabile, su una pista che, solitamente, ci penalizza, anche se stiamo migliorando GP dopo GP. E’ una pista che si adatta al mio stile di guida: sulla carta ci dovrebbe mettere un po’ in difficoltà, ma anche a Misano avremmo dovuto fare fatica, invece eravamo competitivi. L’obiettivo è fare punti per il campionato, poi se si potrà anche lottare per il podio lo farò. Con 3 gare consecutive bisogna mantenere la calma, bisogna controllare il limite, pensare che ci sono altri due GP davanti».
«Questa è una pista che si addice bene a me e alla Yamaha: qui ci sono tante accelerazioni e negli ultimi anni la M1 è progredita sotto questo aspetto. Come sempre quest’anno, bisognerà capire il comportamento delle moto con le Michelin e la nuova elettronica. Per quanto mi riguarda, mi piacciono tre GP consecutivi: non si perde il ritmo, si arriva già caldi a quello successivo. Nel 2015, nonostante una spalla dolorante, avevo dominato le prove: ci sono le premesse per fare bene. Settimana scorsa ho avuto la fortuna di provare una F.1, anche se un auto vecchia di due anni: sono tra i pochi ad avere avuto il privilegio di guidare la migliore MotoGP e la migliore F.1, incredibile per frenata, accelerazione, carico aerodinamico. Per il momento la Yamaha mi ha vietato di provare la Ducati a Jerez: pare che la proverò solo a Valencia, anche se ancora non ho avuto l’autorizzazione ufficiale. Credo che per tutti gli anni vissuti insieme, per le cose che abbiamo fatto, lo meriterei. Ma non dipende da me, rispetto la decisione».
«Nel 2015 qui non ero andato male. Da qualche GP siamo sempre davanti e il team è fiducioso di poter fare bene anche qui: forse faremo un po’ più fatica su questo tracciato, ma sono ottimista. Motegi è un circuito che si addice al mio stile: sono in lotta con Pedrosa per il quarto posto, voglio provare a battere Dani, anche se non sarà facile».
«Purtroppo, in questa stagione abbiamo avuto tanti alti e bassi in gara e veniamo dall’11esimo posto di Aragón, un risultato molto deludente. Questa, però, è una pista teoricamente a noi favorevole, con tante accelerazioni: come spesso è accaduto quest’anno, saranno le gomme a fare la differenza. Credo, però, che si possa fare bene. Al mio fianco ci sarà Barberà : lo conosco bene, è un pilota molto veloce, vedremo cosa farà con una moto ufficiale».
«E’ bello essere qui, dopo sette settimane molto difficili e impegnative: ho lavorato il più possibile ogni giorno con il fisioterapista, cercando solo di migliorare le condizioni del ginocchio. Ancora non sono al massimo, ma nel cuore e nella testa sono al 100%: cercherò di compensare con questo i problemi fisici. Dopo l’incidente mi sono sottoposto a due operazioni: una il giorno dopo la caduta per chiudere la ferita e riattaccare il legamento, la seconda per ricostruire il legamento. L’obiettivo è fare qualche giro e poi vedere come sto: nessun lavoro in palestra può replicare le sensazioni di una MotoGP».