MotoGP. Marquez: "Prima del previsto"

MotoGP. Marquez: "Prima del previsto"
A 20 anni e 266 giorni, Marc è il più giovane campione del mondo della classe regina. “Velocità e mentalità i miei punti forti, ma devo essere più costante| G. Zamagni, Valencia
10 novembre 2013

Punti chiave

VALENCIA – Il bambino prodigio, “Il Valentino 2.0”, come l’ha definito una volta Rossi, è già campione del mondo, a 20 anni e 266 giorni, impresa mai riuscita a nessun altro pilota così giovane. Sono tantissimi i primati battuti da Marc Marquez in questa straordinaria stagione, uno più significativo dell’altro: numero di successi, di podi, di pole position. Un elenco che potrebbe andare avanti all’infinito, con l’aggiunta che solo un certo Kenny Roberts aveva trionfato al debutto nella classe regina.

«Sono molto, molto, molto contento: è stata la gara più lunga della mia vita, ma alla fine è arrivato questo titolo, addirittura troppo presto rispetto al previsto” sono le prime parole che riesce a dire appena arriva al parco chiuso, dopo un giro d’onore che non si può dimenticare, davanti a 104.441 appassionati tutti in piedi sulle tribune ad applaudirlo».


Marc, quando hai capito di poter conquistare il titolo?
«A metà stagione, quando ero davanti, dopo la vittoria di Brno: lì ho capito che me la potevo giocare. Adesso sono un po’ frastornato, sono come su una nuvola, è veramente un sogno. In gara ho ragionato, ma non è stato facile davanti a tutti quei tifosi che mi spingevano: una parte di me mi diceva di andare più forte per stare con Lorenzo, l’altra mi consigliava di essere prudente, di non esagerare».


Adesso lo puoi dire: già all’inizio dell’anno pensavi al titolo…
«Sinceramente pensavo di poter combattere per la vittoria in qualche gara, non pensavo di essere cosi competitivo su tutte le piste. Devo dare atto a Valentino, che dopo i primi test in Malesia aveva detto: “questo ragazzo lotterà per il titolo”. La verità è che tutto è arrivato troppo presto… Nei primi giri ero un po’ nervoso, non potevo guidare come al solito, ero combattuto tra forzare e accontentarmi: credo di aver fatto la strategia più intelligente per il campionato. Gli ultimi giri non finivano più, ho guidato con mille attenzioni: sicuramente, in circostanze differenti avrei potuto essere più veloce».


Lorenzo e Pedrosa ti hanno fatto grandi complimenti.
«Li ringrazio! Dopo le loro parole posso essere orgoglioso per quello che ho fatto: un anno fa, quando qui a Valencia feci la mia prima conferenza da pilota della MotoGP, non potevo certo immaginare di conquistare il titolo al debutto. E’ stata sicuramente una grande stagione, difficile perché quasi tutti i circuiti erano per me nuovi con la MotoGP; all’inizio sono caduto spesso, ma da quegli errori ho imparato tanto. Nella seconda parte del 2013 sono stato più intelligente, anche se ho fatto ancora qualche caduta di troppo. Ma il team mi ha sempre aiutato nei momenti difficili e un grazie particolare va ad Emilio (Alzamora, NDA), al mio allenatore, a mio fratello, con il quale mi alleno sempre».


Cosa ti ha sorpreso di più quest’anno?
«Sicuramente il titolo è una grande sorpresa per me, ma anche aver portato a casa la BMW (una M6 da 560 cv, NDA) per quanto fatto in prova è stupefacente. Lorenzo, però, ha conquistato più vittorie di me (8 contro 6, NDA): non è l’aspetto più importante, ma conta anche quello. Purtroppo sono al vertice anche nella classifica delle cadute (15, NDA): insomma, c’è ancora da lavorare».


Qual è stato il peggior momento della stagione?
«Sicuramente le due gare del Mugello e di Barcellona: lì ho pensato che la MotoGP fosse veramente difficile. In particolare, il GP d’Italia è stato veramente duro e la caduta del venerdì in rettilineo a oltre 300 km/h il momento più difficile di tutta la stagione: da quegli episodi ho imparato tanto».


Che effetto ti fa aver battuto un primato di Spencer e averne eguagliato uno di Roberts?
«Ho parlato con entrambi e loro tifano per me, due leggende di questo sport: anche questo mi ha motivato».


Qual è il tuo punto forte e quale il tuo punto debole?
«Sono forte in frenata e, come ha detto Lorenzo, la mia mentalità è certamente un aspetto positivo. Sono invece debole in partenza e devo imparare a essere più costante».


Pedrosa dice che sei sempre al limite: è vero?
«Sì! Lo sono stato soprattutto nella prima parte della stagione: ogni volta che entravo in pista non sapevo bene come andava a finire, perché ero alla ricerca del limite mio e della moto. Da metà campionato in poi sono diventato più costante e preciso, ma in prova è vero che sono spesso al limite. In gara, però, sono più attento».


Qual è il prossimo primato che ti piacerebbe battere?
«Non ho mai pianificato i record, sarò contento se ne batterò altri, ma per il momento mi accontento di quelli di oggi…».


Come hai reagito dopo quanto accaduto a Phillip Island?
«Ho detto al team, a Sante, al mio capotecnico che siamo tutti umani, che è normale sbagliare, che dovevamo imparare da quanto accaduto, ma anche dimenticarlo al più presto: in questo senso è stato un bene che dopo l’Australia ci fosse subito il Giappone, perché tutti erano concentrati sul GP. La bandiera nera mi è sembrata una penalizzazione eccessiva, ma l’errore più grande è stato nostro».


Cambierai il 93 con l’1?
«Vediamo, ma io vorrei tenere il 93, perché ormai mi identifica».


Che effetto ti ha fatto utilizzare, per la prima volta, tanta elettronica?
«Non è tanto difficile usarla, piuttosto capire tutto quello che c’è. Certi aspetti non riuscivo a comprenderli bene, così ho detto alla squadra: “Quello è un vostro lavoro…”. Dopo qualche GP, però, è diventato un po’ più facile».


Qual è la vittoria più bella della stagione?
«Indianapolis è stata bellissima, ma quella di Brno è stata particolarmente significativa, perché Lorenzo e Pedrosa erano tornati in forma al 100%. Vincere è stato come dirgli: “ragazzi, io sono qui”».


Cosa pensi della stagione di Rossi: ti aspettavi di più dal tuo idolo?
«Io credo che sia stato veloce, deve essere più costante. Ma quando l’ho seguito in prova, ho sempre imparato un sacco di cose da lui. Valentino sta provando in tutti i modi a stare davanti, ma è vero che io, Lorenzo e Pedrosa stiamo andando fortissimo».


Tante cadute: è solo un caso che non ti sei mai fatto male?
«Boh, è difficile da dire. Sicuramente mi preparo molto bene e anch’io sono stato vicino per ben due volte a rompermi la spalla destra. Direi che sono stato fortunato, soprattutto al Mugello».


Cosa hai pensato quando hai tagliato il traguardo?
«In quel momento ti passo per la testa mille pensieri, pensi a tutta la gente che ti ha aiutato. Ma è soprattutto quando torni al box, dai meccanici, che ti rendi conto quanto sia importante un titolo: c’è qualcuno che si emoziona ed è facile che scappi la lacrima… Sicuramente questo titolo ha più valore di quello della 125 (del 2010, NDA), perché in MotoGP è tutto più difficile e ho lottato contro i più forti piloti del mondo, contro Lorenzo, Pedrosa, Rossi, campioni che fino a poco tempo fa vedevo in televisione».


Hai una fidanzata?
«No!».


Stasera grande festa?
«Teoricamente domani dobbiamo provare: speriamo di poter tornare in pista solo martedì… Questo è un momento speciale, bisogna goderselo al massimo».

 

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