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Nella quarta puntata del documentario Tales of Valentino pubblicato sul sito ufficiale di Dorna, è particolarmente interessante il focus sulla situazione che determinò il clamoroso divorzio del Dottore dalla Honda, alla fine del 2003. Non c’è solo Rossi a puntare il dito - come fece fin dall’inizio - sulla politica sportiva della Honda di allora. C’è anche la bandiera del marchio, Mick Doohan, che oggi non si tira indietro.
“Secondo me - ha ammesso Doohan - la Honda stava diventando molto fiduciosa”.
E quel "molto" sembra significare "troppo".
“Con me - prosegue l’australiano - la Honda aveva vinto molto negli anni Novanta e poi aveva continuato a vincere con Valentino: pensavano di avere il miglior materiale del momento e forse la loro fiducia in se stessi era eccessiva. La Honda fu un po’ arrogante: non rispettarono il lavoro che Valentino stava facendo per loro”.
Occorre naturalmente ricordare che nel 2003 soltanto un "pazzo" come Valentino avrebbe potuto meditare di scendere dalla Honda, che aveva vinto tutti i titoli dal 1994 in poi: prima cinque di fila con Mick, poi quello di Crivillè nel ’99, la parentesi di Kenny jr con la Suzuki nel 2000 e infine Rossi che aveva dominato l’ultima 500 e i primi due anni di MotoGP.
Da una parte la Honda stravincente, dall’altra la Yamaha che dopo il terzo titolo di Wayne Rainey del 1992 non otteneva più nulla: la stagione 2003, in particolare, aveva visto il miglior pilota Yamaha, Carlos Checa, settimo classificato, aveva festeggiato un solo podio a Le Mans con Alex Barros sul terzo gradino, un paio di quarti posti.
Quando Doohan seppe che Valentino aveva preso la decisione di firmare con Yamaha, tentò almeno di fermare la squadra: quella che era stata la "sua" squadra, con Jeremy Burgess e gli altri ragazzi.
“Parlavo con i grandi capi della Honda - dichiara ora Mick - e tentai di convincerli: fermate Burgess e i suoi, tratteneteli a tutti i costi, altrimenti se ne andranno con Rossi in Yamaha! Invano”.
Del resto, nello stessa puntata del docufilm Valentino conferma tutto.
“La Honda era la moto migliore - ripete ancora Vale - e lo era per tutti, non c’erano dubbi. Ma alla Honda pensavano di poter vincere anche senza Rossi, se Rossi se ne va possiamo vincere con Gibernau, con Biaggi, con tanti piloti. E di conseguenza non mi hanno trattato da numero uno: per loro ero sì un pilota ufficiale, ma dovevo ringraziarli se vincevo. Non era così che la vedevo io, io pensavo di essere il pilota più veloce, diventava necessario fare un cambiamento...”.