MotoGP. Miller: “Se credi in te stesso, un anno di contratto va benissimo”

MotoGP. Miller: “Se credi in te stesso, un anno di contratto va benissimo”
Ospite a “MotoGP Round Table”, il nuovo pilota del team ducati ufficiale ha parlato del suo futuro. “Non so chi sarà il mio compagno di squadra, per me cambia poco. Non conta la durata dell’accordo, ma solo se ottieni certi risultati”. Jack ha parlato anche del passato e del 2020
8 giugno 2020

Jack Miller, il nuovo pilota del team Ducati ufficiale è stato ospite della trasmissione su Youtube “MotoGP Round Table”, condotta da Franco Bobbiese, con Mat Oxley (Gran Bretagna), Michel Turco (Francia), Manuel Pecino (Spagna, PecinoGP) e Giovanni Zamagni (moto.it). Ecco cosa è emerso dall’intervista.

Parliamo della tua carriera in MotoGP, dove tu sei arrivato in modo particolare, direttamente dalla Moto3; fino adesso sei stato poco costante: credi di aver perso tempo non facendo la Moto2 e partendo dalla Honda?
“Il primo anno con la Honda “open” non è stato sicuramente positivo, si poteva saltare, anche se dovevo fare esperienza su un sacco di cose. Ma la moto era troppo inferiore a tutte le altre. Poi, l’anno successivo si è passati al software unico Magneti Marelli e Honda, ancora una volta, era molto indietro. La moto era più potente, ma tutti gli sforzi erano concentrati per rendere efficace la Magneti Marelli per Marquez e per questo abbiamo faticato, ma nell’ultima stagione con la Honda abbiamo iniziato a progredire. Tutti quelli che hanno usato quella moho hanno faticato: Morbidelli, Rabat, Luthi. In ogni caso, non credo che fare la Moto2 mi avrebbe agevolato”.

Nel 2019 hai cambiato atteggiamento, sei diventato più “serio”, più concentrato sulla MotoGP; c’è stato qualcosa, un episodio in particolare che ti ha fatto cambiare?
“Non c’è stato un momento particolare, ma è vero che l’anno scorso mi sono focalizzato di più per cercare di imparare più cose possibile, dalla gestione delle gomme ad altri aspetti, come sfruttare meglio la moto in frenata e in accelerazione. Ho cercato di mettere insieme tutti i pezzi, ho lavorato meglio durante le prove, facendo più giri consecutivi. Il 2019 è stato un anno chiave”.

Cosa è successo appena prima, durante e dopo il GP d’Austria (Ducati voleva licenziare Miller per far posto a Lorenzo…)?
“Onestamente, poco: ho sentito dei “rumors”, delle voci sul mio futuro. Non sapevo se fossero vero o meno. Poi, il mio manager (Aki Ajo, NDA) mi ha detto che potevano accadere alcune cose, abbiamo parlato con altre persone: per me è stato uno shock, ero arrabbiato, mi sono chiesto cosa avessi sbagliato. Domenica, dopo la caduta in gara, mi sono rinchiuso nel motorhome e ho ricevuto la telefonata di Paolo Campinoti (il proprietario del team Pramac), che mi ha chiesto di raggiungerlo in hospitality. C’era anche Gigi Dall’Igna che fumava il suo sigaro: mi hanno detto che era tutto a posto e che avevo il mio posto di lavoro per il 2020… E’ stato un fine settimana stranissimo”.

Non ti fa un po’ strano passare al team ufficiale ancora prima di scender in pista? Come gestirai questa situazione?
“Mi sento come i piloti Yamaha che hanno firmato prima dell’inizio della stagione… Quando è successo, avevo lasciato il telefono a casa e quando sono tornato ho trovato 300 messaggi. Non credo che Ducati avesse paura di perdermi, ma era arrivato il momento di pianificare il futuro, i nostri obiettivi coincidevano. Non so chi sarà il mio compagno di squadra, ma per loro era importante fissarne almeno uno”.

Nel finale di stagione il tuo rendimento è stato ottimo, soprattutto in qualifica: la velocità c’è, cosa bisogna fare per trasformarla in risultati a fine gara? E’ qualcosa dovuto a te o alla moto?
“Entrambe le cose. Nella seconda parte del 2019 ho capito meglio come sfruttare le gomme ed essere più efficace a fine gara e Valencia è stato probabilmente il miglior fine settimana della mia carriera in MotoGP (3° in QP, 3° in gara, NDA): sono sempre stato davanti e in gara ho avuto lo stesso passo che ero riuscito a fare nel mio GP di Casa, facendo esattamente quello che dovevo fare, tenendo il passo di Marquez e Quartararo fino al termine, più veloce di gente come Dovizioso. In passato, spesso ero partito più veloce di Andrea, ma poi lui finiva più avanti di me al traguardo, mentre a Valencia ho tenuto il ritmo. Credo che l’aspetto più importante sia proprio gestire le gomme fino al traguardo: è un problema del pilota, ma anche di come sistemi la moto per il GP. Devi capire che devi mettere a punto la moto per la gara, non per altre cose: se lavori bene per la gara, puoi fare bene anche in qualifica”.

Tornando al tuo contratto con Ducati: è di un solo anno più opzione a favore della Ducati; non temi che possa accadere quello che è successo per esempio a Petrucci?
“E’ chiaro che avrei preferito un contratto di due anni, ma sembra che Ducati adesso faccia solo contratti di un anno. Ma non sono troppo stressato per questo: molti piloti in passato facevano contratti di un solo anno, per esempio Mick Doohan. E’ chiaro che non posso paragonare la mia situazione a quella di Mick, ma se hai fiducia in te stesso, se credi di poter fare un buon lavoro, un anno di contratto va benissimo. Se ti innervosisci per avere un solo anno di contratto, significa che non credi abbastanza in te stesso”.
 

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Se Dovizioso dovesse andare via, sei pronto a sopportare la pressione di essere il riferimento nel box Ducati?
“Credo di sì. So che non è uguale, ma anche in passato in Moto3 ero il punto di riferimento dentro al box e anche in MotoGP con VDS e anche nel 2019 in Pramac, con obiettivi importanti da raggiungere”.

Ma il box Ducati non è così facile…
“Sì, ma sei fai un buon lavoro, tutti sono contenti: devi ottenere risultati, è l’unico modo per tenerti il tuo posto dentro al team”.

Ti identifichi di più in Stoner o in Doohan?
“Forse più in Wayne Gardner, perché più aggressivo come stile di guida. Mi piacerebbe avere un mix di ciascuno di loro: la consistenza e la capacità di dominare di Mick, la tecnica di Casey e l’aggressività e determinazione di Wayne”.

Avendo già un contratto per il 2021, nella stagione 2020 prenderai più rischi?
“Prenderò il massimo dei rischi possibile, come sempre. E’ chiaro che sarà un campionato strano, con non troppe gare. Credo sia una buona opportunità per chi non ha niente da perdere. Credo farà la differenza riuscire ad adattarsi subito, a sistemare bene la moto con poco tempo a disposizione. Sarà anche interessante fare due GP sullo stesso circuito: è una novità per tutti”.

Credi sia più “facile” battere Marquez con la stessa moto o con una differente?
“Difficile da dire, ma non credo con la stessa moto: abbiamo visto molti piloti faticare, credo che adesso la RC213V sia cucita su Marc. Nel 2019 lui è stato molto consistente, molto calmo, non ha fatto errori, sempre sul podio: credo che bisogna provare a stargli il più vicino possibile. Non credo che cambierebbe molto se lui guidasse un’altra moto: avrebbe la stessa velocità, lo stesso stile di guida. Non credo che adesso si possa dire che la Ducati è la miglior moto, o che lo è la Honda: la RCV funziona molto bene con Marc, bisogna far funzionare molto bene la Desmosedici per Jack"