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Un campione del mondo, un ragazzo piacevole, uno con il quale è bello discutere: Franco Morbidelli è uno di quei personaggi veramente piacevoli da intervistare.
Franco ciao. Partiamo dalla “fase2”: come la stai vivendo?
“Molto bene: è una ripartenza, abbiamo ricominciato ad andare in moto e ad allenarci. Si sta lentamente tornando alla normalità, anche se non è tutto come prima: sia in palestra sia in pista bisogna rispettare delle regole che prima non c’erano. E’ un po’ diverso, ma il succo è quello: una bella sensazione”.
Tornare in moto è stato bellissimo?
“Una bellissima sensazione tornare a fare quello che ho sempre fatto e sono abituato a fare. E’ stato bello: all’inizio ero un po’ arrugginito, ma dopo il primo turno sono tornate le sensazioni e il gusto di prima”.
C’è il rischio di esagerare per l’euforia di allenarsi?
“Non ci avevo pensato. Noi abbiamo ricominciato a pieno carico, forse anche di più: dopo tanto tempo che non vai in moto, per toglierti la voglia vai a girare più di prima. Stiamo caricando un sacco: sono molto stanco al pomeriggio o dopo gli allenamenti: però, bisogna stare attenti a non incappare in questo errore”.
Sperando di tornare effettivamente a correre, come lo vedi questo campionato così anomalo, con pochi GP e tutti vicini?
“Sarà interessante. Intanto sarà bellissimo tornare a correre: sarà diverso, ma uguale allo stesso tempo. Le gare saranno quelli, i piloti anche, cambierà un po’ il format, due GP attaccati, non ci saranno forse gare extraeuropei. Il team è quello, il lavoro è lo stesso, ma sarà un po’ differente, come lo sono i nostri allenamenti adesso sulla moto”.
Ma non si rischia di vedere gare fotocopia correndo la settimana successiva sulla stessa pista?
“Secondo me no. Lo si vede in piccolo anche al ranch o in SBK: ha la sua particolarità, non credo che venga un doppione della gara precedente. Ci saranno piloti che si adattano, che magari hanno sbagliato la gara prima, o viceversa”.
Si parla di una giornata di test il mercoledì precedente il primo GP, con due turni da 90 minuti: sarà sufficiente, troppo poco?
“Sicuramente meglio di niente: non è abbastanza, perché dopo la pausa invernale, che è più corta di questo stop forzato, facciamo più test… Una giornata è poco, ma va bene”.
Credi di poter essere competitivo nel 2020?
“Me lo auguro: è quello a cui aspiro e quello che mi ero prefissato quest’inverno, quando sembrava che il livello fosse molto buono. Cercherò di ripartire da lì”.
Ho letto un’intervista del tuo capo tecnico, Ramon Forcada, che ha dichiarato che tu sei molto più forte di quanto si sia visto nel 2019.
“Dovrò dimostrare quanto forte sarò… Effettivamente, credo nel 2019 di aver reso meno di quanto potessi: il mio compagno di squadra (Fabio Quartararo, NDA) mi ha destabilizzato all’inizio e poi mi ha fatto crescere. Per questo motivo, ho iniziato a inseguire cose che non era giusto inseguire e perdermi in situazioni poco costruttive, ma da un certo punto della stagione in poi ho trovato la mia strada e il mio modo per rendere al mio massimo livello, come vorrei. Quando ho capito qual era la mia strada, l’ho seguita per la fine dell’anno e per l’inverno: ho reso un po’ di meno, ma perché stavo cercando di capire bene la mia via, il modo per fare al meglio quello che sa fare. La dichiarazione di Ramon mi dà coraggio”.
Parliamo del futuro: il team ha detto più volte di volerti confermare, tu stai bene lì. Direi che il rinnovo è scontato…
“Sono in ottimi rapporti con il team, con la mia squadra, mi trovo bene, mi fa piacere che anche loro si sono trovati bene per me e vogliosi di rinnovare con me. Cercheremo di risolvere questa situazione al più presto: una volta che avremo parlato bene con tutte le parti, si potrà arrivare all’accordo”.
In una intervista a Moto.it, Pol Espargaro ha detto che non andrebbe mai in squadra con suo fratello Aleix per paura di litigare… Non temi che possa accadere lo stesso tra te e Rossi, sempre ammesso che sarete compagni di squadra?
“Non lo so, non credo… Il rapporto che ho con Valentino è sicuramente stretto, ma non è quello che potrei avere con un fratello, anche se non so bene che rapporto si possa avere con un fratello… Non credo che correre a fianco di una persona che conosci meglio ti porti a litigare con lui: non credo che se io finissi a correre nello stesso team di Valentino, arriverei a litigare con lui. Ci sarebbe lo stesso livello di competitività che ho con un altro compagno di squadra, forse anche di più, perché Vale è un riferimento per me: mettergli le ruote davanti è uno dei miei obiettivi principali quando sono in pista. Le battaglie più belle e intense sono quelle che fai con gli amici: ci tieni a dimostrare che in quell’occasione ti sei fatto valere meglio di lui”.
Come credi sarà il mondo dopo quanto accaduto in questi mesi?
“Sono dell’avviso e mi auguro e spero che tutto tornerà come prima, con un pizzico di consapevolezza in più del fatto che tutto quello che viviamo, i contatti che abbiamo, la possibilità di vedersi e stare insieme, sono un dono: siamo stati privati della possibilità di stare con i nostri amici, di andare a fare una passeggiata al mare. E’ una cosa che mi ha fatto soffrire: spero che il mondo tornerà come prima, ma con un po’ di consapevolezza in più delle cose che ci sono state tolte per tanti mesi, spero che ci si renda più conta della preziosità di quello che abbiamo”.
Franco ti ricordi quando hai toccato per la prima volta il ginocchio per terra?
“Mi ricordo bene: avevo circa tre anni, vivevo ancora a Roma, mi allenavo nella pistina di minimoto di Simone Corsi. Quello era l’obiettivo principale, una questione di vita o di morte riuscire a toccare il ginocchio. E’ uno dei primi traguardi”.