MotoGP, Motegi 2015. Rossi: “Lui sfortunato? Irrispettoso nei miei confronti”

MotoGP, Motegi 2015. Rossi: “Lui sfortunato? Irrispettoso nei miei confronti”
Valentino, giustamente, non concorda con il compagno di squadra quando afferma di essere solo sfortunato. “Quando perdi puoi trovare mille scuse, ma la verità è che qui io ero forte quanto lui anche sull’asciutto”. Sul mondiale: “Si deciderà a Valencia”
11 ottobre 2015

MOTEGI – Veloce ma staccato da Lorenzo, apparentemente in difficoltà. Poi, però, Valentino Rossi è riuscito a ribaltare la situazione a suo favore andando via da Motegi ancora una volta con il massimo risultato ottenibile, ancora una volta con più punti del compagno di squadra. Per certi versi, il GP del Giappone è l’esatta fotografia di tutta la stagione: Lorenzo è più veloce sul singolo giro, ma nel complesso, Rossi è più completo, in definitiva più forte.
 

«E’ stata una gara molto difficile, alla fine mentalmente stressante, perché era complicato controllare la moto con le gomme da bagnato ormai alla frutta, era facile commettere un errore, che io non mi potevo permettere. L’inizio è stato positivo, ma Lorenzo era più veloce di me e io non mi sentivo perfettamente a posto con la moto, come lo ero invece a Silverstone sul bagnato. Ho cercato comunque di tenere il suo passo e dopo qualche giro il nostro distacco si è stabilizzato: credo che quello sia stato un momento importante della gara. Poi, però, le condizioni sono cambiate completamente: quando Pedrosa mi ha superato ero un po’ preoccupato, ho temuto di perdere nove punti come era successo ad Aragon. Così ho cercato di andare con lui, ho tenuto un buon passo: sia io sia Lorenzo eravamo al limite con le gomme, ma, forse, io ero messo un po’ meglio di Jorge. Per il campionato sono 20 punti fondamentali».


Pedrosa ti ha aiutato per la rimonta su Lorenzo?

«Sì. Lui stava guidando bene, ho potuto stare in scia e raccogliere buone informazioni sulle migliori linee da percorrere. Fino a quel momento, io e Jorge avevamo rallentato più o meno uniformemente, la distanza era rimasta uguale, non sapevo se fossi riuscito a riprenderlo».


Cosa ha determinato il maggior calo della sua gomma anteriore rispetto alla tua?

«Non lo so esattamente, possono incidere tanti fattori: lo stile di guida, la messa a punto della moto. Durante la gara io ho “giocato” molto con le mappe per rendere la moto più o meno aggressiva a seconda della situazione. Potrei dire tranquillamente che lui è partito troppo forte e io sono stato più intelligente a conservare le gomme per il finale, ma non è così. Quando mi ha passato Pedrosa ho messo una mappa che facesse slittare meno la gomma posteriore sul dritto, e la situazione è migliorata».


Tre gare alla fine, 18 punti di vantaggio…

«E’ inutile pensare alle tre gare, meglio concentrarsi GP per GP, perché le due Honda vanno molto forte e ci possono anche essere le Ducati. Phillip Island è una pista che mi piace, ma dove spesso ci sono condizioni climatiche difficili ed è complicato trovare la migliore messa a punto. Australia, Malesia e Valencia sono tre circuiti molto different,i con condizioni completamente diverse: è inutile stare a fare calcoli, pensare dove vai più forte o più piano. Anche perché, nel 99% dei casi, certe previsioni vengono smentite. Bisogna arrivare davanti a Lorenzo: quello è l’obiettivo».


Sei d’accordo con Jorge quando dice che è indietro in classifica solo per sfortuna o a causa del meteo?

«Dare tutta la colpa alla sfortuna mi sembra irrispettoso nei mei confronti. Tutte le volte che uno arriva dietro potrebbe cercare delle scuse, lo potrei fare anch’io: ne potrei elencare almeno una ventina per tutte le volte che prendo la paga. Ma il mio approccio è differente, oggi sono semplicemente stato più bravo a guidare in condizioni difficili. E’ vero che Jorge va forte, ma di questo GP sono contento naturalmente per i 4 punti guadagnati, l’aspetto più importante, ma anche perché sull’asciutto ero competitivo quanto lui e me la sarei potuta giocare con le slick. Ho fatto una buona qualifica, ero molto efficace nelle FP4, guidavo bene. E’ un aspetto importante, che dobbiamo portarci dietro anche nelle prossime gare: il nostro approccio alle gare è diverso, lui va subito forte fin dal primo giro, mentre io, per carattere e per età, ci metto di più ad arrivarci. Ma questa volta ci sono riuscito: è stato davvero un peccato che non si sia corso sull’asciutto, perché potevamo fare una bella battaglia. Lui è fortissimo, parte sempre bene, fa le prime curve in maniera incredibile, ma abbiamo tutte le carte in regola per giocarcela alla pari nelle prossime tre gare».


E adesso si va a Phillip Island e a Sepang.

«Sì, due tra le mie piste preferite, dove naturalmente andrà fortissimo anche lui. Sarebbe bello fare una bella lotta, provare a batterlo e poi vedere, perché Valencia è un GP nel quale può succedere di tutto: è una delle piste peggiori per me, ma nel 2014 avevo fatto la pole e avevo finito secondo. E’ tutto aperto».


Si può chiudere il mondiale prima di Valencia?

«La vedo difficile».


Dopo Aragón avevi detto che bisognava comunque vincere almeno una gara: adesso, però, non è più necessario: l’obiettivo rimane quello?

«La vittoria sarebbe fantastica, perché è quello che ti dà più gusto e adrenalina; però avere questo margine, la possibilità di amministrare, è certamente un vantaggio. Ma sarebbe meglio vincere almeno un GP».

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