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SCARPERIA Andrea Iannone chiude al comando la prima giornata di prove del GP d’Italia con un vantaggio di 0”461 su Jorge Lorenzo e di 0”549 su Michele Pirro. Sesto Valentino Rossi (a 0”644), 11esimo Danilo Petrucci (a 0”710), 13esimo Andrea Dovizioso (a 1”120).
Freddo e pista umida al mattino, temperatura accettabile e asfalto asciutto al pomeriggio: di fatto, si è girato solo nelle FP2, con le FP1 utilizzate dai piloti solo per fare qualche giro con le gomme intermedie e provare un po’ di partenze. Un piccolo vantaggio per la Ducati, che qui ha provato due settimane fa e, soprattutto, questa è la pista prova dove Pirro fa migliaia di chilometri all’anno. Tutto vero, ma vedere Iannone così veloce (in pole per la prima volta nella sua vita in MotoGP nel 2015) e Pirro terzo, grazie anche al riferimento di Lorenzo, che, per dirla con una battuta, si può dire che ha già fatto gioco di squadra…
Ovviamente non è così, Lorenzo ha fatto come sempre il suo lavoro (egregio), ma nel finale Michele si è trovato nella sua scia ed è stato bravissimo a sfruttarla. Ma ancora più efficace è stato Iannone: il distacco inflitto al secondo è davvero importante. Andrea è carico, in lui c’è sicuramente la voglia di dimostrare a Ducati di aver fatto un errore a scegliere l’altro Andrea; inoltre, qui è sempre andato fortissimo: un mix perfetto per puntare a risultati prestigiosi.
Naturalmente è troppo presto e si è girato troppo poco per avere un’idea precisa della situazione, ma quando Iannone parte così bene, solitamente significa che ha una buona base sulla quale lavorare. Alle sue spalle la situazione è molto equilibrata, con tanti piloti racchiusi in pochi decimi e tutte le Case nelle prime due file, con la Yamaha di Lorenzo seconda, la Suzuki di Espargaro (che vuole convincere Davide Brivio a confermarlo per l’anno prossimo) in quarta, la Honda di Marquez in quinta. Per la Suzuki una buona prestazione, con Vinales settimo a meno di un decimo dal compagno di squadra: la GSX-RR è quindi equilibrata e va forte anche qui con un rettilineo da oltre un chilometro. Diverso il discorso per la Honda, perché la differenza tra Marquez e Pedrosa (11esimo a 1”017) è molto marcata, a conferma, ancora una volta, che la RC213V ha più di un problema, anche se, per la verità, Cal Crutchlow, nono a 0”762, questa volta è stato efficace e in linea, almeno per un giro, con le prestazioni del campione spagnolo.
Più che discreta la sesta posizione di Rossi, che ha girato costantemente con un passo discreto, usando sempre le stesse gomme. A proposito degli pneumatici, la Michelin qui ha portato tre mescole anteriori (morbida, media e dura), e due posteriori (soffice e media), però in un’unica mescola, la stessa già utilizzata con successo in gara a Le Mans. Tornando a Valentino, continua a faticare un po’ nel T4 – è una costante per lui qui al Mugello -, in particolare alla Bucine, l’ultima curva che immette sul traguardo, ma nel resto della pista è piuttosto efficace. In definitiva: l’inizio è stato sicuramente più incoraggiante rispetto a Le Mans.
In grande difficoltà, invece, Andrea Dovizioso, solo 13esimo e staccato di 1”120 dal compagno di squadra: il Dovi, purtroppo, è rallentato da problemi al collo, che dopo una caduta nel 2005 ogni tanto si blocca. Speriamo possa tornare in forma.
Un'annotazione sul pubblico, per la verità fino adesso piuttosto scarso sulle tribune (ma numerosissimo nel paddock): ogni volta che veniva inquadrato Marquez, veniva fischiato. Certamente non bello, ma non c’è neppure la tensione che qualcuno paventava alla vigilia, con tanto di guardie del corpo imposte dalla Dorna ai piloti (ma Marquez ha fatto sapere di non volerle): non sembrano necessarie, se non per muoversi nel caos del retro box.