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La costante olandese è nota: il meteo difficile. Così impegnativo che tra acqua e vento non c’è stata, negli ultimi cinque anni, una sola gara banale. L’anno scorso l’asfalto asciutto e il forte vento hanno determinato una splendida gara: tutti insieme fino a due giri dalla fine, poi la fuga di Márquez agevolata dalla staccata suicida di Dovizioso e Rossi, entrambi lunghi e poi finiti quarto e quinto.
Nella gran battaglia c’era anche Lorenzo con la Ducati (reduce da due vittorie consecutive), poi calato bruscamente. Nei due anni precedenti tanta pioggia. Nel 2017 si partì con l’asciutto, ma presto piovve: quel giorno festeggiammo l’ultima vittoria di Valentino (che era a secco da 18 GP), in volata su Danilo Petrucci, mentre Lorenzo anticipò troppo il cambio moto e fu addirittura doppiato, e Dovi chiuse quinto. E l’anno prima, nel 2016, la gara fu interrotta al tredicesimo giro e poi ripresa su dodici giri: nella prima fase dominarono Dovi, Petrucci e Rossi; nella seconda e decisiva Dovizioso e Vale caddero subito e Petrux, che poteva vincere, ebbe un guasto tecnico. Allora fu Miller a prevalere su Márquez e Redding.
L’edizione 2015 del GP d’Olanda (asciutta) ha un posto speciale nella storia della moto per il duello Rossi/Márquez nell’ultima variante: l’attacco in extremis e molto duro di Marc, la raddrizzata di Vale che vinse passando sull’erba. Una manovra tuttora controversa, un capolavoro per i valentiniani, una furbata per gli anti-Dottore. Rossi partiva dalla pole, fece il ritmo, Márquez non aveva ancora digerito la caduta nel serrato duello in Argentina; dopo Assen fu il gelo, e la brutta conclusione della stagione, all’insegna della vendetta, resta indiscutibilmente una macchia sul 93.
Per chiudere con la MotoGP, nel 2014 la gara fu ritardata per la pioggia, poi ci fu anche il cambio moto. E quella volta il fenomenale Márquez (già campione in carica) vinse la sua ottava gara di seguito.
Per la Moto2 un nome, Pecco Bagnaia: che un anno fa conquistò qui ad Assen la sua quarta vittoria davanti a Quartararo (che aveva vinto a Barcellona), mentre Baldassarri doveva arrendersi quand’era secondo per il pneumatico distrutto. Quel giorno Dunlop finiva sotto accusa per il materiale obsoleto.
Anche nel 2017 aveva vinto un italiano: Franco Morbidelli, che poi avrebbe conquistato il titolo un anno prima di Pecco. Gli altri vincitori della classe intermedia sono stati nel quinquennio Nakagami, Zarco e West; quest’ultimo, dominatore con la Speed Up nel 2014 sul bagnato, tornava al successo dopo undici anni di digiuno: la sua ultima vittoria risaliva infatti al 2003, in classe 250 e anche quella volta sotto la pioggia.
Infine la Moto3. Dodici mesi fa qui ad Assen vinceva Jorge Martin (dopo aver stabilito la quinta pole in stagione!) mentre il nostro Marco Bezzecchi, in quel momento leader della classifica iridata, finiva a terra nell’ultimo giro quand’era quarto. C’è da ricordare il bel secondo posto di Romano Fenati nel 2017, e soprattutto la splendida vittoria di Bagnaia con la Mahindra l’anno prima.
Fu una gara bellissima, sei italiani nei primi sette (Pecco e poi Diggia, Migno, Fenati, Antonelli e settimo Bulega) e fu soprattutto il primo successo personale per il pilota piemontese. Era il 2016 e Pecco era impegnato per l’ultimo anno nella minima cilindrata, la sua moto non era la più veloce, avrebbe vinto ancora in Malesia.