MotoGP, meno muscoli e più cuore per essere veloci

MotoGP, meno muscoli e più cuore per essere veloci
Francesco Chionne, fisioterapista in MotoGP, spiega cosa serve per andare forte in moto, al di là del talento, dal punto di vista fisico. "Inutili tri e quadricipiti rocciosi, molto meglio resistenza ed elasticità. Massima efficienza per cuore e cervello"
1 aprile 2014

Punti chiave

Tanti grandi campioni del passato rimarranno sempre nella memoria dei più non solo per le straordinarie imprese compiute ma anche per tante «libertà di vita» che oggi, con il livello di professionismo ormai raggiunto, non avrebbero spazio. Così, se due o tre decenni fa, si accendevano una sigaretta subito dopo aver tagliato vittoriosi il traguardo, oggi, i top riders delle moto da gran premio devono rispettare diete misurate, attente preparazioni atletiche e fisioterapiche con tanto di fasi di riscaldamento, defaticamento, ecc… Molto è cambiato nel motociclismo moderno, forse troppo. Ma è anche giusto così se si è disposti (non io !) a lasciar da parte la poesia e l’atmosfera più appassionata e scanzonata di quando anche per quelli come me, nonostante la costante necessità, non c’era la disponibilità ne la moda… 

Oggi le gare di moto non tollerano errori umani perché non è più umana la risorsa che può permettere di recuperare un gap. I livelli prestazionali, il ritorno d’immagine, gli investimenti e il potere mediatico sono tali che non si può fare altrimenti. Tutto estremo, esasperato vorrei dire. Un tale livello professionale per cui un pilota, al di là delle doti, non può non essere, in qualche maniera, anche un atleta.

A tal proposito credo di poter affermare che non esiste un  "fisico modello" per fare questo mestiere. Tanti grandi medici, valenti terapisti ed eccezionali preparatori atletici si sono recentemente cimentati sulla questione e sicuramente sono stati fatti tanti passi in avanti rispetto a quando poteva bastare il solo talento per far fronte allo stress psico-fisico prodotto da una moto da gran premio. Ma ci sono troppe variabili e fattori contrastanti per formulare una teoria "standard" sulla preparazione di un pilota. Come invece accade nelle discipline non motoristiche per le quali, in linea di massima, occorrono un certo metodo e certe credenziali genetiche… in moto, se si ha "manico" si puo’ andar forte indipendentemente da come mamma ci ha fatti!

Ci vogliono i muscoli solo quanto basta, dando massima efficienza a cuore e cervello

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Tuttavia , senza scendere in dettagli troppo tecnici né avvalersi di illustri esempi, posso certo dire che si sono ormai consolidate importanti regole di base che l’esperienza sul campo dell’ultimo decennio ha ripetutamente confermato. Assolutamente fondamentale l’allenamento cardio-aerobico a dispetto dell’ esuberante muscolazione, bella da vedere ma che, erroneamente di moda con l’avvento delle grandi cilindrate, non ha fatto altro che appesantire e irrigidire i piloti che gli hanno dato troppa importanza… L’aumento delle masse muscolari può certo dare alcuni vantaggi perché aumenta la forza ma anche il fardello da portarsi dietro con conseguente extra consumo di ossigeno che è la vera arma segreta per mantenere elevato il passo, rimanendo sempre lucidi. Al talento vero di solito riesce tutto con relativa facilità ma in generale è comunque bene basare la preparazione su valide attività sportive (attualmente la bicicletta sembra il mezzo piu’ efficace) e corrette abitudini alimentari.

Perché tanti tipi di attività possono facilmente rischiare di fare peggio: spesso alcune patologie muscolo-tendinee ricorrenti e piuttosto invalidanti nei piloti si instaurano proprio per questo, soprattutto a livello del tronco e degli arti superiori.

Direi che un buon principio da tener sempre presente è quello di cercare di rispettare la natura delle doti migliorando le lacune senza violentarle! Ce ne dà conferma anche l’interessante aspetto delle leve articolari: la storia recente ci ha ben dimostrato che le esili e lunghe strutture scheletriche sono tutt’altro che svantaggiose nel dominare moto di grossa cubatura e nell’adattarsi allo stile che impongono. Quelle brevi, modello fantino dei bei tempi "a 2 tempi" pagano sicuramente dazio da questo punto di vista pur restando sempre un punto di forza in termini di peso e agilità. In entrambi i casi si può trarre differente, ma massima efficacia in sella, stando attenti a non appesantire la massa, incrementando nei limiti del proprio fisiologico la resistenza e l’elasticità. Quest’ultima, oltretutto, la ritengo, in caso di cadute, più utile della « barriera » che indubbiamente puo’ fornire una grossa impalcatura muscolare.

Quindi, attenzione a non squadrarsi troppo le spalle o a ingombrarsi di rocciosi bi, tri e quadricipiti… quegli intrepidi di un tempo andrebbero forte anche in motogp con qualche sigaretta in meno e una pedalata in più! Ovviamente il discorso è ben più complesso se lo si approfondisce ma, fidatevi, in MotoGP ma anche in pista da amatori, al di là del talento o dell’altezza, ci vogliono i muscoli solo quanto basta, dando massima efficienza a cuore e cervello, perché la forza più importante è quella che dà equilibrio e armonia, quella che meriterebbe sempre di tenere allenata molto di più di tutto il resto…


Francesco Chionne