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Pit Beirer non è in Austria, ma negli Stati Uniti per seguire il supercross USA: KTM corre e vince ovunque. Manca la MotoGP, una sfida particolarmente difficile. In cinque anni, KTM ha raggiunto grandi risultati ma non basta, bisogna migliorarsi ulteriormente. Per questo si è deciso di intervenire, modificando la struttura, aggiungendo forze nuove.
“Non siamo completamente soddisfatti del progetto MotoGP - spiega Beirer - e per questo abbiamo deciso di fare qualche aggiustamento nell’organizzazione. Assieme a Mike Leitner abbiamo creato da zero una nuova struttura per la MotoGP, ci siamo occupati dello sviluppo, dei piloti, dei tecnici, di ogni cosa, abbiamo dovuto fare tantissimo lavoro. Passo dopo passo siamo diventati più strutturati, organizzati, più competitivi. Nel 2021, ci siamo trovati ancora una volta a sviluppare troppo la moto durante le gare, anche per aver perso le concessioni: ho ritenuto fosse arrivato il momento di fare un altro passo in avanti.”
“C’era bisogno di un team manager, di una figura come Francesco Guidotti. L’anno scorso siamo arrivati sesti nel mondiale, abbiamo raggiunto un buon livello, ma i nostri obiettivi sono più alti. Abbiamo cercato di non ripetere gli errori del passato, abbiamo cercato di vedere più la situazione dall’esterno per capire quale sarebbe stato il passo successivo più logico. Abbiamo Dani Pedrosa, uno dei migliori piloti per fare sviluppo: avevamo bisogno di separare il lavoro che viene fatto a casa: sarà una struttura completamente separata da quella dei GP. Ecco perché abbiamo scelto Francesco, avevamo bisogno di un’altra persona per far funzionare al meglio il box, cercando di tirare fuori il massimo nei GP dalla moto e dai piloti, senza fare più test il venerdì mattina durante le prove. Sono molto contento che sia tornato in KTM. Il nostro progetto è molto impegnativo, Mike Leitner aveva troppa pressione nel ruolo di team manager: due mesi prima della fine della stagione 2021 abbiamo parlato della sua figura, lui aveva molti dubbi, non è semplice essere a tutti i GP. Volevamo cambiare un po’ il progetto, per questo non abbiamo confermato Leitner. Ma lo voglio ringraziare per quello che ha fatto per noi”.
Hai parlato di non ripetere gli stessi errori: quali sono?
“Noi stiamo spingendo forte, abbiamo tutto il supporto che ci serve da KTM, siamo orgogliosi che tanti giovani piloti arrivino dal nostro programma 'Rookies Cup'. Siamo soddisfatti di questo. Abbiamo vinto cinque gare in MotoGP, siamo a un buon livello, ma possiamo migliorare. Ma non abbiamo fatto dei veri e propri errori, adesso siamo in una situazione dove le moto e i piloti sono così vicini che è necessario lavorare molto sul dettaglio. In gara non devi pensare a un nuovo telaio, devi preoccuparti di trovare la giusta messa a punto: bisogna provare a crescere, altrimenti parti dal fondo dello schieramento”.
Cosa può portare Guidotti?
“Lui deve occuparsi soprattutto della parte umana della squadra, vogliamo che i massimi responsabili tecnici non vengano coinvolti nelle discussioni del box del venerdì e del sabato: il team manager deve occuparsi del dialogo con i piloti. Vogliamo tenere in grande considerazione i piloti, devono stare bene, hanno bisogno di aiuto, al di là delle questioni tecniche. Insomma, deve gestire la squadra. Lui non deve occuparsi della parte tecnica, deve fare in modo che tutto funzioni bene dentro il box”.
Cosa ci puoi dire di Fabiano Sterlacchini?
“Fabiano è il responsabile della parte tecnica, lui è un ingegnere con il DNA delle corse. Ha una grande esperienza e dopo aver lavorato sei mesi con lui, la mia impressione è veramente positiva. È un altro ottimo ingegnere che è arrivato nel gruppo e adesso è possibile suddividere meglio il lavoro, c’è bisogno di maggiore chiarezza su come viene fatto il lavoro a casa.”
KTM ha quattro piloti ufficiali?
“Sì, è così, abbiamo quattro piloti sotto contratto. Abbiamo fatto un altro passo nel progetto, portando due giovani dalla Moto2 alla MotoGP, due piloti che hanno fatto primo e secondo in campionato. Non è un impegno semplice, devi gestire quattro moto ufficiali, tante persone alle gare, ma siamo convinti che sia il modo giusto per crescere. Il mio obiettivo è che non ci sia differenza tra una squadra e l’altra: non so se ce la faremo, ma questa è la nostra idea. Non ci saranno limitazioni tecniche di materiale per i quattro piloti”.
Cosa ci puoi dire di Petrucci, perché vi siete “separati”?
“Ha fatto qualcosa di incredibile quando gli abbiamo proposto di correre la Dakar, molti pensavano che fosse solo una cosa commerciale. Ma noi sapevamo quanto fosse veloce nel fuoristrada e volevamo fargli una specie di “regalo”, un ringraziamento per quello che ha fatto per noi: chiaramente, non ci serviva un altro pilota per la Dakar, ma abbiamo molto rispetto nei suoi confronti e glielo volevamo dimostrare.. Lui è andato molto bene, è andato sempre meglio tappa dopo tappa, è stato fantastico. In questo momento non gli possiamo offrire niente per l’asfalto, per lui si è aperta un’altra possibilità (la Ducati nel campionato MotoAmerica, NDA). Non so se lui vorrà fare un’altra Dakar, ma sa che noi, eventualmente, ci siamo: ne parleremo più avanti, quando il suo futuro sarà più chiaro”.