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LOSAIL. E’ andata come previsto: Valentino Rossi e Marc Màrquez si sono completamente ignorati. Poi, sollecitati dalle domande, entrambi non hanno evitato punzecchiature, pur mantenendo toni assolutamente lontani da qualsiasi polemica. Diciamo la verità: al di là dei test, delle novità regolamentari, delle Michelin e dell’elettronica unica, l’attesa della vigilia del GP del Qatar, il primo del 2016, era per vedere nuovamente insieme, in conferenza stampa, Rossi e Marquez, i grandi protagonisti del bollente finale 2015. E’ stato Valentino ad arrivare per primo nella sala-conferenze: faccia rilassata, sguardo perso nel vuoto (come spesso accade in queste situazioni), nessuna emozione apparente. Per ultimo è arrivato Marc, faccia buia, insolitamente serio, nessuna traccia del suo solito sorriso contagioso. Tra i due, il campione del mondo, Jorge Lorenzo, involontario, quanto indispensabile “muro vivente” ad evitare il contatto diretto. C’è gelo e ci sarà per tutta la stagione. Degenererà? «Non credo, in pista non succederà nulla, tutti lotteranno per stare davanti. L’importante è che ci sia rispetto» risponde Rossi.
In queste situazioni, perlomeno apparentemente, Marc appare più a disagio, Valentino ha più esperienza, sembra gestire meglio il confronto con le parole. Si discute di moto, di piloti, di equilibri, poi, si ritorna sempre lì. «Nelle ultime gare del 2015 è successo qualcosa di anomalo, sicuramente differente rispetto al solito: mi sarebbe piaciuto fosse andata diversamente, non solo per il risultato. E’ normale che loro (i piloti spagnoli, Nda) non ne parlino volentieri, ma è anche vero che non si può andare avanti all’infinito a discutere di quanto accaduto l’anno scorso, non serve per cambiare. Fortunatamente si torna a correre: l’importante è essere subito competitivo. E’ vero che in palio ci sono sempre 25 punti, ma la prima gara vale qualcosa in più». Qualcuno insiste: può finire come Senna e Prost (tirati in ballo da Rossi in una intervista alla Gazzetta dello Sport)? Valentino potrebbe glissare, ma, come sempre, affronta di petto la situazione. «Solo dopo ho capito la grandezza di Senna, ma subito avevo intuito che per fare quello che fece a Prost a Suzuka ci vogliono le palle. Ma non credo che succederà nulla del genere, e non per una questione di pericolosità: quella dipende dalla velocità, se vai piano non è mai pericoloso. Conta il rispetto: speriamo che in pista ci sia quello».
Màrquez si irrigidisce ulteriormente quando sente Rossi dire: «a fine 2015 è successo qualcosa di anomalo» e prova a tagliare corto. «Io devo lottare contro tutti per vincere il titolo, non solo contro Valentino», sottolinea, poi aggiunge un concetto che ha già ripetuto un milione di volte: «In pista do sempre il massimo». Prova a parlare dei test, di come è andato l’inverno. «Questo non è sicuramente un circuito favorevole a me e alla Honda, ma si può sopperire alle lacune tecniche con la motivazione. Rispetto al passato mi sembra che ci sia più equilibrio». Ma anche per Màrquez non finisce qui, nel dopo conferenza i giornalisti spagnoli tornano sull’argomento Rossi. «Ripete sempre le stesse cose: ormai le ha dette così tante volte che alla fine convincerà anche me che sono stato scorretto» ironizza. E sul tradimento che Rossi pensa di aver subito? «Non so, chiedete a lui».