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L’ultima volta che il mondiale MotoGP si decise a Valencia fu nel 2017, quando il titolo andò a Marc Marquez mentre Dovizioso, che aveva ancora qualche chance ma un ritardo di 21 punti, cadde nel finale. Gara rocambolesca, Marquez sul terzo gradino del podio e campione del mondo della MotoGP per la quarta vota in cinque anni.
Era il 12 novembre, Marc era in pole e Dovi solo nono sulla griglia. A vincere fu Dani Pedrosa, che partì forte e quando fu passato da Marquez gli fece da scudiero; fino al 24esimo giro, quando Marc andò largo, perse l’anteriore, salvò la situazione a modo suo e rientrò dietro alle due Ducati che inseguivano.
I giochi di squadra? Se c’erano furono ignorati: Lorenzo non rispettò i segnali dai box, tenendo dietro Dovizioso che doveva assolutamente vincere, e (a tutti sembrò) ostacolandolo. Dichiarò poi che lo stava “tirando”, ma al giro 25 dei 30 prima cadde proprio Jorge e poi cadde anche Andrea. Che nonostante tutto nel dopo gara difese il compagno di squadra. Quell’anno sei gare vinte da Marquez e sei anche da Dovi.
Anche quattro anni prima Marc Marquez aveva conquistato il titolo -il suo primo titolo nella top class- soltanto a Valencia. In modo meno rocambolesco ma comunque storico, dopo sei vittorie per lui e sette per il rivale di quella stagione, Lorenzo; che a Valencia conquistò l’ottavo successo davanti a Pedrosa e lo stesso Marquez scattato dalla pole.
Quella volta, alla vigilia il distacco era di 13 punti a vantaggio del pilota Honda, che però veniva da due secondi posti e uno zero: era stato squalificato in Australia per non essere rientrato a cambiare la moto nei tempi previsti per i problemi di pneumatici. Invece Jorge arrivava da un terzo posto e due vittorie e stava erodendo le certezze del connazionale.
Fu una gran bella battaglia soprattutto tra Pedrosa e Lorenzo, all’epoca i tre spagnoli dominavano e Rossi vinse soltanto ad Assen. Con il titolo, Marc strappò a Freddie Spencer il record di pilota più giovane iridato nella massima cilindrata. Il campione di Cervera aveva 20 anni, 2 mesi e 3 giorni: il record poi sarebbe stato battuto da Quartararo nel 2020 in Spagna.
La stagione 2006 passa alla storia come quella dell’unico titolo mondiale conquistato da Nicky Hayden, lo statunitense che purtroppo ci avrebbe lasciato undici anni dopo per le conseguenze di un banale quanto sfortunato incidente stradale. Il 16 maggio del 2017 l’incidente con la bici nei pressi della pista di Misano, la morte cinque giorni dopo.
Quell’anno Valentino recuperò un gap importante (ben 43 punti in occasione del GP d’Italia al Mugello) con una bella serie di gare e tornò in vetta alla classifica in Portogallo, all’Estoril, quando nel penultimo GP dell’anno il povero Hayden fu abbattuto dal compagno di squadra Pedrosa.
Quello di Valencia 20006 fu un weekend anomalo. Rossi dominò sia il venerdì sia il sabato e partì dalla pole position, affiancato dalle due Ducati di Troy Bayliss (che aveva appena vinto il titolo della SBK con la rossa e aveva ottenuto in premio la partecipazione all’ultimo GP) e Loris Capirossi.
Già nell’warm up qualcosa non funzionò. Mentre Bayliss partiva a razzo e andava a vincere clamorosamente davanti a Capirex, Valentino iniziava male e appariva in difficoltà, era solo settimo e non riusciva a superare: si innervosì e al quinto giro cadde in una curva lenta. Ripartito in ventesima posizione, chiuse tredicesimo con Hayden sul terzo gradino del podio e campione del mondo per cinque punti.
Tengo per ultima la discussa stagione 2015 con i suoi tre protagonisti: Rossi e Lorenzo con le Yamaha, Marquez (con Pedrosa) sulla Honda. Fu un campionato che Valentino controllò dal primo GP fino al penultimo con quattro successi e l’abbonamento fisso con il podio. Lorenzo vinse più di lui ma non fu altrettanto regolare, Marquez vinse quanto Rossi e sbagliò tanto.
Sono decisivi gli ultimi due GP. In Malesia, dopo le accuse in conferenza stampa respinte in toto, Marc si vendica con una gara privata, si disinteressa di Pedrosa e Lorenzo che scappano e fa di tutto per rallentare Valentino; fino a che, dopo sette giri, un esasperato Rossi commette il fallo di reazione: porta largo il rivale fin quasi a fermarlo, le due moto si toccano, c’è un contatto non chiaro, Marc cade e arriva la penalizzazione: per la “reazione scorretta e rischiosa”, Rossi partirà a Valencia dall’ultima casella della griglia.
Con il vantaggio ridotto a soli sette punti, a Valencia, in caso di vittoria di Lorenzo, a Valentino serviva almeno un terzo posto e invece recuperò soltanto fino al quarto. E Marc Marquez gettò la maschera: negli ultimi venti giri fu più veloce di Lorenzo tredici volte eppure non tentò il minimo attacco, scortando il pilota Yamaha e tornando aggressivo soltanto quando Dani Pedrosa, il compagno di marca che recuperava forte, tentò di passarlo per provare a vincere. La corsa andò a Jorge, poi le due Honda e Valentino.