MotoGP. Quanti problemi alle vertebre: è normale?

MotoGP. Quanti problemi alle vertebre: è normale?
Iannone, Miller, Bastianini e Simon sono stati tutti costretti a saltare almeno un GP dopo aver subito un colpo alla schiena. Solo casualità? “Sì”, secondo Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile. “Per il momento non c’è aumento di questo tipo di frattura, solo se ne parla di più”. Zasa spiega a Moto.it cosa accade
29 ottobre 2016

SEPANG – Andrea Iannone, Jack Miller, Enea Bastianini, Julian Simon: tutti infortunati alle vertebre negli ultimi GP, tutti e quattro costretti a saltare almeno una gara per aver picchiato violentemente sulla schiena dopo una caduta. Un caso? «Sì», secondo il dottor Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile. Dopo la scivolata di Simon nelle FP1 della Moto2, con lo spagnolo che ha riportato la frattura di due vertebre ed è stato considerato “unfit” (non idoneo a correre) per il GP, con Bastianini anche lui “unfit” per le conseguenze dell’incidente in gara a Phillip Island («Ma questa è tutta un’altra situazione, perché Enea è stato colpito da un altro pilota» sottolinea giustamente Zasa), era naturale avere il dubbio che non fossero solo coincidenze.


«In questo momento si fa più attenzione agli infortuni alle vertebre, ma la realtà è che non sono aumentati rispetto al passato: diciamo che, statisticamente, quanto accaduto negli ultimi GP non è per il momento rilevante» spiega il dottore della Clinica Mobile. Dati alla mano, quindi, quanto visto negli ultimi GP non è molto differente da quanto accadeva negli anni scorsi: ci si fa più caso per quanto accaduto a Iannone, costretto a saltare 4 GP. Piuttosto, Zasa spiega che adesso si cade in maniera differente.


«Non so quale sia la ragione tecnica, ma adesso ci sono meno “high side” (ovvero quando la ruota posteriore riprende aderenza all’improvviso e ti lancia in aria, NDA) ma più “Low Side” (semplificando al massimo: si scivola dopo la chiusura dello sterzo, NDA): in assoluto è meglio così. La frattura delle vertebre non avviene per un colpo ricevuto sulla schiena, ben protetta dall’apposito para schiena, ma per una “iper flessione”. In pratica, quando un pilota scivola arriva ad alta velocità nella ghiaia: ruzzolando, si chiude su se stesso e le vertebre entrano in contatto: la frattura avviene così. E’ quello che è accaduto a Iannone, per esempio».


Non è che, in qualche modo, l’air bag possa avere qualche responsabilità in merito? Zasa non ha dubbi: no.

«No, non c’entra assolutamente nulla, l’air bag continua a rappresentare un grande passo in avanti per la sicurezza dei piloti, senza controindicazioni. Dal 2018, finalmente, diventerà obbligatorio per tutti i piloti».

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