MotoGP, Quartararò: “Vado dallo psicanalista, ma la M1 deve migliorare”

MotoGP, Quartararò: “Vado dallo psicanalista, ma la M1 deve migliorare”
Già nel 2018 capì di avere la necessità di un supporto psicologico, poi l’anno scorso tornò sporadicamente alle sedute. Ma in vista di una stagione complicata, con una M1 che non lo soddisfa, oggi lavora per tenere a bada le emozioni
25 novembre 2020

Dopo le due vittorie consecutive di Jerez (GP di Spagna e GP d'Andalusia), Fabio Quartararò ha dovuto fare i conti con una serie inattesa di problematiche tecniche. E il suo terzo successo al Montmelò non è bastato a raddrizzare una situazione ormai compromessa: l’ottavo posto nella classifica generale è ben lontano dagli obiettivi del francese.

C’erano molte aspettative intorno al futuro pilota ufficiale Yamaha. La stagione 2019 lo aveva visto miglior rookie dell’anno con sette podi e sei pole position, pareva un ragazzo capace di mantenere il sangue freddo: invece la sua prestazione è calata progressivamente, e negli ultimi sei GP ha totalizzato soltanto 19 punti. Proprio mentre il suo compagno di squadra, Franco Morbidelli, chiudeva con un crescendo entusiasmante.

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“Adesso è l’ora di riposare - aveva detto Fabio dopo l’ultima gara di Portimão - ma anche di pensare a cosa mi serve davvero per tornare a lottare per il titolo. Ho vinto tre gare ma non son felice, perché ho chiuso molto male la stagione, ma ho individuato la natura dei miei problemi: è tecnica. Nel 2019 non avevo queste difficoltà”.

Fabio ammette di non avere una grande esperienza di MotoGP, ma crede di sapere su quale strada debba evolversi la moto e quindi cosa chiedere a Yamaha in vista del 2021. Occorre, dice, partire dalla moto che ha funzionato meglio, cioè quella di Morbidelli, studiare i dati e lavorare sul livello di grip al posteriore della M1, e quindi sul link. Yamaha le moto le sa fare, riconosce, ma ora bisogna impegnarsi di più.

Ora sul sito spagnolo Marca si legge che Quartararò ha deciso di lavorare non soltanto sulla moto, ma anche su se stesso: sul piano fisico con il suo preparatore ad Andorra, naturalmente, ma anche su quello mentale. Andrà dallo psicologo, anzi ci tornerà.

Fu la mamma a consigliarlo

Non sarà la prima volta che "El Diablo" va da un professionista. Lui stesso ha rivelato di averlo fatto dopo l'Argentina 2018, quando ancora correva in Moto2: era solo 28° in qualifica. 

"Allora mi sono detto: 'Cosa ci faccio qui?' Sono andato da uno psicologo e sono cambiato. È stato un momento importante della mia vita, ho imparato a fare un salto”.

La cosa divertente è che ne ha parlato con i suoi genitori prima di andare dallo psicanalista, e sua madre, Martine, aveva già avuto la stessa idea. Era il mese di aprile e poi Fabio, in giugno a Barcellona, centrava ​​la sua prima vittoria nel mondiale. Un successo che ha portato Petronas a notarlo e quindi ingaggiarlo per passare in MotoGP.

 

 

Anche il suo debutto nella classe regina è stato frustrante: in Qatar era in seconda fila, ma la sua moto si è spenta e addio, 16° e fuori dai punti. 

"Era una situazione orribile. Avevo bisogno di capire come potevo trasformare la tensione negativa in energia positiva e sono andato da uno psicologo. Ho toccato il fondo, ma sono emerso con un po’ di lavoro introspettivo e alcuni esercizi facili. I benefici in campo sono stati immediatamente evidenti". Così aveva detto a CQ in marzo.

Se nel 2019 Fabio non ha sentito la necessità di tornare dal suo specialista, perché procedeva tutto molto bene, quest'anno è andata diversamente. Quartararò pensa che sia importante lavorare su questo aspetto della preparazione: in vista della prossima stagione, che potrebbe rivelarsi complicata, tornerà a questo aiuto.

"Andrò più spesso dal mio psicologo - ha dichiarato a Marca - per imparare a gestire le emozioni e tutto lo stress del weekend di gara. Quando finisci così male una stagione, non puoi dire che sia stata buona”.

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