MotoGP. Quattro anni a Iannone: è troppo per l’ambiente

MotoGP. Quattro anni a Iannone: è troppo per l’ambiente
Probabilmente le prove addotte circa la contaminazione accidentale per via alimentare non hanno convinto la TAS. Però sembrano convinti molti altri piloti, manager, persino Carmelo Ezpeleta di Dorna oltre a Massimo Rivola di Aprilia: pena esagerata
12 novembre 2020

Tante le reazioni alla condanna di quattro anni inflitta a Iannone.
Molti piloti hanno espresso solidarietà ad Andrea e lo hanno esortato a non mollare. Il compagno di squadra, Aleix Espargaro, ha precisato sui social che con Andrea ha avuto un buon rapporto personale, anche se non sono mancati gli screzi; ha definito “super sproporzionata” la pena, si è detto triste e lo ha incoraggiato mandandogli “tutta la forza del mondo”.

E poi Biaggi, Capirossi, Diggia, Aegerter, Rins, Nakagami e tanti altri. Toni Elias ha scritto che “quattro anni sono troppi, uccidono l’anima di una persona e questo è un giorno triste per lo sport”.

La federazione avrebbe potuto intervenire? Lo suggerisce Carlo Pernat, precisando in una intervista che molti anni fa, quando era manager nel motocross, un pilota importante era stato trovato positivo: “quella volta la FIM fece un casino tale che il pilota non fu nemmeno squalificato”.

Ma il presidente della FIM Jorge Viegas ha dichiarato che la squalifica di quattro anni a Iannone poteva essere evitata soltanto rinunciando al ricorso. Il presidente aveva suggerito al pilota della Aprilia di accettare la prima sentenza di 18 mesi: non sarebbe intervenuta la Wada, che ha chiesto e ottenuto il massimo della pena.

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L’ho detto personalmente a Iannone - ha dichiarato Viegas - quando eravamo a Misano. Mi dispiace molto che la carriera di un pilota di valore possa finire in questo modo. Ma non avrebbe dovuto contestare la sentenza della FIM, perché sappiamo che la Wada di solito ha la mano pesante”.

Il parere di alcuni legali, sul web, è che la difesa non sia riuscita a dimostrare l’assunzione involontaria per via alimentare: la famosa carne contaminata e ingerita in un ristorante in Malesia.
Senza prova certe, era fatale ricevere il massimo della pena dal TAS di Losanna su richiesta della Wada, secondo le regole.

Non la pensa così Massimo Rivola, CEO di Aprilia Corse che fin dall’inizio della vicenda ha appoggiato senza riserve le tesi del pilota di Vasto:
La sentenza non ha a che fare con lo sport – ha dichiarato - ed ha un’altra natura. Non so se vuole essere un segnale, ma getta un alone di terrore sul nostro sport“.

Ha parlato di terrore anche Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna, che si è schierato in difesa di Andrea Iannone e della MotoGP.
Mi sembra moltissimo, non capisco questo castigo. E non sono d’accordo: perché in sede di revisione siamo arrivati a quattro anni partendo da uno e mezzo? Non capisco perché la FIM abbia accettato che un altro organo potesse peggiorare la prima sentenza. Sono dispiaciuto per Andrea, in assoluto non si merita tutto questo“.