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Uno che prima di Mir e Rins ha vissuto il ritiro della Suzuki pagandolo sulla propria pelle è Randy Mamola, che alla fine della stagione 1983 si trovò inaspettatamente appiedato. Soltanto a stagione iniziata trovò una moto per il 1984.
"Almeno - ha dichiarato il californiano a speedweek.com - questa volta la Suzuki ha anticipato l'annuncio a maggio. E comunque è stato tutto molto strano, perché nel 2021 avevano firmato un accordo che li impegnava per cinque anni in MotoGP".
Mamola ha ripercorso la storia Suzuki dei suoi anni, dai due titoli consecutivi di Barry Sheene nel '76 e '77 fino a quelli di Lucchinelli e Uncini nell'81 e nell'82. In seguito i giapponesi di Hamamatsu tornarono alla 500 mondiale con la V4 del 1987, con Kevin Schwantz che dall'anno dopo corse stabilmente nel mondiale. Il texano fu subito protagonista, dall'ottavo posto iniziale arrivò al titolo del '93 che fu seguito nel 2000 da quello di Kenny Roberts Jr con lo stesso tipo di motore. Con le quattro tempi MotoGP la Suzuki ha vissuto due fasi, prima dal 2002 al 2011 con il poco felice V4, poi dal 2015 con il quattro in linea.
"La Suzuki non aveva pronto un motore, per il 1984. Io usavo dal 1980 il motore RG in quadrato, un motore fantastico derivato da quello di Sheene dominatore per due stagioni. Poi è arrivato Kenny con i suoi tre titoli consecutivi e la Yamaha quattro in linea. Io contro Kenny ci ho combattuto nell'ultimo anno, mi ha battuto per soli quindici punti. Quando Roberts ha avuto il V4, nell'81, il motore era acerbo e Kenny ha perduto il confronto con Lucchinelli e Uncini. Poi è arrivata la Honda, prima con il tre cilindri e poi con il quattro cilindri di Spencer e i due titoli '83 e '85, e il motore Suzuki in quadrato non era più competitivo".
Si accenna a Barry Sheene, e Mamola dice che l'inglese alla fine del '79 ne aveva abbastanza della Suzuki, troppi piloti disponevano della moto come la sua. Allora Barry creò il suo team personale con Akai e Yamaha, l'appoggio della casa gli concesse di piazzarsi a soli due punti da Kenny. E a proposito di Roberts, Randy afferma che nell'81 furono le molte rotture a fermarlo, e quella in Finlandia, a Imatra dove si correva in condizioni di sicurezza terribili e una ferrovia da attraversare, fece dire a Kenny che "Gli ingegneri di Yamaha sono stati negligenti, hanno costruito in Giappone una pista di prova senza l'attraversamento ferroviario".
"Dannato Lucchinelli - aggiunge ridendo Mamola - non mi ha lasciato vincere quel titolo del 1981..."
Appiedato dalla Suzuki a fine 1983, Randy Mamola fu salvato dalla Honda, dal nuovo manager di HRC Oguma che aveva lavorato per la Honda in California. Oguma gli procurò una NS 500 tre cilindri per le gare di aprile, il mondiale 1984 iniziò a Kyalami senza di lui, ma poi riuscì a salire sul podio in tutte e dieci le gare successive vincendo tre volte. Fu vice campione dietro a Lawson (Yamaha) e davanti al trio Honda di Roche, Spencer e Haslam.
Mamola è stato un artista della derapata, e nella sua guida acrobatica era tutto proteso all'interno della curva, anticipando un po' lo stile di oggi. Famosa è la sua acrobazia di Misano nel 1984, il rodeo ripreso nel video storico da Pepi Cereda. Era sulla Honda NS, usciva dalla curva del Tramonto e in accelerazione perse il grip al posteriore ma non il controllo della sua moto impazzita. Fenomenale.
Nel mondiale 500 Randy ha guidato le moto ufficiali di Suzuki, Honda, Yamaha, anche Cagiva dal 1988 al 1990. Nella sua carriera ha partecipato a 160 GP, ha vinto tredici volte, ha stabilito cinque pole.