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E’ una presentazione un po’ anomala quella del nuovo team Yamaha satellite di Razlan Razali, al di là di un contesto unico e meraviglioso come quello del teatro Filarmonica di Verona, città dell’italianissimo neo sponsor “WithU”. La stranezza è nelle assenze: c’è una sola moto, quella ovviamente con il numero “04” di Andrea Dovizioso; c’è un solo pilota dei due della MotoE, con Bradley Smith che partecipa alla presentazione attraverso un video (in questo caso, causa di forza maggiore, il Covid); manca il logo sul casco di Andrea Dovizioso (un Alpinestars); si nota, soprattutto, l’assenza di un rappresentante della Yamaha.
Che differenza rispetto alla presentazione del Team Gresini, con Di Giannantonio ed Enea Bastianini, dove erano in sala Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, Paolo Ciabatti, direttore sportivo, Davide Tardozzi, team manager, a conferma di un coinvolgimento importante da parte della Casa di Borgo Panigale. Si potrà obiettare che Imola è a due passi da Bologna, ma anche Verona non è così lontana da Gerno di Lesmo, sede operativa delle corse Yamaha. E sarebbe anche bastato solo un filmato con Lin Jarvis. È vero che in Giappone si ragiona diversamente rispetto all’Europa, ma era lecito aspettarsi un po’ più di coinvolgimento da parte della Casa che fornisce una M1 ufficiale a tutti gli effetti per Andrea Dovizioso e una moto in versione 2021 per il debuttante Darryn Binder. Non dimentichiamo che il contratto che lega Razlan Razali a Yamaha è di un solo anno, ma il numero uno della squadra RNF-WithU è convinto che a giugno arriverà il rinnovo.
“Siamo partiti da zero - spiega il manager malese - siamo a tutti gli effetti una nuova squadra, la nostra società è stata creata da pochi mesi. Per questo Yamaha ha optato per un solo anno di contratto: per arrivare al rinnovo, più dei risultati conterà il buon funzionamento del team durante l’anno. A giugno parleremo del rinnovo, sono fiducioso che si possa arrivare a un prolungamento”.
Ci può stare: è giusto che Yamaha voglia capire meglio come funziona la nuova squadra, che Razali dovrà gestire, a mio parere, in maniera molto differente rispetto al 2021, quando si è trovato suo malgrado Valentino Rossi in squadra, scelta che lo stesso Razali ha criticato più volte, in diverse interviste, durante la stagione. Il dubbio, quindi, è legittimo: Andrea Dovizioso l’ha voluto o gli è stato imposto dalla Yamaha, esattamente come era successo l’anno scorso con Valentino Rossi? Fa una grande differenza.
“La nostra filosofia è quella di far crescere piloti giovani, come abbiamo fatto in passato con Fabio Quartararo” ha detto Razali durante la presentazione. Ma Dovizioso ha 36 anni (lì compirà il 23 marzo), ha vent’anni di esperienza nel motomondiale, non è certo un giovane da far crescere.
“L’obiettivo con lui è provare a lottare per il titolo”, è il giusto sogno di Razlan, comunque consapevole delle difficoltà della sfida. Al di là delle dichiarazioni e degli obiettivi, il team deve credere in Dovizioso, fare ben diversamente di quello che è stato fatto nel 2021 con Rossi. Poi, a fine anno, si tireranno le somme. L’impressione è che Razali sia più convinto della scelta di Darryn Binder, sicuramente più in linea con la “filosofia” del team.
“È chiaro che è una scelta rischiosa per noi e soprattutto per lui, è complicato passare dalla Moto3 alla MotoGP. Ma nella squadra c’è gente con esperienza, in grado di farlo crescere: anche per questo è stato confermato Wilco Zeelenberg, saprà dargli le indicazioni giuste. Non ci deve essere pressione su Darryn, gli daremo tutto il tempo necessario per imparare”, è la sua tesi. In passato, la squadra di Razali è stato il punto di riferimento dei team satelliti della MotoGP: bisogna partire da questa base e andare avanti.