MotoGP. Rossi collaudatore, Dovizioso infastidito, Zarco umano

MotoGP. Rossi collaudatore, Dovizioso infastidito, Zarco umano
Alla vigilia del GP di Aragon, sono emersi tre aspetti significativi: Valentino, a 40 anni, continua a pensare al futuro; Andrea (33 anni) lo vede incerto; Johann (29 anni) non lo vede proprio. Per il momento
19 settembre 2019

ALCANIZ - Alla vigilia del GP di Aragon, mi hanno colpito tre aspetti, psicologici più che tecnici.

1) ROSSI COLLAUDATORE
Da Misano, Valentino Rossi utilizza: forcellone in carbonio, terminale di scarico sdoppiato, appendice aerodinamica sulla parte anteriore. Tutto materiale che Maverick Vinales ha provato velocemente in FP1 a Misano, per poi abbandonarlo: lo riproverà domani nelle FP1. Quello che a me colpisce, è ancora una volta la voglia di Rossi, il suo continuo pensare al futuro, con nessuna intenzione di arrendersi. In molto lo criticano per questo, secondo alcuni avrebbe dovuto già smettere da tempo, invece io sono affascinato da questa sua enorme passione, dalla voglia incessante di provare a essere comunque competitivo. Probabilmente non conquisterà più un titolo mondiale, ma la sua dedizione è assoluta e da riferimento. 
 

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2) DOVIZIOSO INFASTIDITO
Domanda: “Ducati sta pensando al 2020?”. Risposata di Andrea Dovizioso: “Ci stanno pensando”: Domanda: “Com’è il clima nel box?”. Risposta: “Tutto a posto”. Asciutto, quasi duro, sicuramente infastidito dalle domande: mi ha colpito molto la reazione del Dovi. Il difficile rapporto con l’ingegnere Gigi Dall’Igna sembra incidere sul morale di Andrea, che a me sembra poco sereno in questo momento, con poco entusiasmo. L’impegno che ci mettono lui e gli uomini Ducati non è in discussione, ma è chiaro che così si fa fatica a lavorare, la mancanza di collaborazione (e forse di fiducia) non fa bene alla causa. Dovizioso non è Rossi, non è uno disposto a continuare all’infinito: il mio timore è che possa smettere a fine 2020. E’ presto per dirlo, tante cose possono accadere, ma Dovi deve ritrovare entusiasmo: difficile che ci riesca in Ducati.

3) ZARCO UMANO
Cappellino KTM (con anche i loghi dello sponsor) in testa, Johann Zarco ha espresso ai microfoni di SKY tutta la sua frustrazione per essere stato licenziato, a partire da questo GP, dalla Casa austriaca. “Mi è stato comunicato martedì, mi veniva da piangere. La mia intenzione era finire la stagione”. Con il senno di poi, Zarco, forse, si mangerà la lingua per aver chiesto con tanto anticipo alla KTM di rompere il contratto 2020. “L’ho detto per correttezza. Sapevo di smettere ed era giusto che loro lo sapessero prima possibile. Pensiamo cose simili, ma io e la KTM agiamo in modo diverso” ha detto Johann, con una sincerità e una umanità commovente. Bravo. D’altra parte, però, la decisione della squadra austriaca è comprensibile, per quanto cinica: hanno bisogno di sviluppare materiale anche in funzione del 2020, non possono permettersi di avere dentro al box un pilota che sogna di diventare collaudatore di un’altra Casa nella prossima stagione. Peccato sia finita così, ma era inevitabile.

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