MotoGP. Rossi: "Sono pronto a vincere"

MotoGP. Rossi: "Sono pronto a vincere"
Carico, determinato, ma anche realista: “Mi sono allenato benissimo, ho preparato la stagione in ogni dettaglio, ma Marquez rimane il favorito. Io e Lorenzo sullo stesso piano, ma attenzione a Pedrosa” | G. Zamagni, Madrid
28 gennaio 2015

Punti chiave

MADRID – E’ carico, molto determinato, convinto di poter fare bene, ma anche consapevole che il pilota da battere sia sempre Marc Marquez. «Su chi punterei un euro per la vittoria nel mondiale? Su Marquez». Dopo aver centrato l’obiettivo di essere tornato veloce nel 2013, dopo essere ritornato ai livello di «quei tre là» (Marquez, Lorenzo e Pedrosa) nel 2014, per il 2015 Valentino Rossi sogna di centrare l’ultimo traguardo, quello più difficile: il decimo titolo. Proprio come ha fatto il Real Madrid con la decima Champions, conquistata nel 2014: chissà che non sia di buon auspicio che la presentazione della nuova squadra Yamaha si sia celebrata proprio a Madrid.
 

«Già, sarebbe un sogno fare come il Real… L’obiettivo è provarci, ci sono le possibilità di riuscirci, anche se Marquez è il favorito: nel 2014 è stato fantastico. Vengo da due stagioni sempre in crescita, nelle quali ho migliorato continuamente le mie prestazioni: a fine 2014 sono sempre stato competitivo, ma per pensare al titolo il discorso si fa più complicato, tutto è più difficile. Bisogna essere velocissimi fin dalla prima gara in Qatar, affrontare fortissimo le prime tre trasferte (Qatar, Austin e Argentina, NDA), per arrivare in Europa con tanti punti».

 

Puoi dire qualcosa sull’allenamento, se è cambiata la tua preparazione, considerando anche che il 16 febbraio compirai 36 anni.

«L’allenamento è sempre in evoluzione e per rimanere in forma alla mia età bisogna prepararsi ancora più che in passato. Faccio sempre molto lavoro in palestra, anche se diversificato per avere più forza e agilità sulla moto, che uso molto di più che in passato. Già l’anno scorso avevamo aumentato il tempo alla guida e quest’anno lo abbiamo ulteriormente incrementato, anche perché, con i “ragazzini” dell’Accademy mi diverto un sacco, mi dà gusto guidare, mi danno sempre nuove motivazioni».

 

Ma quanto è importante, nel motociclismo moderno, la preparazione fisica?

«Molto: le moto sono difficili e impegnative da guidare, specie in gara per 120 km sempre al limite è davvero dura. La preparazione fisica è fondamentale: Jorge, nel 2014, ha avuto qualche problema, ma quest’anno sarà difficilissimo da battere».

 

Credi che il tuo capo tecnico, Silvano Galbusera, con un anno di esperienza alle spalle, possa darti un’ulteriore mano?

«Credo di sì. Già nel 2014 ha lavorato benissimo, pur essendo al debutto in MotoGP, ma dopo un anno insieme ci sarà sicuramente più affiatamento, ci capiremo meglio: teoricamente dovremmo essere ancora più competitivi».
 

Lo stimolo più grande è il gusto di guidare la moto, andare sempre più forte e migliorare la competitività assieme alla squadra e ai tecnici

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Dopo tanti anni e successi di ogni tipo, dove trovi ancora le motivazioni?

«Le motivazioni sono fondamentali, ma io, sinceramente, non faccio fatica a trovarle, perché lo stimolo più grande è il gusto di guidare la moto, andare sempre più forte e migliorare la competitività assieme alla squadra e ai tecnici. Mi piace il mio lavoro, anche se, naturalmente, è fondamentale andare forte e ottenere certi risultati per avere sempre grandi motivazioni».

 

Puoi dire qualcosa sull’evoluzione della M1?

«Il modo di lavorare dei tecnici Yamaha è sempre lo stesso: corro da tanti anni con loro, cercano di migliorare tutti gli aspetti passo dopo passo, senza stravolgere il progetto di partenza. Alla fine del 2014, la M1 era molto veloce in accelerazione e in fondo al rettilineo: spero che abbia mantenuto questa caratteristica, con miglioramenti in entrata di curva e frenata».

 

Cosa ti aspetti da Pedrosa?

«Ho un po’ paura di Dani: sono convinto che sarà più competitivo rispetto all’anno scorso. Anche lui, un po’ come è successo a me nel 2014, ha cambiato tanto, ha un nuovo capo tecnico, aveva bisogno di nuovi stimoli: a Valencia, nei test dopo l’ultima gara, è andato forte. Sarà quindi un altro avversario pericoloso».

 

Il motociclismo è uno sport individuale o di squadra?

«Entrambi. E’ chiaro che corri da solo, ma negli ultimi anni la squadra è diventata sempre più importante e fa una grande differenza, è fondamentale per essere competitivi. Quindi, alla fine, direi che è più di squadra che individuale».

Valentino Rossi e la Ymaha M1 2015
Valentino Rossi e la Ymaha M1 2015

Oltre che pilota, sei anche team manager: saresti più contento di vincere il decimo titolo o di conquistare il mondiale Moto3 con Romano Fenati?

«Ovviamente spero più nel decimo titolo… Il team in Moto3 è nato quasi per caso nel 2014, abbiamo Fenati che è un grandissimo talento, forse il miglior talento del campionato, anche se per vincere il mondiale non basta. Abbiamo comunque messo insieme un bel gruppo».

 

Cosa ti aspetti dalla Ducati?

«Intanto mi aspetto una grande lotta tra i due Andrea (Dovizioso e Iannone, NDA), molto diversi tra di loro sia come piloti sia come carattere. In generale, credo che la Ducati sarà più competitiva rispetto all’anno scorso, più vicina a Honda e Yamaha».

 

Nel 2014 sei arrivato davanti a Lorenzo in campionato; sei tu, quindi, il numero uno all’interno del box?

«No, la Yamaha ci tratta entrambi allo stesso modo e ha sufficienti risorse per seguire entrambi. E’ chiaro che sia io sia Jorge vogliamo battere il compagno di squadra, ma, soprattutto, vogliamo arrivare davanti a Marquez».

 

Sarà la sesta stagione con Lorenzo a fianco: com’è la convivenza?

«Sì, in effetti è una “relazione” ormai molto lunga, abbiamo corso tante stagioni insieme, sempre con buoni risultati e grandi battaglie. Credo che ci stimoliamo a vicenda, ma lavoriamo anche insieme per l’obiettivo comune, provare a migliorare la M1».
 

Jorge Lorenzo e Valentino Rossi
Jorge Lorenzo e Valentino Rossi


Fai uno sport dove il mezzo meccanico conta moltissimo: da grande sportivo, ti spiace che il tuo valore di pilota debba sempre essere condizionato dal giudizio tecnico?

«Quando fai il motociclista sai che il mezzo meccanico è molto importante: è così, me ne faccio una ragione. E poi, se dovessi pensare a uno sport con le ruote, ma senza motore, dovrei fare ciclismo, decisamente più faticoso…».

 

Marquez dice che il suo avversario sarà Lorenzo: credi che lo pensi davvero o è solo una tattica psicologica?

«La mia idea è che Marc sicuramente teme Jorge, perché sa che se è in forma è difficile da battere, ma sa anche che io ho fatto secondo nel mondiale: credo ci metta allo stesso livello».

 

Ma se dovessi scommetterei un euro, su chi lo punteresti come campione del mondo 2015?

«Su Marquez, anche per portargli un po’ di sfiga…».
 


A proposito di Marquez, anche lui è stato coinvolto in una polemica sulle tasse: credi che, in qualche modo, possa distrarlo?

«E’ sempre un argomento molto delicato, nessuno è contento di dare i soldi allo Stato, indipendentemente da quanto guadagna. Non ho seguito bene la vicenda, non so cosa farà, sono cose personali; in ogni caso, credo che quando salirà sulla moto, sarà concentrato come sempre».

 

Torniamo a te: quando è stato importante il ranch per tornare a certi livelli?

«E’ come un sogno che si è avverato: tutti i piloti sperano di avere una pista privata. Siamo riusciti a fare qualcosa di speciale per allenarci il più possibile e la miglioriamo continuamente, per cercare di arrivare all’allenamento perfetto».

 

Grazie Valentino. Per chiudere, la domanda classica: c’è un quesito al quale non ne puoi più di rispondere?

«Per la verità no. Ma non posso rispondere quando mi chiedono: vincerai il decimo titolo? Magari lo sapessi…».

 

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